La storia di Giuseppe Sircana.
Una delle ragioni più comuni per cui i sub amano immergersi è certamente la sensazione di tranquillità e benessere che si prova nel fluttuare senza peso, circondati solo dal Mare. Alcuni tentano di spiegare questa passione con inconsce reminiscenze prenatali, ricordi sbiaditi di quando si era immersi nel liquido amniotico della propria madre. Altri ancora parlano dell’amore per il silenzio e del senso di libertà che pervade la mente e il corpo durante l’immersione.
Abbiamo chiesto a una persona molto speciale quali sono le ragioni che lo hanno spinto a partire per Sharm, scegliere un hotel frequentato esclusivamente da subacquei e raggiungere un obiettivo ben preciso: ottenere il suo primo brevetto sub.
Giuseppe è un ragazzo di 39 anni, che nel 1992 ha avuto un incidente in moto e da allora si muove con il supporto di una carrozzina.
Giuseppe, raccontaci un po’ di te.
Abito nella bellissima Sardegna, in una piccola città vicino al mare che si chiama Sorso. A causa di una lesione al midollo spinale non cammino da 23 anni. Ho avuto l’incidente quando avevo 16 anni, il giorno di Pasqua, ma dopo esser stato ricoverato per un mese a Sassari e per altri cinque mesi in Germania, una volta tornato a casa, non mi sono arreso, mi son rimboccato le maniche e ho continuato la mia vita, la mia bellissima Vita. Mi sono laureato in Scienze Politiche e dopo alcuni concorsi pubblici e due Master universitari, attualmente lavoro nell’Amministrazione dell’Università di Sassari.
TI PIACE VIAGGIARE?
Amo tantissimo viaggiare, ho visitato quasi tutta l’Europa e sono stato negli USA, in Canada, in vari Paesi dell’Africa e in tantissimi altri posti. Ho viaggiato inizialmente con la mia ex moglie e poi con la mia ex ragazza. Da quest’anno ho iniziato a viaggiare da solo, lo adoro!
PRATICHI SPORT ACQUATICI O TERRESTRI?
Ho giocato a basket in carrozzina per circa dieci anni, per due anni a tennis e da un paio d’anni in inverno vado a sciare.
L’anno scorso ho provato a lanciarmi con il paracadute, una bellissima emozione. A quel punto mi son chiesto: cosa mi manca ora?
COM’E’ NATA LA VOGLIA DI FARE IMMERSIONI?
Da buon sardo ho sempre amato il Mare, sia prima che dopo l’incidente. Il Mare ha sempre fatto parte della mia vita, ma mi mancava l’esperienza con le bombole.
Dopo aver sciato in montagna a Gennaio, a Marzo ho pensato che era arrivato il momento di diventare un subacqueo in acque calde, così ho fatto qualche ricerca online e ho prenotato al Camel Dive Club & Hotel di Sharm, totalmente accessibile ai diversamente abili in carrozzina.
Abitando in Sardegna avevo pensato più volte di immergermi ma avevo sempre preferito i soliti bagni. C’era però sempre un qualcosa che mancava e siccome sono un po’ pazzo e mi piace provare di tutto, non potevo certo rinunciare all’emozione di immergermi.
QUAL E’ STATA LA COSA Più BELLA CHE TI HA REGALATO LA TUA ESPERIENZA SUBACQUEA?
Ho visto un Mondo diverso, che non conoscevo, che mi ha affascinato ed emozionato. Pesci di mille colori, coralli bellissimi ovunque, piante strane, rumori e silenzi mai sentiti prima, l’immensità della barriera corallina…un mondo da sogno.
QUAL E’ STATA LA TUA ESPERIENZA AL CAMEL DIVE CLUB & HOTEL di Sharm EL Sheikh?
Mi son trovato benissimo, all’interno della struttura ci si muove in maniera indipendente, sia in hotel, che al bar che nei ristoranti! Gentilezza, cordialità, professionalità: da subito è stato evidente che tutto lo staff sia a terra che in mare conosce bene le esigenze dei diversamente abili. La camera del Camel Hotel era spaziosa e comoda, la cucina ottima, il cibo buonissimo, tutti sono stati davvero molto gentili e disponibili. Delizioso il mio istruttore Emanuele, molto ben organizzato, soprattutto per le lezioni in piscina e in mare aperto.
COSA DIRESTI AD ALTRI GIOVANI (E MENO GIOVANI) DIVERSAMENTI ABILI PER INVOGLIARLI A FARE UN CORSO SUB?
Che è una esperienza bellissima e si può fare tranquillamente, è uno sport perfetto per un ragazzo diversamente abile, bisogna solo imparare a rilassarsi, affidarsi a un centro sub serio e ascoltare attentamente l’istruttore.
HAI INTENZIONE DI PROSEGUIRE NELLA TUA FORMAZIONE SUB?
Assolutamente sì! Quest’estate mi immergerò spesso nel mio mare in Sardegna, ma sono sicuro di ritornare a Sharm, al Camel Dive Club, per imparare ancora e migliorare sempre di più.
QUALI SONO STATI I COMMENTI DI AMICI E PARENTI DOPO AVER SAPUTO DELLA TUA DECISIONE DI ISCRIVERTI A UN CORSO SUB IN MAR ROSSO?
Erano tutti molto contenti della mia scelta. Mia madre in effetti era un po’ preoccupata ma per una madre è normale. I miei amici erano felicissimi di avere un amico così “pazzo” da non fermarsi davanti a niente.
C’è STATO QUALCOSA CHE NON TI è PIACIUTO DEL MONDO SOMMERSO?
Assolutamente no. Sottacqua è bellissimo! L’unica cosa che non mi è piaciuta è il fatto di non aver avuto più tempo per conoscerlo di più, ma rimedierò.
Simone Pelucchi, General Manager del Camel Dive Club di Sharm el Sheikh e Istruttore HSA (Handicapped Scuba Association) ci spiega: “Dal 1986 quando il Camel è stato fondato, abbiamo ospitato e ci siamo immersi con decine di sub diversamente abili provenienti da tutto il mondo. Sia per quanto riguarda la parte subacquea che i ristoranti, i bar e l’hotel, il fatto di offrire una struttura accessibile ai sub che ci scelgono è sempre stata un elemento essenziale della nostra filosofia, che dopo trent’anni ancora rende felici migliaia di ospiti, indipendentemente dalle loro abilità fisiche.
Uno dei commenti più frequenti dei sub diversamente abili che ci scelgono è che al Camel e sulle nostre barche non si sentono affatto “diversi”, ma semplicemente nel posto giusto per ogni amante delle immersioni.
Storie come quella di Giuseppe aiutano a contestualizzare le paure di tanti giovani e meno giovani che sono riluttanti a provare nuove esperienze, ma dimostrano anche che avere una disabilità significa semplicemente fare le cose in maniera diversa dalla massa, non significa certo “NON POTER FARE”.
La pigrizia e l’inattività sono dei concetti sconosciuti per Giuseppe e per tanti uomini e donne come lui per cui la carrozzina non è un limite, ma rappresenta piuttosto un’opportunità per praticare attività a cui magari non ci si sarebbe altrimenti mai avvicinati prima o che intimoriscono moltissimi “normodotati”.
Benvenuto nel club, Giuseppe!