Lo squalo martello è un animale molto particolare, con una morfologia che si discosta da quella degli altri squali ed alcuni comportamenti che sono decisamente diversi e costituiscono ancora oggi un mistero irrisolto.
Conosciuto già nei primi secoli dopo Cristo, era considerato una vera e propria belva, da temere ed evitare.
L’incontro in mare con lo squalo martello era considerato causa di grande sfortuna e la sua particolare morfologia fece nascere numerose leggende.
Ne sono conosciute diverse specie, con dimensioni medie di 200-250 cm, fino ai
600 cm del grande squalo martello Sphyrna mokarran.
Questo pesce nuota in aree tropicali e subtropicali e, a seconda delle specie, si trova in acque oceaniche, vicino alle barriere coralline ed anche in prossimità della costa, arrivando a nuotare in fondali bassissimi.
Lo squalo martello è presente nel mediterraneo?
Lo squalo martello è presente anche nel Mare Mediterraneo, diversi esemplari sarebbero stati segnalati nel Mediterraneo occidentale, vicino le coste spagnole, marocchine ed algerine (Sphyrna lewini, Sphyrna mokarran, Sphyrna zygaena). In Italia ci sarebbero stati avvistamenti nelle acque del Mar Ligure ed in Sicilia (Sphyrna mokarran, Sphyrna zygaena).
Perché si chiama squalo martello
Lo squalo martello deve il suo nome alla particolare forma della testa, appiattita ed allungata ai lati, che forma due espansioni laterali, le quali sono sostenute da importanti modifiche dello scheletro interno. La forma e la lunghezza del martello cambiano in base alle diverse specie.
Non è completamente chiara la funzione di questa particolare morfologia ed attualmente sono state formulate soltanto delle ipotesi. Si pensa ad un miglioramento sia a livello idrodinamico che ad un potenziamento dal punto di vista sensoriale.
Predatore infallibile
Il martello, essendo appiattito, aumenta la superficie della parte anteriore dello squalo e contrasta la spinta del corpo verso il basso durante il nuoto. Forse non a caso, fra tutti gli squali, lo squalo martello è il più agile e rapido e durante la caccia diventa un predatore infallibile. La presenza del martello aumenterebbe inoltre la percezione sensoriale: l’olfatto, la vista, la percezione delle onde di pressione e dei campi elettro-magnetici risulterebbero più efficienti e funzionali.
Le narici, poste alle estremità della testa appiattita, sono di dimensioni maggiori e più distanti tra loro rispetto a quelle di altre specie di squalo e darebbero una capacità olfattiva nettamente superiore. (Nota1)
Si riscontra infatti che in presenza di sangue in acqua o comunque pesci feriti ed agonizzanti, gli squali martello arrivino per primi nelle vicinanze.
Anche gli occhi si trovano alle estremità del martello e questa maggiore distanza favorirebbe la vista stereoscopica, con una capacità superiore di comprendere le distanze e le posizioni in acqua. (Nota2)
La linea laterale, organo sensoriale con il quale gli squali ed i pesci ossei percepiscono le onde di pressione, che corre lungo i fianchi dell’animale, continua nello squalo martello nella regione della testa ed anche in questo caso risulterebbe più funzionale. (Nota3)
Il sesto senso degli squali
Infine anche il sesto senso degli squali, quello che permette loro di percepire il campo elettro-magnetico degli organismi viventi, risulterebbe potenziato in quanto queste cellule sensoriali, le ampolle di Lorenzini, sono diffuse proprio nell’area della testa e quindi maggiormente presenti in questo pesce. (Nota4)
Durante la caccia è stato inoltre riscontrato l’uso del martello come vero e proprio strumento per stordire ed immobilizzare la preda prima di essere divorata (soprattutto Sphyrna mokarran).
Cosa mangia lo squalo martello
Gli squali martello si nutrono di pesci, squali di dimensioni più piccole, molluschi cefalopodi e crostacei.
Gli attacchi documentati a subacquei o apneisti sono molto pochi ed anche in presenza di esche lo squalo martello non si dimostra particolarmente aggressivo; rimane comunque una specie potenzialmente pericolosa a causa delle dimensioni e della poderosa dentatura.
Questi animali dimostrano di avere una vita sociale molto avanzata mentre di norma la maggior parte degli squali è solitaria ed i contatti sembrano essere ridottissimi.
Diverse specie di squalo martello infatti sono state osservate nuotare in grandi banchi, superando anche il numero di 500 esemplari. Questi avvistamenti avvengono nel Mare di Cortez, in Costa Rica, Colombia, Hawaii, Mar Rosso, Sud Africa, Australia, nel Mare della Cina Orientale ed anche nelle acque del Mediterraneo, nella zona dello Stretto di Messina e nel Canale di Sicilia.
Forse questi banchi così numerosi si formano per motivi difensivi, per proteggere gli esemplari di più piccole dimensioni, oppure per motivi riproduttivi. La realtà è che le cause non sono ancora ben note.
Come si riproduce lo squalo martello
Esattamente, la modalità di riproduzione degli squali martello è nota come viviparità placentale. Durante questo processo, il piccolo squalo si sviluppa all’interno dell’utero materno e, dopo aver consumato il proprio sacco vitellino, prende contatto con i tessuti materni attraverso una primitiva placenta, fino ad arrivare alla crescita completa ed al parto. Questa strategia riproduttiva consente agli squali martello di fornire una migliore protezione e sostegno alla crescita dei loro piccoli durante lo sviluppo, contribuendo alla sopravvivenza delle nuove generazioni.
Nello squalo martello Sphyrna tiburo sarebbe stata accertata anche una modalità di riproduzione asessuata: la partenogenesi.
Un esemplare femmina di Sphyrna tiburo ha infatti partorito, presso l’Henry Doorly Zoo, in Nebraska, non avendo avuto contatti con uno squalo maschio dalla sua cattura, tre anni prima.
Considerando che la capacità di conservare le cellule germinali maschili (spermatozoi) nella femmina dello Sphyrna tiburo non supera i 5 mesi, verrebbe confermata la nascita del piccolo squalo per partenogenesi, cioè la cellula uovo femminile si è sviluppata fino a formare appunto il piccolo squalo senza la fecondazione con uno spermatozoo maschile. (Nota5) (Fonte: “Hammerhead shark”, De Maddalena – Buttigieg)
Possiamo concludere dicendo che lo squalo martello dimostra di essere un eccellente predatore, ai vertici della catena alimentare, perfettamente evoluto ed adattato all’ambiente in cui vive e capace di rapporti avanzati con esemplari della stessa specie. Non è quindi una belva o un mostro da temere e su cui creare leggende ma un meraviglioso abitante del mondo sottomarino.
Nota 1 – Olfatto:
Le narici degli squali, sempre ben visibili sulla parte inferiore del muso, sono costituite da due canali a fondo cieco, con al termine delle cellule olfattive che analizzano la presenza di sostanze odorose disciolte in acqua. La sensibilità olfattiva degli squali è molto sviluppata, si pensa che possano individuare 1 parte di sangue in 100 milioni di parti d’acqua.
Nota 2 – Vista:
La vista degli squali, contrariamente al pensiero popolare, è molto sviluppata. La pupilla può restringersi o allargarsi in base alla quantità di luce, ed in molti squali è presente, dietro alla retina, il tapetum lucidum, una serie di placche riflettenti che amplificano la luce e permettono la vista anche di notte.
In condizioni di forte illuminazione il tapetum lucidum viene oscurato, per non abbagliare la retina e provocare danni anche irreversibili.
Nota 3 – Linee laterali:
Le linee laterali, una per ogni fianco dello squalo, sono costituite da cellule sensoriali che danno all’animale la capacità di percepire le onde di pressione dovute ai movimenti dell’acqua.
Nota 4 – Ampolle di Lorenzini:
Le Ampolle di Lorenzini sono degli organi che prendono contatto con l’esterno attraverso piccoli e numerosi forellini, presenti soprattutto nella regione del capo, pieni di una sostanza gelatinosa conduttrice, in comunicazione con terminazioni nervose. In questo modo lo squalo ha la capacità di percepire i campi elettrici generati dagli animali (quindi di individuare anche prede sotto la sabbia) e probabilmente riconoscere la propria posizione rispetto al campo magnetico terrestre.
Nota 5:
Negli squali la femmina, dopo la fecondazione, può conservare gli spermatozoi del maschio per un tempo molto lungo, che può arrivare fino a 2 anni, come nel caso dello squalo gattuccio Scyliorhinus canicula.
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