Autore: Immacolata Moccia
Quest’estate le vacanze per me sono arrivate in netto anticipo, e con un’ inaspettata e gradita sorpresa, il mio caro maritino, mi tiene sulle spine fino a pochi giorni prima della partenza. Sto per raccontarvi la mia vacanza subacquea che ho effettuato a Malta, una delle mete ambite
dai subacquei, appena saputo di questa location comincio a documentarmi su questa isola che è a soli 80km staccata dalla Sicilia. Optiamo per andare a nord dell’isola, che è considerata meno caotica rispetto al sud, ed anche a mio avviso è più bella, dall’aspetto naturalistico ed incontaminato, anche l’ acqua è decisamente più blu.
Tra mappe stampate dell’isola e dei centri diving ai quali vorrei fare visita, è arrivato il momento tanto atteso: la partenza; un volo da Napoli di 1 ora e 25min con scalo a Monaco, mi fa fremere tanto l’attesa, sono un’implosione di contentezza che non riesco a tenere a freno. Compro un bel libro che mi parla delle isole Maltesi e di tutti i siti diving presenti e mi dedico a spulciare i siti più belli e tutto quello che ci sarà da vedere in questa splendida isola!!!
E l’euforia continua a salire.
Altre due ore di volo e finalmente comincio a vedere l’isola mentre il pilota dell’ aereo ci comunica che sta eseguendo le manovre di discesa per l’atterraggio.
A sinistra: Malta, Comino, Gozo
A destra: Coste di Malta
Siccome questo viaggio durerà solo cinque giorni, è il caso di organizzare come prima cosa le giornate dedicate al dive, per la questione “no fly” collegata a questa attività sportiva, quindi nel pomeriggio passiamo al centro diving per prenotare le immersioni. Prendiamo il bus che dalla zona sud ci porta a nord, ci sono solo strade, ancora in costruzione, costeggiamo la costa che è meravigliosa, i suoi colori mi ricorda molto le coste di sharm, quando all’orizzonte vedevi il deserto del Sinai dai colori paglierino, che baciava il mare di un blu, in un contrasto di autentica bellezza naturale, anche qui la costa rocciosa è di un giallo paglierino che contrasta i colori blu del mare.
Due mezze giornate di due giorni per un totale di quattro immersioni, concordiamo con il diving center di Bugibba, Acquatica Diving Center. Quindi appuntamento domattina. Prendo quel che resta della mia valigia dive, nella quale mi sono portata solo muta, pinne, calzari, maschera, fotocamera con scafandro, e il mio logbook con i relativi brevetti. Il furgoncino mi aspetta giù e comincio ad articolare quattro parole in inglese per cercare di capire se la persona che mi è venuta a prendere, parla in italiano, per fortuna è di Milano ma la mia guida dive non lo sarà, porca paletta come presupponevo, sarà compito arduo capire il briefing, ma l italiano c’è e poi i segnali subacquei sono internazionali, uindi penso che ci capiremo meglio sott’acqua che fuori. Dopo le presentazioni al diving, compilo il solito questionario, con il relativo scarico di responsabilità, comincio a parlare con il supervisore del diving ( anche lui parla italiano, mi sono salvata un’altra volta) mi chiede da quanto non mi immergo e quante immersioni ho. Si tranquillizza anche lui riguardo il io storico subacqueo e si procede con la preparazione della cesta. Dopo pochi minuti siamo sul furgoncino che ci porta ancora più a nord, chiacchiero con Alex, la guida italiana, sulla meta del posto e sull’ immersione in se: location – Cirkewwa la zona dove partono i Ferry per Gozo, un isoletta che è il top dell’isola sotto l’ aspetto dive.
Arrivati alla destinazione noto un parcheggio pieno di furgoncini, tutti i diving erano presenti, almeno una 15na, alcuni sub si caricano la bombola sulle spalle facendola catapultare, sono veterani, te ne accorgi da come si muovono e come si vestono.
A sinistra: ingresso in acqua
A destra: relitto Patrol Boat P29
Cominciamo a vestirci, la guida ci chiama, ci mostra il sito e parte con il briefing, parla lento e gesticola, penso di aver capito il 90% di quello che ha detto, per sicurezza chiamo Alex e gli spiego quello che ho capito io del briefing, tutto ok a parte che si scende su un relitto!!! Ok la parola “wreck” non me la scorderò più!
In questa zona sono presenti cinque siti d’immersione: Paradise Bay – Patrol Boat P29 – Sugar Loaf and Madonna – Tug boat Rozi – Circkewwa Arch. Io ne ho effettuate solo due, P29 e Paradise Bay.
P29
Ultimo controllo dell’attrezzatura con la mia buddy, che è giapponese, e cominciamo la discesa per entrare in acqua, ho l’
adrenalina a mille, non vedo l’ora di immergermi e sono molto curiosa di vedere il relitto, che solitamente mi piacciono molto, anche se quelle che preferisco sono le grotte. Cmq dopo aver messo le pinne, tutti in acqua, siamo due coppie di sub più la guida, partono i segnali, ok si scende, metto la maschera in acqua, wow ma è magnifico la visibilità è ottima ed è tutto così limpido. Ci troviamo in una baietta, il profilo d’immersione della guida era stare entro i cinque mt, e pinneggiare fino al relitto, per poi discendere sulla prua che si trovava a 32mt, fare un giro intorno al relitto per poi ritornare gradualmente entro i 10mt, fare una ricerca tra gli anfratti per me che avevo la fotocamera, per poi risalire entro i 5mt, safety stop per la sosta di sicurezza di 3min.
Pinneggiamo per un po, la guida ci segnala il punto in cui discendere, che emozione, è una meraviglia, sul fondale vedo il blu e mettendo a fuoco la vista, intravedo i contorni del relitto, ma che suggestione scendere e vedere l’ albero del relitto, arrivo a prua, c’ è uno spirografo, ma intendo fare un giro tra il relitto, a volte si nascondono tante creature marine, e infatti vedo una grossa cernia che gioca a nascondino, maledizione effettuo uno scatto ma gli taglio la testa, continuando a scovare, trovo una murena, imposto tempo e diaframma e scatto cercando di non spaventarla troppo.
Il relitto è stato affondato volutamente nel 1997, costruzione tedesca, nato nel 1960, è 52 metri di lunghezza e pesa 360 tonnellate è davvero molto bello.
Paradise Bay
Dopo un’ora e quindici minuti, la guida ci richiama per il secondo briefing, nel quale ci spiega i dettagli della seconda immersione, dice che ci sono delle anfore sui fondali che esploreremo. Quindi ci rivestiamo, tutti pronti, si ritorna in acqua.
Si segue la parete su spalla sinistra, e gradualmente scendiamo sul fondo, 27 metri, ci sono delle posidonie, nel discendere ho dolore all’orecchio, maledizione, non riesco a scendere, la guida mi indica qualcosa sul fondale, che si nasconde, sembra un’aragosta, pure bella grossa, gli indico il problema all’orecchio, e che appena torno operativa scenderò a fare un bello scatto, cerco di risalire un po, ok non fa male, provo a compensare la giusta pressione nell’orecchio e scendere molto lentamente. È andata! Mi lancio sul crostaceo, mentre gli altri si dirigono altrove, nell’avvicinarmi noto che non è una delle nostre aragoste, ma è diversa.
Fireworm – Hermodice carunculata
Polpo – Octopus vulgaris
Proseguendo cominciamo a vedere delle anfore, la guida chiede l’aria a tutti, qualcuno è arrivato a 100bar, quindi torniamo indietro, tornati nella baietta entro i sei metri, mi dedico a ricercare negli anfratti, trovo alcuni soggetti che non ho mai visto: Fireworm, ce ne sono un sacco in giro, mi piacciono sono molto belli. Tento di fare una macro indisposta, ci riesco. In un altro anfratto trovo un polpo, si è attaccato dei sassi sulle ventose, provo a spostarne una per fare una foto più bella, ma lui forte e incazzoso, non ne vuole sentire di mollare. Quindi decido di scattarla cosi, l’occhio si vede, quindi un pò di zoom e via.
Relitto Um el Faroud
Seconda giornata dive, come solito, vengono a prendermi all’hotel al solito orario, si ritorna al diving per preparare il tutto, stavolta Alex mi dice che starò col suo gruppo nei quali ci sono dei corsisti advanced e la mia solita giapponesina buddy, la cosa brutta è che mi dice che il corsista ha quattro immersioni in totale, “andiamo bene!!!” penso, ho l’ impressione che non mi divertirò tanto. Comunque si parte, destinazione a sud ovest dell’ isola stavolta, a Blue Grotto, il villaggio si chiama Wied iz-zurrieq sul sito è presente uno dei relitti più famosi del mediterraneo: Um el Faroud, un relitto di 110 metri affondato nel 1998.
Punto di accesso in acqua
Arrivati a destinazione si parte con il briefing visiteremo proprio questo relitto, non vedevo l’ora di entrare in acqua, Alex decide di seguire il fondale che dai 12 metri a poco a poco degrada fino ad arrivare al relitto, un giro veloce sulla poppa e poi si ritorna, per poi vedere il restante nella seconda immersione. Quindi si scende, un tuffo nel blu, la visibilità è sempre eccellente, tutti in acqua dopo qualche impedimento da parte di uno dei corsisti, che a stento riesce a tenersi in assetto, la guida comincia ad avviarsi, e noi lo seguiamo, pinneggia vigorosamente, un po troppo per i corsisti che non riescono a stargli dietro, controllo il computer stiamo a metà strada per il relitto e sono passati 8 minuti, a quanto pare dista molto, continuiamo la traversata e finalmente intravedo una sagoma scura nell’acqua, riguardo il computer 16 minuti ci abbiamo messo ad arrivare fino a qui, sono un po stanca, decido di scattare la prima foto, mi giro per controllare il gruppo e noto che stanno già andando via, Alex non si è visto proprio, ne tantomeno si è preoccupato di avvisarci, penso che sia impazzito, si ritorna indietro, guardo l’aria 150 bar, inoltre becchiamo la corrente contro, maledizione di male in peggio. Penso che appena uscirò dall’acqua gliene dico quattro alla guida. Vedo le bolle, parto in uno sprint di pinneggiata e raggiungo Alex, che sta facendo la condivisione dell’aria con un corsista. Oramai siamo nella baietta, safety stop a 5 metri per 3 minuti e risalgo. Tra imprecazioni mie, la guida mi dice che arrivati al relitto il corsista aveva 60 bar, e quindi è dovuto tornare subito indietro. Resta comunque il fatto che è stata proprio la guida a sbagliare sia il profilo d’immersione che il sito, in quanto non si possono portare dei corsisti su un relitto che dista cosi tanto, e il profilo d’immersione avrebbe dovuto prevedere la pinneggiata entro i 5/10 metri e poi arrivati sul relitto discendere a 30 metri. È pur certo che se tornerò a Malta non passerò di nuovo in questo diving, che si è rivelato poco competente.
HMS Maori
Alex per la seconda immersione decide, con un pò di buon senso, di portarci altrove, si va a Valletta, capitale di Malta, ci immergeremo sotto il Castel Sant’Elmo, su un altro relitto il Maori, anche questo affondato ma solo in parte, ha partecipato alla seconda guerra mondiale, nave britannica, il relitto è presente in 15metri d’acqua. Ci prepariamo per questa nuova avventura, il sito per fortuna offre tanti soggetti da fotografare, mi piace anche il contesto di come è stato sistemato il relitto sul fondale.
Comincio a scovare nel relitto, ci sono tanti pesci che si rifugiano, ho visto dei saraghi, delle triglie, un cavalluccio marino, un nudibranchio, paguri che passeggiano sul fondale sabbioso, delle sogliole molto diffidenti che si mimetizzavano, cernie e blennidi. È stato divertentissimo interagire con loro.
È ora di tornare fuori dall’acqua e questo segna l’epilogo del mio viaggio subacqueo a Malta, che malgrado qualche piccolo intoppo, è stato comunque divertentissimo e molto bello. Riguardo Malta ci sono altre due piccole isole che bisogna assolutamente visitare: Comino e Gozo. A Comino è presente una location che si chiama Blue Lagoon, un vero paradiso acquatico. A Gozo invece ci sono alcuni siti d’immersione molto belli, tra cui Azure Window. Vi mostro qualche foto.
Azure Window – Blue Hole
Gozo Blue Lagoon – Comino
Quest’isola è perfetta per i subacquei, in quanto sono presenti 28 siti su Malta e 16 siti su Gozo, immersioni da riva. Invece per immersioni con la barca sono presenti 15 siti su Malta, 10 su Comino e 10 su Gozo.
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