“Vedo un uomo vestito stagnato di tutto punto, è seduto su una lastra di ghiaccio, appena uscito da un foro è completamente bagnato, alle sue spalle un tramonto dal colore arancio va a disperdersi tra montagne di ghiaccio…”
…stavolta è stata la vista di questa foto in primis che mi ha scatenato l’emozione e la consapevolezza di poter effettuare questo tipo d’immersione, più di un anno fa.
Da allora ho cominciato a documentarmi, chiedendomi: “esisterà una didattica che ti rilasci un brevetto ice diver?“, non potendo andare di punto in bianco in Norvegia, ci sarà in Italia un posto dove sarà possibile effettuare immersioni under ice? Esisterà una muta stagna che riesca a subire queste rigide temperature?
Così mi attivo ed effettuo tutte queste ricerche, con mia grande contentezza, a poco a poco realizzo che è tutto fattibile, nel nord Italia a quanto pare c’è un lago che alcune didattiche utilizzano per effettuare stage, quindi dallo scorso anno comincio un po’ per volta a modificare e quindi sostituire la mia attrezzatura subacquea per renderla “glaciale”.
Scopro che l ‘associazione Anis organizza questa manifestazione da 30 anni, precisamente sono al 31° anno consecutivo che effettuano immersioni nel lago ghiacciato di Lavarone in provincia di Trento. Il 30 e 31 Gennaio 2016 sono le due giornate di quest’anno.
Il lago si trova ad un’altitudine di circa 1079 metri sul livello del mare e si estende per circa 300 mt è profondo 17 mt, racchiuso in una conca le acque defluiscono per infiltrazioni nel sottosuolo.
La vista di questo lago è da mozzare il fiato, ancora non ci credo che da qui a poche ore io mi immergerò in questo ghiaccio, l’atmosfera intorno ad esso è mistica, la natura predomina la scena ed io mi sento trepida, agitata ma apparentemente calma.
Al mattino nel primo giorno d’ immersione, tutti i partecipanti si presentano alla sala conferenza per effettuare lo stage nel quale verranno spiegate ed illustrate le tecniche e manovre per poter effettuare l’immersione in sicurezza. Il presidente dell’Anis ci informa subito sulle condizioni del ghiaccio, circa 20 cm di spessore, è stato difficoltoso effettuare i fori con la sega, il ghiaccio non è nelle migliori condizioni quest’anno ma è praticabile. Passa la parola al segretario dell’associazione Stefano Saiola, che ci illustra con una serie di slide, tutta la fase dell’ immersione in una sorta di briefing.
Quattro fori sul ghiaccio, ogni subacqueo scenderà in sistema di coppia con un compagno, su ogni foro ci sarà l’assistenza e la supervisione dei nuclei delle Forze dell’Ordine: Polizia locale di Milano; Carabinieri; Polizia di Stato e Finanza. Verremo legati con una cima di colore arancio, attorno allo sterno, questa cima sarà il mezzo di comunicazione in superfice a seconda degli strattoni che saranno dati, capiremo dove svoltare, se tornare indietro, se risalire velocemente per un’emergenza. È tutto studiato nei minimi particolari, si nota che è un sistema che praticano da anni e questo di sicuro rasserena e lascia spazio alla fiducia.
Finito lo stage si torna al lago che si presenta con una nebbia fitta, gli da un aspetto davvero surreale, mi sembra di essere in un altro mondo.
Hanno messo a disposizione 3 tendoni riscaldati, dove è possibile cambiarsi e riscaldarsi anche se ci sono solo 7° gradi di temperatura esterna -pensavo peggio- ad ogni modo non sento freddo, sono concentrata al massimo su quello che sto per affrontare, un’immersione diversa dalle solite, nella quale ogni subacqueo cerca di sfidare le proprie barriere psicologiche, affrontando condizioni estreme, scarsa visibilità, freddo glaciale e un cielo bianco e pieno di bolle fatto di ghiaccio, nel quale la luce si sforza di filtrare. Lo spettacolo è garantito, il bianco candido ti attira e nel toccare con le mani questo cielo ti rilascia un’emozione. Tutto accade in pochi minuti, che sembrano eterni, perdi il senso dell’orientamento ma scopri di stare li calmo, ti senti fuori dal mondo in un’ altra dimensione, è strano ma ti piace, ti guardi il computer, ma è inutile farlo sei a pelo d’acqua, non segna il tempo d’immersione per lui sei in superficie, quindi con la testa fuori d’acqua e invece no, il ghiaccio ti tiene sotto ancora immerso, tra l’acqua verde e il ghiaccio bianco.
Comunicazioni dalla cima, rispondo e la seguo, è il mio cordone ombelicale, mi accorgo di stare nel foro quando oramai sono emersa, sento che l’acqua attorno alla mia bocca si è ghiacciata, mi pulisco con la mano solo dopo aver tolto l’erogatore. Ritorno nella tenda non prima di aver trascinato il mio slittino con l’ara fuori dalla zona ghiacciata.
Appagata da questi due giorni di immersioni Extreme Under Ice, è stata davvero un’esperienza unica ben oltre i limiti, la quale mi ha donato forza e temperamento.
Un ringraziamento all’Anis, a Stefano Saiola, tutto lo staff, le Forze dell’Ordine, i volontari della Croce Rossa, ai miei compagni d’immersione, ai Carabinieri del foro nr° 4.
Alla prossima avventura!
I O
C’ E R O