Autore: Alex Varani
Ebbene lo confesso: sono un amante dei mari tropicali e delle sue creature, in particolar modo degli esserini piccoli piccoli (granchietti, gamberetti, nudibranchi) spesso snobbati da molti sub a scapito dei grandi pelagici. Ma permettetemi di garantirvi che Lembeh è davvero un luogo che non vi lascerà né indifferenti né delusi.
Per chi non lo conoscesse, o non ne abbia mai sentito parlare, Lembeh è un’isoletta lunga 10 km larga 2 a poche centinaia di metri dalla costa nordorientale dell’isola del Nord Sulawesi in Indonesia.
“Kecil dan indah” in lingua indonesiana significa “piccolo e bello”. Suona bene come motto per promuovere il turismo subacqueo proprio in questo stretto di mare. Piccola e bella questa isola le cui montagne ammantate di vegetazione lussureggiante sub tropicale scendono fin sulla costa lasciando poco spazio alla sabbia nera vulcanica nelle rare spiagge. Piccole e belle, anzi magnifiche, le creature marine dei bassi fondali che abitano la zona.
Al vostro arrivo non fatevi impressionare dal primo approccio a Bitung, il porto commerciale più grande di tutto il Nord Sulawesi, cittadina di partenza per tutti i resort dell’isola. Tipicamente asiatica, un po’ caotica, chiassosa e zeppa di motorini. Considerata la mancanza di sabbia corallina l’acqua appare scura; appena vi immergete in zona porto è probabile che rimarrete a “bocca aperta” e vi chiederete: “ma dove diavolo sono finito?”. Bottiglie, lattine, ciabatte e scarpe usate caratterizzano il fondale di alcune zone di immersione, ma non fatevi prendere dallo sconforto. Avvicinatevi a queste bottiglie, guardate dentro queste scarpe e rimarrete di stucco e capirete che la fama di questo sito è giustificata.
Qui la magnificenza della natura qui si sprigiona in tutta la sua stranezza e creatività: frog fishes arancio che “sbadigliano” sornioni all’ombra di magnifici spirografi; polpi tropicali per nulla timidi che si divertono a costruire le proprie case con conchiglie e gusci di noci di cocco; minuscoli gobidi dorati che proteggono le proprie uova appena deposte nel collo di bottiglie abbandonate; rari pesci scorpione di Ambon che si muovono lentamente tra morbide alghe; timidi pesci ago fantasma che cercano di mimetizzarsi tra i tentacoli di gigli di mare; e poi ancora decine di nudibranchi colorati e mimetici, gamberetti di Coleman su ricci di fuoco, piccole seppie dalla coda mozza dai riflessi blu metallici; gamberetti imperatore rosso vivo che camminano tranquilli sul corpo di oloturie ocra intenso.
Uovo di seppia
E non posso dimenticare le ovature di seppia al cui interno si possono osservare gli embrioni che si muovono: che emozione! Insomma, non a caso sono necessari libri interi per elencare i critters di Lembeh. E ogni anno qualche nuova creatura viene identificata. Non da ultimi il “mimic octopus” (Thaumoctopus mimicus), il wonder octopus (Wunderpus photogenicus) e il cavalluccio pigmeo di Pontohi (Hippocampus pontohi scoperti e descritti meno di 10 anni fa.
Subito prima di cena, Bintang alla mano, Paulo, la nostra esperta guida sub, ci affascina raccontandoci che le meraviglie sottomarine di questo posto sono state “scoperte” circa 20 anni fa da qualche intrepido turista subacqueo olandese. Pochi anni dopo sono arrivati gli americani e la sua fama è progressivamente aumentata. Lo ascolto assorto mentre parla della biodiversità dei fondali. “Una volta ogni immersione si vedevano 10 differenti tipi di frog fish, ora i tempi sono cambiati..”. Lo so, forse esagera un po’ per impressionarci ma penso non più di tanto. L’impatto umano, purtroppo spesso, su creature cosi delicate è spesso deleterio. Mi sorprendo a immaginare come potesse essere Lembeh molto tempo fa, quando qui era terra esclusiva di pescatori: se oggi la creature che popolano queste acque mi lasciano estasiato, figuriamoci 20 anni fa! Il mio paradiso.
Viene da chiedersi come mai questo braccio di mare di 300 metri di larghezza sia un posto tanto singolare e cosi ricco di forme di vita. La risposta sta in un mix di fattori: fondali che arrivano ad un massimo di 60 metri confinano a sud e a nord dell’isola con un oceano che scende a profondità notevoli (oltre i 1000 metri). Questa morfologia sottomarina sommata al caratteristico monsone che soffia da est per sei mesi all’anno, consente lo spostamento dell’acqua fredda piu’ profonda dalla parte nord molto che porta con se una grande quantità di nutrienti e di creature allo stato larvale. Ciò rende questo tratto di mare unico nel suo genere: pensate che a una manciata di miglia a nord da qui le isole di Gangga e Bangka si presentano come atolli maldiviani: acqua di un azzurro cristallino e sabbia abbagliante. Ma li, pur essendo posti meravigliosi, non troverete la biodiversità presente a Lembeh.
Se per gli amanti della macro Lembeh è una mecca cui non si può rinunciare, per tutti gli altri è un luogo unico, inconfondibile cha vi farà nascere quantomeno la curiosità di sapere di piu su tutte quelle piccole creature che fortunatamente abitano ancora i nostri oceani.
Ricordate: Kecil dan indah…
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