Fonte: Dan Europe
Dopo i recenti fatti di cronaca sportiva, l’opinione del DAN Training sull’uso di un indispensabile strumento salvavita, il defibrillatore.
Corpi giovani e atletici, al massimo della forma fisica e delle prestazioni agonistiche: niente sembrerebbe più lontano da ambienti ospedalieri e mortuari. A smentire questa illusione, la recente escalation di arresti cardiaci improvvisi che nel giro di un mese hanno colpito (spesso purtroppo in modo fatale) sportivi professionisti del calibro di Fabrice Muamba, centrocampista del Bolton sopravvissuto a un grave malore il 17 marzo, Vigor Bovolenta, campione di volley deceduto il 24 marzo durante una partita, e Piermario Morosini, il calciatore del Livorno morto in campo il 14 aprile.
Fatti di cronaca sportiva che hanno portato alla ribalta un oggetto prima pressoché sconosciuto al grande pubblico: il defibrillatore semiautomatico esterno o DAE. Indispensabile dotazione del Primo Soccorso, in Italia la sua presenza (e quella di soccorritori abilitati ad usarlo) non è ancora obbligatoria per legge in luoghi pubblici come i centri sportivi e commerciali, gli aeroporti e le stazioni, le scuole eccetera.
Eppure il fattore ‘tempo’ in incidenti come quelli elencati è fondamentale: “Oggi casi del genere son o sempre più frequenti, anche in persone al di sotto dei 35 anni”, conferma Guy Thomas, Director of Training and Operations del DAN Europe “e dimostrano quanto sia importante avere l’immediata disponibilità di utilizzo di un DAE, dato che per ogni minuto che passa, la possibilità di sopravvivenza diminuisce tra il 7 e il 10 per cento. Visto il tempo limitato di azione, diventa cruciale la presenza di soccorritori laici addestrati nelle manovre BLS-D (acronimo ottenuto dall’unione delle sigle BLS e DAE: Basic Life Support – Automated External Defibrillator). Un addestramento adeguato e di alta qualità, ‘rinfrescato’ da aggiornamenti periodici, può fare la differenza in un’emergenza. Purtroppo non è sempre facile convincere le persone a fare un corso di primo soccorso, per vari motivi: si pensa che questi incidenti non accadono spesso e che, nel caso, ci sarà sempre qualcuno in grado di soccorrere; altri non se la sentono di fare un corso BLS perché convinti che sia difficile. In realtà, ciascuno di noi può imparare a prestare soccorso e usare un DAE: le manovre sono semplici da imparare e ricordare, come ci dimostra la nostra esperienza ultradecennale nella didattica di corsi BLS e DAE in tutta Europa, rivolti a subacquei e non subacquei, a cui hanno partecipato oltre 15.000 persone negli ultimi cinque anni”. Cifre significative, ma ancora non equiparabili a quelli dei paesi in cui la disponibilità dei DAE è diffusa in modo capillare, come gli Stati Uniti, dove i relativi corsi di addestramento sono tenuti fin dalle scuole medie. Spesso inoltre, come nel caso Morosini ancora in corso di indagine, il problema maggiore non sta nella disponibilità dello strumento, ma nel fatto che apparentemente non sia stato usato.
“Ci sono ancora troppa ignoranza ed approssimazione su questo argomento”, ribadisce Massimilano Stirparo, Assistant Training Manager del DAN Europe, “ed è davvero spiacevole che se ne parli solo in occasione di fatti tanto tragici. La presenza dei defibrillatori in Italia infatti si sta diffondendo, mentre è ancora forte il dubbio su chi possa usarli. Da parte nostra, abbiamo esteso
l’attività didattica anche ad altri ambiti oltre alla subacquea, addestrando gruppi di Vigili del Fuoco, Carabinieri, Polizia, Guardia Costiera e Croce Rossa; tra le iniziative di formazione più recenti, mi piace ricordare quella che ha coinvolto la squadra del Nervesa Calcio. Un altro punto importante che vorrei sottolineare è che la defibrillazione praticata in situazioni di emergenza, con l’impiego del DAE da parte di personale sanitario non medico, nonché di laici, ovvero di personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardio-polmonare, non costituisce reato e rappresenta attività lecita. Riteniamo perciò che, se da un lato il servizio di emergenza medica territoriale che fa capo al 118 resta fondamentale per gestire e coordinare un progetto di defibrillazione precoce, dall’altro è necessario trovare delle misure che rendano più fluido il processo di accreditamento dei soccorritori laici. Tra questi ultimi, andrebbero rivalutati anche gli anziani, che facilmente possono trovarsi ad essere spettatori di arresti cardiaci improvvisi: con una formazione adeguata, è possibile valorizzarne il ruolo e l’impegno sociale. Obiettivi conseguibiliattraverso una forte azione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, lavorando alla realizzazione di un progetto di defibrillazione precoce sul territorio che preveda il coinvolgimento e il coordinamento di entità diverse: 118, forze dell’ordine ed altre istituzioni pubbliche”.
Per informazioni:
training@daneurope.org –
http://www.daneurope.org
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