Qualche settimana fa mi trovavo a Noli con altri amici per un’immersione da riva. In questa zona molti pescatori lanciano a decine di metri le loro lenze, da spiaggia e dalle scogliere.
Conoscendo bene il percorso sapevo che la probabilità di restare impigliati in una di queste lenze era tutt’altro che remota e per questo portavo con me una buona cesoia oltre ad un piccolo coltello.
La visibilità era limitata a circa 3-5 metri e solo in qualche punto si riduceva molto. Dopo una cinquantina di minuti ci stavamo riportando verso l’uscita quando davanti a noi una rete da pesca si allungava per decine di metri. La rete era molto sottile e non lasciava una via di passaggio, estendendosi dal fondo alla superficie. Fortunatamente in quell’occasione siamo riusciti a vederla in tempo e ad evitarla rientrando a riva, senza un’alternativa.
Il 21 Ottobre ritorna a galla la tragica storia di, Lorenzo Canini, sub morto impigliato in una rete da pesca abusiva il 3 Gennaio 2015. Lorenzo a 39 anni lasciava la moglie e un bambino piccolo (link).
Il pubblico ministero Ruggeri aveva chiesto il proscioglimento dei tre imputati. Ora
“Il GUP del tribunale di Bergamo, Federica Gaudino, ha rinviato a giudizio con l’accusa di cooperazione in omicidio colposo l’istruttore che era con Canini, F.B. 57 anni, di Bergamo, e i due pescatori, V.S., 57 anni, e L.S., 28 anni, padre e figlio di Monte Isola, che avrebbero piazzato le reti, per di più con una maglia fuori norma, in una zona vietata per la sicurezza dei bagnanti, proprio di fronte alla caserma dei carabinieri.” (link)
La notizia ci aveva colpiti particolarmente per la morte orrenda di un sub che deve essere rimasto intrappolato in una rete mortale da cui non riusciva a liberarsi.
Sui social si sono riaperte subito le discussioni ma, limitandoci ad augurarci che simili episodi non accadano più, attendiamo le decisioni del processo che inizierà il 1 Marzo 2018.