Autore: Marco Angelozzi – www.prionace.it
“Sonnolento con la testa piccola”.. è questo il significato del nome scientifico Somniosus microcephalus, ma in realtà lo squalo della Groenlandia si rivela tutt’altro che una pigra e lenta creatura abissale. Anche per questo animale infatti, sono possibili, a dispetto del suo nome, potenti e veloci scatti per catturare le prede e resistenza e tenacia nella caccia.
Lo squalo della Groenlandia è uno dei pochi squali, se non l’unico, che nuota nelle acque gelide dell’Atlantico del nord e nelle regioni artiche. Può arrivare fino alle coste della Francia e del Portogallo ed alcuni avvistamenti lo farebbero essere presente anche nel sud Atlantico, vicino all’Argentina e nelle regioni antartiche. A causa delle difficoltà di osservazione in natura (acque artiche profonde a temperature prossime allo zero e con visibilità quasi inesistente) sono ancora poche le informazioni sulla biologia e sul comportamento di questo grande squalo.
Lo squalo di Groenlandia infatti raggiunge notevoli dimensioni, quelle medie vanno dai 240-400 cm fino ad un massimo di 640 cm (viene ritenuta possibile la dimensione massima di 730 cm).
Un vero e proprio gigante delle regioni polari, di colore grigio-marrone, abbastanza uniforme, con a volte delle puntinature e acchie più chiare sul dorso. Un eccezionale adattamento evolutivo permette a questa creatura marina di vivere tranquillamente in acque con temperature che vanno dagli 0.6 ai 12 gradi centigradi e di inabissarsi fino a 1200 m di profondità (durante i mesi invernali più vicino alla superficie, in estate tra 180-550 m).
Il muso dello squalo di Groenlandia è corto e arrotondato e gli occhi sono piccoli. Le due pinne dorsali sono arretrate e senza spine, la pinna anale è assente. Anche le pinne pettorali e ventrali sono di piccole dimensioni mentre la pinna caudale è abbastanza sviluppata, sia il lobo superiore che quello inferiore.
Le fessure branchiali sono decisamente piccole e questa caratteristica suggerisce che lo squalo di Groenlandia, pur dotato di potenza e possibilità di brevi scatti veloci per cacciare, per la maggior parte del tempo nuoti in maniera lenta e costante, con un minimo consumo energetico.
I denti sono diversi nelle due arcate, in quella superiore sono sottili e appuntiti, mentre in quella inferiore più larghi, resistenti, con la cuspide (punta) spostata verso l’esterno. Lo squalo di Groenlandia si nutre sia di carcasse di mammiferi marini che di vere e proprie prede, da inseguire e catturare, come pesci ossei, foche e focene.
La vista non sembra essere molto sviluppata, gli occhi infatti sono piccoli e nelle profondità medie in cui questo squalo nuota la luminosità è quasi assente.
Oltre a questi elementi, in una grande percentuale di squali di Groenlandia, uno dei due occhi viene attaccato da un parassita specifico, il copepode Ommatokoita elongata. La femmina adulta di questo parassita, lunga circa 5 cm, si ancora nella cornea dell’occhio dello squalo, portando ad una quasi totale cecità per quel campo visivo. Sono rari gli esemplari di squalo di Groenlandia in cui tutti e due gli occhi sono parassitari da Ommatokoita elongata.
Nonostante questo importante disturbo alla vista l’animale non sembra risentirne, affidandosi per la predazione ad altri efficientissimi sensi (olfatto, elettrorecezione).
Risulterebbe addirittura che il parassita Ommatokoita elongata sia in gradi di emettere una bioluminescenza che potrebbe attirare le prede proprio nella bocca dello squalo di Groenlandia, prede attirate da una piccola luminescenza nelle buie e gelide profondità dell’artico. (tuttavia attualmente non esistono prove scientifiche che confermino questa teoria)
La riproduzione di questo squalo sembra essere vivipara aplacentata.
I nativi della Groenlandia lo hanno pescato a lungo per utilizzarne l’olio del grande fegato, ricchissimo di vitamina A ed anche per la carne, che risulta commestibile se seccata, tossica, addirittura velenosa, se mangiata fresca.
La pelle veniva spesso utilizzata per confezionare stivali, evidentemente molto resistenti e i denti, soprattutto quelli dell’arcata inferiore, venivano trasformati in efficienti rasoi per capelli. Lo squalo di Groenlandia non è considerato pericoloso per l’uomo, soprattutto perché sarebbe davvero raro un incontro con questa creatura abissale nelle acque artiche, ma le sue grandi dimensioni spingerebbero comunque ad estrema cautela in un eventuale contatto diretto.
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I Copepodi appartengono alla classe dei Crostacei, sono molto numerosi e vivono in ambienti acquatici, sia marini che d’acqua dolce. I Copepodi parassiti di pesci (ossei e cartilaginei) generalmente attaccano pelle e branchie dei loro ospiti
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Nella riproduzione degli squali: circa il 30% degli squali ha una riproduzione ovipara, cioè la femmina depone le uova nell’ambiente esterno, racchiuse da una capsula cornea protettiva; circa il 50% ha una riproduzione vivipara aplacentata, cioè la femmina trattiene le uova all’interno degli uteri e i piccoli, dopo essersi nutriti del sacco vitellino, escono all’esterno completamente formati; il rimanente 20% ha una riproduzione vivipara placentata, dove il piccolo squalo è in contatto con la madre attraverso una primitiva placenta e dopo aver completato lo sviluppo esce all’esterno. Anche in questo ultimo caso è presente un piccolo sacco vitellino che, una volta riassorbito, contribuisce a formare la placenta.
Nella riproduzione vivipara aplacentata possono manifestarsi due situazioni particolari:
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oofagia, quando i piccoli di squalo, nell’utero materno, una volta utilizzato il sacco vitellino, si nutrono di uova non fecondate che la madre continua a produrre.
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adelfofagia, quando i piccoli di squalo, uno per ogni utero materno, si nutrono dei “fratelli” (cannibalismo intra-uterino) e quindi nascono soltanto due piccoli.
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Bibliografia: “Sharks & Rays, Elasmobranch Guide Of The World”. Ralf M. Hennemann, – “Sharks of the world”, Leonard Compagno, M. Dando, S. Fowler,
– Florida Museum of Natural History, Dipartimento di ittiologia
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