31 ottobre: 15 miglia al largo di Rimini due pescatori vedono emergere accanto alla loro barca la pinna di un grande squalo, che si trattiene nelle vicinanze, si lascia filmare per bene, si allontana con molta calma. Potrebbe essere uno squalo bianco, anche secondo gli esperti che vedono il filmato.
Pochi giorni dopo due pescatori subacquei si stanno preparando per un’immersione a 350 m da terra, al largo di Fano, quando si trovano davanti un grosso squalo (7 metri, secondo i pescatori, probabilmente lo stesso visto a Rimini). Immersione abortita, ovviamente.
Devo confessare due cose. La prima è che provo un poco di invidia per chi ha vissuto questa esperienza. E sono convinto che molti tra i sub capiranno e condivideranno la mia invidia.
Lo squalo ci fa paura, è uno dei pochi predatori rimasti al mondo che in teoria ci può mangiare. Sappiamo bene che noi umani non siamo la sua preda abituale, anzi siamo una preda molto occasionale, se è vero che annualmente 4 o 5 umani muoiono a seguito dell’attacco di uno squalo contro un centinaio di milioni di squali uccisi dall’uomo con le più varie motivazioni (principalmente per farne cibo). Però noi umani, che abbiamo eliminato la predazione dalle cause di morte, che siamo uccisi invece dall’aria che respiriamo o da un’auto impazzita, evidentemente conserviamo da qualche parte il ricordo atavico di quando eravamo soggetti a predazione, e la cosa ci fa ancora paura. Chiusa parentesi, so che molti tra i sub mi capiranno se dico che, al diavolo la paura, l’esperienza diretta di trovarsi a tu per tu col Predatore con la P maiuscola deve essere impagabile…
L’altra confessione: ho cercato su internet articoli che presentassero lo squalo come il mostro assetato di sangue, che minaccia gli innocenti bagnanti, e sono quasi deluso nell’ammettere di non aver trovato (in questo caso) niente del genere. È stata sentita l’opinione, puntuale ed equilibrata, di veri esperti, la Capitaneria di Porto locale ha sconsigliato la balneazione e la pratica di attività ludico-sportive in mare di qualsiasi tipo, in solitaria e con indebito e inopportuno allontanamento dalla costa. Tutte cose molto sensate, che non mi sento in nessun modo di criticare. I testimoni oculari esagerano probabilmente nella valutazione della lunghezza, 7 metri, che vorrebbe dire un individuo enorme anche se sarà confermato che si trattava di uno squalo bianco, ma tutto sommato l’errore di sopravvalutazione sarebbe umano.
Nel 2013, in un mio romanzo (Scilla, in vendita qui), parlavo del viaggio di una femmina di squalo bianco per il Mediterraneo, mettendo in risalto la reazione isterica dei media nel puntare il dito contro il mostro marino (Scilla), nello sbattere il mostro in prima pagina. Non ero fuori dal mondo: fino a poco tempo fa l’avvistamento di uno squalo molto grande, probabilmente uno squalo bianco, avrebbe causato un fiorire di titoli sul mostro. Adesso lo squalo viene quasi esibito con orgoglio, come un testimonial dell’acqua pulita. L’atteggiamento della nostra specie verso gli squali in generale sta cambiando, lentamente ma stabilmente.
Lo squalo bianco, è normale.
Un’ultima annotazione: lo squalo bianco, specie cosmopolita di acque temperate, è raro in Mediterraneo ma vi è stato segnalato. Segue i circuiti migratori dei tonni, che dal canale di Sicilia (zona dove si registrano gli avvistamenti più frequenti) lo possono portare in Tirreno o in Adriatico. Vedi Lo squalo bianco nei mari d’Italia. Insomma, è plausibile che uno squalo bianco sia stato avvistato a Rimini e Fano, che spinto dalla fame si sia avvicinato alla barca dei pescatori e a riva, ma per me la vera notizia è che la cosa è vista e descritta (finalmente) come un fatto quasi normale. Evviva! Resta da fare tanto lavoro, ma cominciano a vedersi i frutti.