Autore: Marco Milanesi
Fromia monilis. In fondo alla pagina la photogallery con le foto macro.
Come molti di voi sapranno l’arcipelago delle Maldive è stato colpito tra la metà del 1997 e i primi mesi del 1998, in coincidenza con l’evento del El Niño, da una catastrofe naturale che aveva completamente distrutto la barriera corallina. In quel periodo la temperatura del mare, a causa delle correnti calde portate da El Niño, si era sostanzialmente elevata causando la moria di buona parte delle acropere che vivevano al di sopra dei 10/15 metri di profondità. Purtroppo infatti in caso di condizioni non ottimali e di stress il corallo espelle le Zooxantelle, le alghe simbionti che vivono nei tessuti e che grazie ai loro pigmenti fotosintetici danno loro il colore. Una volta espulse le Zooxantelle il polipo od il tessuto assume una colorazione trasparente biancastra (da qui il nome Bleaching). In questa condizione il corallo non è morto in quanto il fenomeno è reversibile, e se le condizioni che ne hanno determinato l’effetto si estingueranno, sarà possibile una ricolonizzazione da parte delle zooxantelle e quindi un ritorno allo stato normale. In caso contrario il corallo sarà destinato a morire.
Polipi (foto tratta dalla Photogallery)
Nei coralli duri costruttori durante lo sbiancamento si potrà osservare, attraverso l’ormai trasparente polipo, la struttura scheletrica del corallo costituita da carbonato di calcio; tale scheletro è solitamente di colore bianco candido.
Nel mio viaggio precedente alle Maldive avevo avuto la sfortuna di assistere a questo orrendo fenomeno proprio nel periodo più critico. Allora le Acropore nel reef che circondava le isole (quindi quello più esposto in quanto in prossimità delle superficie) erano praticamente tutte morte e ricoperte da mucillaggine marroncina e di queste solo una parte era crollata. Quella che una volta era un apoteosi di vita e colore senza eguali era diventata una distesa di morte monocolore.
La sitazione a quattro anni di distanza non è per nulla cambiata anzi, i rami di corallo morti sono oramai crollati del tutto e si sono quasi completamente sgretolati sul fondo. Quello che rimane sono praticamente rocce grigie ricoperte da Ascidie, sembrava osservando le rocce nude di essere più o meno nel Mediterraneo. Certamente da alcuni punti di vista la situazione è migliorata o comunque rimasta invariata. Acropore nuove ce ne sono e anche di discrete dimensioni e la varietà di pesci è sempre notevole. Sono quasi spariti è vero gran parte degli splendidi Chaetodontidae che si nutrivano dei polipi delle acropore, ma sono sempre presenti i pesci chirurgo, i balestra, i pomacantidi solo per fare alcuni nomi. Tutti pesci splendidi che con i loro colori mettono una gran allegria in quel grigiore.
Polipi di Euplexaura. (foto tratta dalla Photogallery)
Sicuramente un atmosfera che in qualche modo soddisfava gli snorkelisti che sembravano accontentarsi nell’osservare una simile andirivieni di pesci multicolore. Alcuni di essi sembravano addirittura entusiasti.
Beati loro, forse non avevano avuto l’occasione di vedere la barriera integra in tutto il suo splendore. Quando per arrivarci non bastava dare due pinnate ma bisognava avvicinarsi con molta cautela, scavalcando a fatica i rami di acropore larghe anche uno o due metri e che, con le loro punte taglienti azzurre, viola e verdi, arrivavano, su tutto il perimetro dell’isola, fino a pochi centimetri dalla superficie.
Una Gymnothorax javanicus alquanto infastidita dallo scafandro della macchina fotografica. Sembra dire: Beh? Che cavolo vuoi? |
Molti di voi allora si chiederanno: ma se sapevi di trovare una situazione simile cosa cavolo ci sei tornato a fare?
Le Maldive in realtà, per gli amanti delle immersioni, rimangono comunque un posto eccezionale sotto molti punti di vista.
Quest’anno ad esempio avevo anche voglia di una vacanza anche riposante e le Maldive sotto questo aspetto (se si tratta di viaggi nell’oceano indiano) ha pochi rivali.
Uno squalo pinna bianca. |
Niente scali con ore di attesa tra un volo e l’altro, niente pesanti valige da trascinare da un albergo ad un altro, ecc. Con un volo diretto da Malpensa di 8/9 ore e 30 minuti di idrovolante ti ritrovi direttamente nel tuo bel bungalow con le valige in camera. L’atmosfera è chiaramente paradisiaca, spiaggia bianca, palme, acqua cristallina e calda, il tutto perfetto per spaparanzarsi sotto una palma per schiacciare un pisolino o leggere un bel libro tra un immersione e l’altra.
Hai molti momenti di pausa in cui puoi goderti pienamente questo luogo magico, lontano dalla frenesia.
Uno Pterois radiata |
Il primo pensiero la mattina non è più quello di leggere il giornale ma la possibilità di alzarsi ed andare a contemplare il mare calmo e cristallino, oppure compiere cose semplici come una camminata in riva al mare, annusare i profumi nuovi che si sentono nell’aria, o la sera osservare questi tramonti senza eguali. Piccole cose ma che ti riempiono di serenità.
E poi appunto le immersioni, se si va alle Maldive principalmente quello deve essere l’obbiettivo, fare splendide immersioni.
Il diving. Nella prima foto un addetto che porta tutta l’attrezzatura contenuta nelle ceste nei Doni.
I tre doni che ogni mattina ed ogni pomeriggio partivano per le immersioni. L’interno del Doni con le bombole montate ai gav.
I diving sono spesso molto belli, ben attrezzati ampi e comodi, come barca per portarsi sul posto si usa il Doni, la barca locale, che sembra nata proprio per trasportare i sub. E’ molto larga, comoda e stabile. Il mare è difficilmente mosso, anzi quasi sempre è piatto come una tavola. Avvicinarsi al luogo di immersione con il cielo azzurro, l’acqua perfettamente calma e meravigliosamente limpida e calda è un già un vero piacere.
La discesa… |
E poi chiaramente c’è l’immersione. Un po’ di tensione prima del tuffo quando controlli che tutti i lacci del gav siano ben fissati e agganci ben saldo il manometro ed il secondo erogatore ai moschettoni, un attimo di panico mentre immagini la macchina fotografica che sfugge di mano a chi te la sta passando sporgendosi dalla barca, e subito dopo, da un secondo con l’altro entri in una diversa e fantastica dimensione mentale ed una sensazione di pace assoluta si impadronisce di te mentre plani quei dieci piani d’acqua ed incominci ad intravedere il fondo. Finalmente i pensieri di questo mondo ti abbandonano, ti senti calmo, ti muovi lentamente e riesci a provare una reale e rara sensazione di serenità. E’ una sensazione impagabile.
Un Crinoide nero. |
La prima cosa che ti colpisce mentre inizi a mettere a fuoco il fondale è l’infinita quantità di balestra Odonus niger presenti, e la quantità dei rami neri di Tubastrea micranthus che a perdita d’occhio spuntano evidenti dagli altri coralli. E’ solo osservando meglio negli ultimi dieci metri che ti accorgi di essere capitato in mondo che non è il nostro, in un mondo alieno che pullula di vita più di qualsiasi bosco, foresta o prato e che tu hai la grande fortuna di poter contemplare.
Un tratto del fondale. |
Sotto i venti metri infatti gli effetti devastanti de El Niño non si sono fatti sentire e tutto è rimasto perfettamente integro. Oltre alle Acropore che erano le uniche colonizzatrici sopra i 15/10 metri sono presenti inoltre coralli molli come Sarcophyton e Sinularia, Anemoni con i loro pagliacci, enormi Tridacna, Crinoidi di vari colori, Sclerattinie semidure e Zoantiniari, ma soprattutto splendide Gorgonie ancorate sotto le grotte ed una gran quantità di Dendronephtya con colori che vanno dal giallo al rosso al viola. L’unico punto deludente (se così si vuol chiamare) è la scarsa presenza di organismi (gasteropodi, crostacei, echinodermi, ecc) simbionti o commensali su Crinoidi o Antozoi molto comuni invece in altri mari dell’Oceano indiano (ad esempio in Indonesia).
Una Dendronephtya gialla (foto tratta dalla Photogallery)
I pesci presenti sono una moltitudine di varietà, si va dai branchi già menzionati di Odonus niger a quelli (più in alto verso i dici metri) di Anthias un po’ come in Mar rosso, e vari pesci solitari tra i quali sicuramente i più vistosi sono i Cospicillum, gli Imperator, gli Zanclus, i Pygoplites, gli Xanthometopom, i Leocosternon ed un infinità di altri.
Anthias a perdita d’occhio. |
Una testuggine Chelonia midas per nulla intimidita. |
Un altro punto forte delle Maldive è la varietà di incontri che si possono fare. Durante l’immersione l’incontro con piccoli squali di barriera è quasi matematica, murene con la testa grossa come un cane che si lasciano accarezzare sono praticamente in ogni buco e con un po’ di fortuna si possono incontrare testuggini, delfini, aquile di mare, squali grigi e mante (ed in alcuni periodi e con apposite spedizioni addirittura squali balena).
Nonostante la mole enorme e l’espressione aggressiva le Gymnothorax javanicus non sono per nulla pericolose. Di sovente si lasciano accarezzare. |
Uno squaletto di barriera pinna bianca che prima di essere disturbato dalla mia presenza si era adagiato sul fondale
Di sovente gli squali di barriera sono incuriositi dagli uomini e compiono dei giri intorno ad essi. |
Insomma le Maldive offrono un mix di comodità di viaggio, relax ed emozioni difficilmente eguagliabile anche se parzialmente rovinate dal disastro che hanno dovuto subire.
Per ultimo è bene ricordare che le Maldive sono il posto ideale, grazie alle molte condizioni assolutamente favorevoli, per chi volesse cimentarsi per la prima volta a praticare lo sport della subcquea.
L’isola e il villaggio
L’isola in cui mi sono recato è Vilamendhoo situata nella parte meridionale dell’atollo di Ari.
Una panoramica dell’isola. |
E’ di forma ovale allungata misura approssimativamente 900 x 250 metri ed è circondata dalla spiaggia (attenzione che un lato è molto più brutto dell’altro in quanto la spiaggia è erosa e per alcuni tratti vi è un orrendo muretto). Dista dall’aeroporto circa due ore di barca veloce e 30 minuti di idrovolante (vivamente consigliato).
Un tratto della spiaggia che circonda l’isola. |
Il villaggio è composto da circa 150 bungalow disposti sulla spiaggia su tutto il perimetro dell’isola. Certo non è adatto a chi cerca il lusso, ma per chi non ha pretese eccessive il villaggio offre ogni confort, i bungalow sono belli ed offrono tutto quanto può servire (aria condizionata, frigorifero, ventilatore, ecc), è disponibile un bel diving ed una discreta cucina internazionale.
Flora e fauna dell’isola
Una dei fattori che mi hanno fatto scegliere quest’isola è il fatto che, rispetto ad altre, buona parte della vegetazione è rimasta integra, l’isola è da questo punto di vista sicuramente una delle più lussuriose tra quelle abitate. In alcuni tratti nell’interno (prima di avventurarvi fatevi una doccia di Autan) vi sono addirittura tratti di vegetazione rimasti perfettamente integri che formano delle foreste in miniatura con la vegetazione originaria non rovinata da aiuole, vialetti, ecc.
Un tratto di vegetazione all’interno dell’isola. |
La mia speranza di trovarci qualche animaletto particolare è andata però delusa. Le specie di piante presenti non sono più di una dozzina, pochissimi i fiori ed ancor meno gli animali.
La fauna presente è molto povera, come uccelli ho osservato dei Martin pescatore, degli Aironi, dei Merli e dei Corvi. Questi ultimi incredibilmente furbi, si lasciavano avvicinare facilmente ed avevano imparato a fare alti ed eleganti balzi per prendere al volo qualsiasi tipo di cibo si gettasse loro. Ladri incalliti rubavano qualsiasi cosa potesse assomigliare ad un pacchetto di biscotti o caramelle (a me hanno rubato e disintegrato due pacchetti di tabacco).
I Corvi erano furbissimi e ladri incalliti. Rubavano qualsiasi cosa potesse assomigliare ad un pacchetto di biscotti o caramelle (a me hanno rubato e disintegrato due pacchetti di tabacco). |
Un fenomeno interessante si poteva osservare sulla riva, una specie di tacito accordo tra degli Aironi, dei piccoli di squalo pinnanera e dei Carangidi. Tutti attirati da un lunghissimo banco di pesciolini che praticamente circondava tutto il perimetro della costa dell’isola.
Gli squaletti ed i carangidi (questi ultimi a velocita supersonica) passavano per predare i pesciolini i quali per scappare si spingevano sulla riva dove gli aironi se ne abbuffavano in modo esagerato.
Dei piccoli di squalo pinnanera si aggiravano sulla riva a caccia di pesciolini. |
I pesciolini spaventati dallo squaletto scappavano verso la riva dove gli aironi ne facevano scorpacciate. |
I rettili presenti, oltre ai soliti amici gechi, erano dei piccoli sauri più o meno delle dimensioni di un nostro Ramarro ma con la fisionomia di un miniiguana, il maschio aveva un bel gozzo colorato che metteva orgoglioso in evidenza.
Una femmina dei Sauri presenti sull’isola. |
Anche gli insetti erano pochissimi, gli unici degni di nota erano dei Chilopodi che camminavano spediti senza mai fermarsi per andare non si sa dove ne per far cosa, e degli enormi Imenotteri che senza tregua passavano in rassegna i pochi fiori presenti.
Gli insetti erano pochissimi. Gli unici degni di nota erano questi grossi Imenotteri che senza tregua passavano in rassegna i pochi fiori presenti e… |
…questi Chilopodi che camminavano spediti senza mai fermarsi per andare non si sa dove ne per far cosa. |
Animali affascinanti erano sicuramente le volpi volanti che verso sera andavano sugli alberi alla ricerca di piccoli frutti e bacche di cui andavano ghiotti.
Una volpe volante appesa a testa in giù fotografata all’imbrunire. |
Davvero simpatici questi animali, a differenza degli altri Chirotteri che hanno il muso schiacciato e larghe orecchie, questi hanno un musetto grazioso simile a quello di una volpe o di un piccolo cane. Se ti avvicini a loro mentre stanno a testa in giù, ti fissano un po’ timorosi con i loro occhi a palla ma non volano via, anzi continuano tranquillamente a masticare con il muso piegato su un lato i loro succosi frutti. Forse, col tempo hanno capito che dopotutto i turisti sono animali innocui…
Un paguro sorpreso mentre si aggirava sulla spiaggia. Credo di non aver mai visto una faccia più buffa… |
Infine passeggiando sulla spiaggia era facile incontrare i tipici granchietti e paguri che si aggiravano in cerca di qualcosa da mangiucchiare portato dalle onde.
I granchi sulla spiaggia percepiscono il movimento e al minimo pericolo corrono a velocità prossima a quella della luce nelle loro tane. Tutti tranne questo minigranchio di circa un cm che per fortuna, convinto di essersi perfettamente mimetizzato tra la sabbia, si è lasciato fotografare. |
Le foto
Come macchina ho usato la mia ormai fedele Nikon coolpix 5400 con scafandro Nimar e due faretti da 40W. Avevo portato anche un flash subacqueo che purtroppo mi ha dato da subito dei problemi rendendosi inutilizzabile. Per questo motivo ho avuto molta difficoltà a fare foto ai pesci. Ho provato ugualmente a farne ma con scarsi risultati.
Mi sono pertanto dedicato alle foto macro che invece mi hanno dato più soddisfazione e che spero vi piacciano. Ringrazio molto mia moglie Alessia per la pazienza con cui mi ha aiutato nella scelta dei soggetti da fotografare e per la pazienza con cui mi aspettava per minuti mentre osservavo non si sa cosa su un sasso. Mi scuso inoltre con tutti i nostri compagni di immersione che infatti dopo poco, spazientiti dalla mia mortale lentezza, si allontanavano lasciandoci soli.
Ringrazio mia moglie Alessia per la pazienza con cui mi ha aiutato nella scelta dei soggetti da fotografare e per la pazienza con cui mi aspettava per minuti mentre osservavo non si sa cosa su un sasso. Ma è mia moglie? O è una sirena? |
Le foto macro
Nella fotogallery che segue una selezione delle foto macro che ho realizzato.
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