Zifio, un delfino che vive a grandi profondità e che può raggiungere una lunghezza di circa 7 metri ritrovato nelle acque dell’Elba.
Il ritrovamento e la comunicazione, cetaceo di grandi dimensioni spiaggiato all’Elba
Nella giornata di mercoledì 22 Maggio scorso, in quanto Presidente dell’Associazione ElbAMare,
ho ricevuto comunicazione da parte dell’ARPAT, della presenza di un grosso Cetaceo spiaggiato
all’Elba. Poiché ero appena salita in macchina, ho girato subito il messaggio a Simona Formante
Presidente dell’Associazione Marelibero di Porto Azzurro, che dal 2011 si occupa di Monitoraggio
Cetacei con Certificazione High Quality Whale-Watching e che, come noi, fa parte della rete
dell’Osservatorio Toscano della Biodiversità della Regione Toscana.
Essendo impossibilitata ad’osservare le foto dell’animale spiaggiato è stata Simona a comunicarmi
che si trattava di uno Zifio, Ziphius cavirostris, specie che è stata avvistata raramente nelle acque
dell’arcipelago toscano, ma comunque presente nelle acque del Santuario Pelagos.
Lo Zifio, un delfino di grandi dimensioni raramente avvistato nelle nostre acque
Si tratta una specie di Delfino che vive a grandi profondità nei canyon marini, può raggiungere una
lunghezza di circa 7 metri, le femmine sono generalmente un poco più grandi dei maschi. Può
restare in apnea per più di 120 minuti e raggiunge profondità oltre i 2000 metri. La particolarità di
questa specie è nei Maschi che hanno 2 piccoli denti a differenza delle femmine che sono senza
denti. La pinna caudale non è molto alta ed è posta nel terzo posteriore del dorso. Vivono
generalmente in piccoli gruppi composti da 2-7 individui e si nutrono di Molluschi Cefalopodi.
Vive approssimativamente 60 anni e può pesare fino a 2-3 tonnellate.
Questa specie è a oggi poco conosciuta con i ricercatori in possesso di pochi esemplari per la ricerca. Le rare notizie di cui disponiamo sono state rinvenute, purtroppo, attraverso le analisi di animali spiaggiati.
La necessità di recuperare velocemente la carcassa del cetaceo
Capita subito l’importanza del ritrovamento era fondamentale recuperare il prima possibile la
carcassa dell’animale per ottenere più informazioni possibili da comunicare ai ricercatori del CERT
dell’Università di Padova, dell’Istituto di Zooprofilassi e dell’Università di Siena. Ci siamo subito
attivate sempre in stretto contatto con l’ARPAT, per coordinarci con la Guardia Costiera e
l’Amministrazione Comunale di Capoliveri recandoci sul posto.
Purtroppo come spesso accade questi ritrovamenti avvengono in zone poco accessibili per poter procedere con il recupero della carcassa. Quindi di concerto con la Capitaneria si è deciso di organizzare la rimozione dell’animale via mare dalla spiaggia dei Peducelli a un’altra più accessibile.
Trasportare via mare un animale di circa 5 metri e mezzo di lunghezza non è un’operazione facile.
Dopo aver valutato le varie opzioni è stato deciso di trasferirlo a Margidore dove è presente anche
una gru per alaggio e varo imbarcazioni.
Le operazioni del recupero dello ZIfio all’Elba
A quel punto necessitavamo soltanto di trovare un mezzo nautico per poter effettuare l’operazione
in sicurezza. L’Associazione Marelibero avrebbe messo a disposizione la propria imbarcazione, ma
essendo troppo grande non si sarebbe potuta avvicinare alla riva, quindi Simona ha contattato i
vari noleggi nella zona per poter trovare un mezzo adatto mentre io comunicavo i dettagli della situazione agli altri enti.
Nel giro di poco si è fatta l’ora di cena e quei pochi che siamo riusciti a
contattare non avevano mezzi da mettere a disposizione per la mattina seguente, quindi ho deciso di
utilizzare la mia barca personale. Il giorno successivo sono partita da Cavo alle prime ore del
mattino facendo tappa prima a Porto Azzurro per prendere Simona Formante e Lucio Ravagnan e
per ricevere le ultime disposizioni da parte della locale Delegazione di Spiaggia in coordinamento
con la Guardia Costiera di Portoferraio.
Così siamo partiti per raggiungere la spiaggia dei Peducelli.
Arrivati davanti alla spiaggia, dove ci aspettavano gli ufficiali della Capitaneria, abbiamo dovuto
ormeggiare la barca lontano dalla battigia per evitare i numerosi scogli affioranti. Lucio è rimasto a
timone, mentre Simona dalla barca mi aiutava a gestire le cime che una volta in acqua ho utilizzato
per legare la coda del Cetaceo. Con l’aiuto del personale della Capitaneria siamo riusciti a liberare il
povero Delfino dall’insabbiamento.
Operazione non facile che ha richiesto più di mezzora di tentativi data la mole dell’animale di cui si è stimato il peso di oltre una tonnellata. Una volta appurato che la carcassa galleggiava ancora abbiamo potuto comunicare alla Capitaneria di Porto che il traino era fattibile in sicurezza fino a Margidore, dove nel frattempo i ricercatori hanno allestito un campo di lavoro per esaminare la carcassa e prelevare dei campioni che saranno utili a determinare le cause del decesso.
In una mattinata siamo riusciti a fare un’operazione che normalmente richiede almeno 2 giorni di
pianificazione.
Ringraziamenti alle associazioni intervenute per il successo dell’operazione
Questo ci rende orgogliosi e soddisfatti della piena riuscita delle operazioni di recupero e l’ottimo
coordinamento tra i Partner dell’Osservatorio Toscano dei Cetacei.
Per questo ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questa impresa.
In particolar modo Simona e Lucio dell’Associazione Marelibero di Porto Azzurro con cui si
collabora da sempre.
La Guardia Costiera, nello specifico l’ufficio locale Marittimo di Porto Azzurro sotto il
coordinamento della Capitaneria di Porto di Portoferraio al Comando del Capitano di Fregata Santo
Altavilla.
Il Sindaco di Capoliveri Walter Montagna, che ha attivato da subito una tavola rotonda per
coordinare i Vigili Urbani e i dipendenti Comunali che hanno mostrato tutta la loro efficienza.
Un sentito ringraziamento anche alla ditta Puccini di Lacona che ha messo gratuitamente a
disposizione la propria gru per spostare la carcassa in un’area idonea, permettendo così al team di
ricercatori giunto appositamente all’Elba di operare in sicurezza.
Un ringraziamento ad ESA che si è prontamente attivata appena informata.
Un ringraziamento anche al Ristorante “Sciabattica” di Margidore che ha messo a disposizione le
proprie docce per dare la possibilità ai veterinari di lavarsi dopo aver dissezionato l’animale.
Da Associazione Elbamare
Presidente Dott.sa Valeria Paoletti