“The shark in the dark” – incontro con uno squalo durante un’immersione subacquea notturna
Palau Micronesia 2015
Sarebbe stata la sua prima immersione notturna e Angelica era comprensibilmente un po’ nervosa, così mi aveva chiesto di supportarla: “Non c’è niente di cui aver paura”, le assicurai, “le immersioni notturne sono fantastiche! Vedrai cose meravigliose e insolite. Come di giorno solo che, al buio, c’è in più la sorpresa. Non sai mai cosa ti appare nel cono di luce”
La preparazione prima dell’immersione notturna
Stavamo ripassando i segnali manuali durante il briefing pre-immersione e imparando come illuminarli con le nostre torce. Spiegai che gli occhi e l’attenzione del suo buddy non sarebbero stati tanto su di lei quanto sul punto in cui la sua torcia giocava sulla barriera corallina. Poteva però in ogni momento attirare l’attenzione del suo buddy, mia o di chiunque altro semplicemente facendo roteare la torcia.
“Beh, è molto più facile che a terra”, scherzò Angelica, “Seriamente, però,…come la mettiamo se nel cono mi appare uno squalo?
Come affrontare la paura degli squali durante un immersione notturna
Mi porgono questa domanda da ancor prima che diventassi istruttore e, ancora una volta, risposi che gli squali erano l’ultima cosa di cui un subacqueo deve preoccuparsi: “Generalmente hanno paura delle persone e fanno di tutto per evitare il contatto con i sub. Soprattutto di notte quando sono totalmente focalizzati sul procacciarsi cibo”. Così, ultimato il check, ci siamo tuffati.
L’inizio dell’immersione subacquea a Palau
Mentre nuotavamo nel buio, Angelica mi strinse forte la mano ed io ricambiai la stretta per rassicurarla. Una volta sulla barriera corallina e puntate le torce verso i coralli, le spugne, le gorgonie e tutto il reef così ben illuminati, si rivelarono sorprendentemente saturi di colore. Notammo subito una murena che nuotava liberamente e, poco più in là, un grosso granchio che, incurante della nostra presenza, continuò a cenare con le alghe. Più avanti una seppia, a sua volta alla ricerca di cibo, accarezzata dalla luce delle nostre torce, variò il suo manto dal marrone al viola al bianco al rosso, poi, con un ultimo sbuffo, si infilò in una fessura nella barriera corallina scomparendo. Ormai Angelica era rilassata ed affascinata da ogni sorpresa che la sua torcia le regalava.
Quando la sua bombola segnò 80 bar, ci voltammo e cominciammo a ripercorrere il reef a ritroso fluttuando nella leggera corrente per riguadagnare il nostro punto di ingresso. Puntando la luce verso la superficie mi accorsi che aveva cominciato a piovere: pensai, sorridendo di me, che ero contento di essere ancora sott’acqua…
L’incontro notturno con lo squalo
Mentre aggiravamo un enorme promontorio di corallo, vidi del movimento all’estremità del mio cono di luce………. Vidi? ………Era un abbaglio? No! Qualcosa c’era ed era grande!! Stava nuotando verso di noi attraverso l’oscurità e pareva enorme. Mano a mano che si avvicinava e la torcia riusciva ad illuminarlo meglio, riconobbi chiaramente la sagoma di uno squalo…….era almeno 2 metri! E puntava su di noi!
Come affrontare uno squalo in acqua
I corsi che ho seguito e l’esperienza mi hanno insegnato a trattare gli squali come si farebbe con un grosso cane: la tattica migliore è affrontarli di petto, fargli capire che non si ha paura; scappare ci trasforma automaticamente in prede ed è un palese invito ad essere inseguiti. Di fronte a questa determinazione, lo squalo girerà la coda e lascerà rapidamente la scena.
Con questa consapevolezza nuotai verso lo squalo e mi posi in posizione verticale: non esistono prede in natura che hanno questa posizione: i pesci nuotano orizzontalmente.
Lo squalo, però, probabilmente accecato dalla luce, continuò ad avanzare puntando dritto verso di me. Oramai era piuttosto vicino e, senza altra ulteriore opzione, allungai il braccio in avanti, brandendo la torcia come…..”scudo”???.
Un attimo prima della collisione, lo squalo virò bruscamente a sinistra e, con nostro totale ed assoluto stupore, invece di prendere il mare aperto, colpì violentemente la barriera col muso. Dopo un attimo di stordimento, con una pinnata violenta fece dietrofront, ci superò rapidamente e scomparve nell’oscurità.
La reazione di Angelica
Voltandomi indietro per fare il check del gruppo, vidi Angelica appiattita contro la scogliera ed il suo buddy che la teneva per impedirle di pallonare in superficie. Quando la tensione si è attenuata, ho scambiato i segnali di rito con lui e l’ho sostituito al fianco della neofita. Mi guardava con occhi incredibilmente spalancati: nella poca illuminazione delle torce aveva pensato fossi stato in qualche modo coinvolto nella mischia. Solo dopo ripetuti “OK” e forti strette di mano riuscì a riprendere una respirazione quasi normale e cominciammo pian piano la risalita. In barca, finalmente convinta che ero veramente illeso, si è lasciata finalmente andare ad una meravigliosa risata liberatoria dicendo “Pazzesco! Neanche sulle montagne russe tanta adrenalina!! Fantastico………….però non lo rifaccio.”
Re Tritone si è certamente divertito quella sera mettendoci di fronte ad una delle sue creature più potenti: ha confermato ancora una volta la forza illimitata del mare e quanto rispetto dobbiamo averne. Sempre.
Il mare e gli incontri inaspettati
Anche Angelica, passato il primo momento di comprensibile panico, ha ammesso di essersi divertita e, di notturne, ne ha fatte in seguito molte altre.
Nonostante sia soddisfatta e si diverta ogni volta, però, si lamenta che nessuna è più stata così eccitante così continuerà a raccontare sempre questa bella storia ……..fino al prossimo “incontro speciale”.
Che certamente, prima o poi, avverrà visto che non ne perde più una: anche lei, si è convinta che, fosse anche la milionesima immersione, ognuno di noi, più o meno esperto, può comunque incontrare l’inaspettato.
Di Andrea Piasentin – Senior Consultant di NOSYTOUR Diving Travel Concept
L’articolo è pubblicato su ScubaZone n. 52
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