Jacques-Yves Cousteau è morto il 25 giugno del 1997, circa 21 anni fa.
Resta una figura che si presta a molte e diverse interpretazioni, discutibile per alcuni aspetti, carismatico e geniale sotto altri. Francese fino al midollo nei modi e nell’orgoglio, e si sa che a noi Italiani, magari per questioni di campanilismo, spesso i cugini d’oltralpe non sono molto simpatici. I suoi detrattori di lui ricordano spesso le scene di uno dei primi film subacquei, il Mondo del Silenzio (1956), in cui l’equipe guidata da Cousteau, in ordine casuale (cito a memoria):
- studia i popolamenti di formazioni coralline distruggendo il reef a martellate e servendosi di esplosivi, gettando bombe e raccogliendo gli animali morti;
- fa strage di aragoste, che finiscono in pentola e poi nello stomaco dell’equipaggio della Calypso;
- investe un giovane capodoglio con la nave, ferendolo a morte;
- fa strage degli squali che si affollavano attorno al capodoglio morente per pasteggiare
Può bastare? Beh, a sua discolpa dirò che i metodi scientifici applicati all’epoca erano quelli, come quelli erano i sentimenti degli uomini di mare nei confronti di aragoste e squali (e d’altronde l’opinione pubblica moderna spesso accosta ancora oggi le prime alla pentola e i secondi all’immagine di predatori da evitare). La sua buona fede è testimoniata dall’inclusione di queste scene nel documentario finale. Sarebbe stato facile tacerle…
Ma Cousteau ha avuto grandissimi meriti che nessuno potrà mai negare. In giro per il mondo a bordo del mitico dragamine Calypso, è stato scienziato, inventore, scrittore, regista, esploratore, divulgatore, navigatore, oceanografo, ambientalista e tante altre cose ancora.
Jacques-Yves Cousteau nacque a Saint-André-de-Cubzac, un piccolo paese della Gironda, nel sud ovest della Francia, l’11 giugno del 1910.
A soli 26 anni inventò una sorta di occhiale stagno che fece da modello alle attuali maschere subacquee. Allo scoppio della guerra entrò a far parte dei servizi segreti francesi ma riuscì comunque a dedicarsi alla ricerca e, in collaborazione con l’ingegnere Emile Gagnan, inventò l’aqualung. Il primo erogatore monostadio che consentiva di respirare l’aria compressa in una bombola tramite due grossi tubi corrugati. Non era ancora il moderno erogatore a due stadi – che sarà successivamente sviluppato da Gagnan in Canada, dopo la fine della guerra – ma era comunque un’apparecchiatura per immergersi e respirare autonomamente, senza essere legato a una barca di appoggio. Con l’aqualung era nata la subacquea moderna.
Non fu questa la sola invenzione cui le Commandant diede il suo contributo. Ricordiamo anche la Calypso-Phot, una macchina da ripresa subacquea realizzata nel 1963 con l’aiuto di un altro ingegnere, il belga Jean de Wouters, la Calypso-Phot fu la prima fotocamera subacquea alla portata di molti, il progetto fu in seguito acquistato dalla Nikon per realizzare la mitica Nikonos, per molti anni dominante sul mercato (ormai uscita di produzione in seguito alla rivoluzione digitale).
Fu sempre Cousteau ad inventare il primo sottomarino biposto per esplorare i fondali, la celebre Soucoupe Plongeante, che raggiunse i 350 metri di profondità.
Tra le tante imprese da ricordare di Jacques-Yves Cousteau, una menzione spetta all’utopia di abitare l’oceano. Nel 1963, a Shaab-Rumi, Sudan, Le Commandant costruì due appartamenti subacquei, uno a 10 e l’altro a 25 metri di profondità, che ospitarono i primi dieci “acquanauti” per un mese di vita sottomarina. L’esperimento si chiamava Précontinent II e proseguiva un lavoro che Cousteau aveva iniziato nel 1962 con la prima immersione in saturazione: due persone vissero e lavorarono per una settimana in una campana subacquea.
Dopo la guerra lavorò a un sistema di sminamento che permise alla Marina Francese di rimuovere gli ordigni bellici abbandonati in mare, e si impegnò attivamente perché negli oceani non rimanesse traccia della follia bellica degli uomini. Ricordiamo la sua partecipazione attiva a campagne contro l’abbandono di scorie nucleari in mare.
Siamo tutti figli di Cousteau
La moderna biologia marina ha debiti non indifferenti nei confronti di Cousteau, che vanno oltre le invenzioni dell’Aqualung e della Calypso-Phot. A bordo della prima moderna nave oceanografica del mondo, il comandante Cousteau realizzò una serie di documentari di divulgazione scientifica, contribuendo a puntare l’attenzione sul mare, sui suoi tanti problemi. Il mare, per la prima volta nei documentari del Comandante, viene mostrato non come una riserva di pesca o di risorse minerarie da sfruttare ma come un universo magico legato indissolubilmente alla vita dell’uomo.
Il mio contributo personale alla biologia marina è sicuramente minimo e marginale, ma io (e come me molti altri miei colleghi) siamo in un certo modo “figli” di Cousteau, a lui dobbiamo la nascita di un amore per il mare, maturato guardando nei nostri preistorici tv in bianco e nero le prime fantastiche immagini di un mondo che anche grazie a lui si andava scoprendo.
La conservazione del mare è un diritto delle generazioni future. In base a questo principio Cousteau ha scritto e presentato all’Unesco la Carta dei Diritti delle Generazioni Future, alla quale hanno aderito più di cento Paesi.
Nel 1973 fondò negli Stati Uniti The Cousteau Society, una fondazione tutt’ora attiva che ha l’obiettivo di difendere il mare e che conta migliaia di iscritti negli Usa.
Può bastare per perdonargli le stragi anni ’50 ricordate all’inizio?
Il disegno di apertura, di Francesca Scoccia, è pubblicato nel volume “Com’è profondo il mare – piccola introduzione alla subacquea sicura“, edito da Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé Futuro onlus nella Collana del Faro, in collaborazione con il Pianeta azzurro, DAN Europe, Scuola d’aMare
Parafrasando la sua più celebre frase:
Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti sui suoi documentari, non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima
Sì, siamo decisamente figli suoi