Quando si dice dall’altra parte del mondo si rende completamente l’idea di un posto raggiungibile solo dopo oltre 20 ore di volo. Questo vale per Tahiti, isola della Polinesia francese, meta del Pacifico decisamente scomoda per noi italiani ma molto ambita come transito per un viaggio da sogno o, in molti casi, come luna di miele in uno degli atolli circostanti.
La capitale, Papeete, situata sul litorale nord-occidentale rappresenta il cuore economico e politico del Paese e si estende sulla fascia costiera e sui fianchi delle montagne a nord dell’isola. Tahiti Nui, collegata alla piccola Tahiti Iti dallo stretto di Taravao, è un’isola relativamente grande e, se paragonata alle altre isole Polinesiane, interessante e ricca di angoli molto suggestivi sia in mare che nelle valli selvagge ai piedi delle alte montagne. Abbiamo avuto la fortuna di poter girare Tahiti in lungo e in largo in compagnia di Fabrice e della sua splendida famiglia che qui vivono da diversi anni.
Papeete è una città moderna e molto trafficata, più interessante per i business locali che per il turismo. Tra le attrazioni da visitare la prima è il mercato locale. Un mercato al coperto con decine di banchi tra cui molti di artigianato locale con sculture e lavorazioni in legno, parei, olii, ecc ma anche con una minima attenzione ai prezzi di queste merci ci si accorge che niente è a buon mercato nonostante il cambio in valuta locale ci faccia quasi percepire una nostra maggiore ricchezza. Così non è.
In realtà in Polinesia tutto è abbastanza costoso e, in molti casi, anche troppo, dai prezzi di alcuni ristoranti a quelli delle perle nere o delle escursioni giornaliere. Le perle nere sono una delle tipiche produzioni locali e Tahiti sfrutta questa tipicità per renderle una rarità delle ‘gioiellerie’ locali che le lavorano in base alle preferenze dei clienti incastonandole in anelli e gioielli di tutte le forme e prezzi. Non essendo qui per lo shopping proseguiamo i nostri giri nella città ma fatichiamo a trovare angoli interessanti e anche l’ufficio del turismo ci conferma che tra le cose da vedere ci sono il mercato, il museo delle perle, il parco e la cattedrale. Il parco è un piccolo angolo di fronte al porto, mal curato e povero nei contenuti. La cattedrale è una costruzione ‘recente’ in mezzo alla città, anch’essa di relativo interesse culturale.
Fuggendo dalla città scopriamo la Tahiti che ci aspettavamo, un’isola verde con incantevoli lagune sul mare. Con il pick up di Fabrice ci avventuriamo in una strada sterrata che ci porta al centro dell’isola nel silenzio e nel verde di questo paradiso tropicale. Tra palme, manghi, frangipane e tiare arriviamo ad un bel passaggio in grotta.
In una giornata giriamo con molta calma tutta l’isola lungo la costa per i circa 120 km di perimetro. La costa è incantevole e il verde arriva sempre fino al mare. Con la barca navighiamo per ore e Fabrice ci porta in una laguna mozzafiato con l’acqua turchina che si infrange sulla barriera per essere cavalcata da numerosi surfisti.
Con un diving center locale –Top Dive- ci tuffiamo in queste acque per scoprirne i fondali, guidati con molta professionalità da Franc. L’impatto è emozionante: dopo pochi minuti abbiamo infatti intorno a noi una decina di squali pinna nera e una quantità impressionante di altri pesci tropicali. Gli squali sono un forte richiamo per noi e sicuramente uno dei motivi principali che ci hanno spinti fin qui. Vederli nuotare sinuosamente intorno a noi, potenti e sicuri, ci fa vivere l’emozione che avevamo sperato. Sono tanti, tantissimi e, contrariamente a quanto si possa pensare non ci fanno mai paura ma ci affascinano moltissimo.
Nelle acque di Tahiti non è necessario scendere in profondità per potersi godere delle splendide immersioni, i primi metri sono infatti molto vivi e la visibilità è incredibile: quando è scarsa sono almeno 20 metri! La temperatura esterna si aggira sui 35 °C e anche l’acqua è calda e con 27°C, senza la sorpresa del termoclino, è piacevole immergersi con la muta corta da 2.5 mm.
L’isola è abitata dai polinesiani nativi che ora sono mescolati con francesi e cinesi. Molti portano i caratteristici tatuaggi Maori, Samoani, Marchesani, in tutto il corpo e alcuni anche sul viso. Il tatuaggio polinesiano ha origini divine e il significato mitologico ha valore estetico e di attrazione sessuale: furono infatti i figli del Dio Ta’aroa ad usarlo per sedurre le donne. Oltre all’aspetto decorativo i tatuaggi hanno per alcuni gruppi un significato di appartenenza e fungono da segni scaramantici contro il male.
Un prodotto tipico è il Monoi tahitiano, l’olio sacro, essenza del benessere polinesiano che unisce la virtù del fiore Tiare con l’olio di cocco. Il Tiare non è solo un fiore ma è il simbolo della Polinesia francese, presente in molti dei giardini dei polinesiani.
Tahiti è ricca di ristoranti per tutti i gusti e alcune delle prelibatezze locali sono a base di pesce crudo, dal tartare al sashimi di tonno. Una cena merita di essere consumata alle tipiche roulotte sul lungomare, che preparano ottimi piatti a buon prezzo.
Una meta che spesso viene inserita solo come scalo per proseguire su uno degli atolli polinesiani, Tahiti merita sicuramente di essere visitata per almeno un paio di giorni anche se difficilmente in un periodo così breve se ne potranno apprezzare a pieno l’atmosfera e la cultura.
E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso dell’autore.