I cambiamenti indotti dall’uomo negli ecosistemi sono di solito distruttivi. Ma una buona notizia arriva dal variegato mondo dei cefalopodi (polpi, seppie e calamari), sempre in controtendenza. Uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology ci dice che il loro numero su scala mondiale sta aumentando in modo significativo, negli ultimi 60 anni. Dato confermato per tutte le aree degli oceani e per tutti i gruppi di cefalopodi. Questi invertebrati sono noti per avere durata della vita breve, accrescimento rapido, sensi sviluppatissimi, caratteristiche che potrebbero aver permesso loro di adattarsi più velocemente di altre specie ai cambiamenti.
Essendo voraci predatori, il loro incremento potrebbe provocare un calo delle loro prede, pesci e crostacei, alcuni di interesse economico. D’altra parte potremmo vedere benefici per predatori di livello superiore che mangiano i cefalopodi, tra cui anche noi.
I dati studiati sono ricavati dalla pesca su 35 specie o generi, provenienti da varie zone del mondo. I ricercatori non si sbilanciano molto sulle ragioni di questo aumento, si limitano a riflettere sull’impatto che le nostre attività possono avere sulla vita nei mari.
Una riflessione mia: in varie zone del mediterraneo, parlando con i subacquei, negli ultimi anni ho sentito dire spesso “non si vedono più polpi”. Nella percezione dei subacquei sembra che l’aumento non sia stato registrato, anzi, al contrario, molti riferiscono di vedere un calo.
E secondo voi i polpi e gli altri cefalopodi stanno davvero aumentando di numero, sono stabili, o diminuiscono? Ne vedete molti nelle zone che frequentate di solito? Se l’argomento vi incuriosisce condividete con noi le vostre osservazioni.
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