Si è parlato, su questo portale e sul relativo forum, di sicurezza in Mar Rosso ed a Sharm el Sheikh. Personalmente ritengo che la formazione mentale di una persona costituisca l’elemento determinante in tema di sicurezza. Se poi viene supportata da schemi adeguati e tecnologia, il quadro è completo.
La prevenzione e la gestione degli incidenti investono tutti gli aspetti della nostra vita, dagli elettrodomestici alle compagnie aeree. L’obiettivo comune è quello di schiacciare il fattore di rischio ad un numero vicino allo zero, o comunque ridurlo a percentuali comunemente accettabili. Nel valutare il livello di sicurezza intrinseca di una compagnia aerea si osservano numeri giganteschi: milioni di ore di volo/incidente. Così dovrebbe essere fatto per la subacquea, o per le destinazioni subacquee. Nelle due interviste che seguono ho raccolto per Scubaportal numeri ed opinioni. Il lettore potrà trarne un suo personale convincimento.
La prima intervista è stata rilasciata dal Camel Dive Club, un diving con una memoria storica dei tempi in cui la sicurezza era rappresentata da un VHF malconcio, una bombola d’ossigeno, l’aiuto delle altre barche e la testa del divemaster.
La seconda intervista è stata rilasciata dal Search And Rescue Team. Operativo dal 2001, il SAR ha basi a Hurghada, Safaga, Dahab, Sharm el Sheikh. E’ membro dell’ILF, International Lifeboats Federation.
Simone Pelucchi è a Sharm da quindici anni, ed è il Diving General Manager del Camel: più sedi a Sharm, anche nove barche in mare nei mesi di punta, decine di istruttori che insegnano centinaia di corsi all’anno, tecnici e ricreativi.
D: – Secondo te, sono tanti gli incidenti subacquei a Sharm? –
R: – Onestamente a me non sembra, ma i numeri dovremmo chiederli al Search And Rescue. La sicurezza a Sharm dovrebbe essere semmai aumentata: abbiamo equipaggi più attenti, telefoni cellulari, ed il Search And Rescue: queste cose prima non c’erano. Ma soprattutto il SAR, è stato un passo avanti gigantesco riguardo alla sicurezza generale in mare, non solo subacquea. Comunque credo che la nascita di tantissimi diving centre, la guerra, dei prezzi abbiano di fatto aumentato il divario qualitativo tra i diving di Sharm. Ma se paragoniamo gli standard di sicurezza condivisi dalla maggior parte dei diving di qui, con quelli adottati in altre regioni del mondo, beh, Sharm dovrebbe essere più sicura. In alcuni Paesi non richiedono i brevetti ai subacquei, li mandano in acqua senza la guida, o senza un briefing… non hanno radio, né ossigeno a bordo. Sono tutte cose abbastanza lontane dal modo in cui si lavora qui. –
D: – da cosa dipendono, secondo te, gli incidenti dal punto di vista dell’industria subacquea?-
R: – Premesso che il fattore rischio = 0 non esiste, esistono misure, procedure che ne minimizzano l’eventualità.
Ci sono comunque molte cause che non puoi controllare, come la disidratazione, per esempio, che conosciamo tutti come la maggior concausa della DCS, almeno quaggiù. Altre cause, invece potrebbero essere tenute sotto controllo.
Ci sono diving centres, per esempio, che per paura di perdere il cliente sono disposti a dire sempre di sì, accontentandolo su profondità pericolose, su immersioni in punti o in condizioni non adeguati al suo livello di esperienza. Bisogna stare attenti ai diving centres che costano enormemente meno rispetto ai normali prezzi di mercato. Per ottenere un profitto devono tagliare le spese, e nel farlo espongono spesso il subacqueo e loro stessi a dei potenziali rischi. Un altro punto dolente riguarda la facilità con la quale alcuni istruttori rilasciano brevetti. E questo certo non giova alla sicurezza della subacquea in generale, non solo di Sharm.
D: – Una grande organizzazione come la vostra, come si comporta per garantire la sicurezza dei sui subacquei? –
R: – Ci affidiamo ad una serie di procedure. Per esempio controllando sempre il livello di esperienza del subacqueo, indirizzandolo su immersioni adeguate al suo livello, imponendo il sistema di coppia, rispettando gli standard delle immersioni sia tecniche che ricreative e avendo piccoli gruppi per ogni guida
Concediamo autonomia solo ai subacquei esperti, dopo una nostra valutazione. Ovviamente li controlliamo. Se sgarrano, non fanno piu’ immersioni con noi. Il sub va responsabilizzato ed un buon briefing e’ sempre alla base di una buona immersione.-
D: – e riguardo allo staff, come vi regolate? –
R: – Ci tengo ad iniziare precisando che noi non abbiamo mai utilizzato gli ‘alla pari’. Questo è un lavoro faticoso, di grande responsabilità: cii vogliono dei professionisti, i professionisti devono essere pagati.
Per avere maggior controllo su di una grande struttura abbiamo creato differenti livelli di staff, con differenti gradi di responsabilità e di supervisione, dal permanent al senior permanent, al free-lance. Abbiamo introdotto un training obbligatorio di 5 giorni più uno di valutazione finale per ogni staff che chiede di lavorare da noi. E’ un addestramento gratuito e non retribuito, per il quale abbiamo prodotto anche dei manuali. Il candidato viene valutato nella gestione della barca, nella gestione del cliente e della logistica, nella sua attitudine con clienti e colleghi, e per ultimo in uno scenario rescue. Superate queste prove il candidato viene messo in barca ma solo come seconda guida, quindi la supervisione di fatto non finisce mai.
Grazie a questo modus operandi rispetto alla statistica fornita dalla DAN noi del Camel siamo 400 volte più sicuri della media subacquea mondiale. –
D: – Gli ultimi fatti di Elphistone, hanno focalizzato l’attenzione su d’un tipo di incidente. In 20 anni di attività avete mai perso nessuno in acqua?-
R: – Mai. Questo posso affermarlo con certezza. –
Sameh Halawa è il Managing Director della base S.A.R. (Search And Rescue) di Sharm El Sheikh. Il SAR è accreditato presso il Consolato britannico, l’Ambascita Francese, il Console Onorario Italiano, i Governatorati del Sinai e del Mar Rosso, il CNR (Centro Nazionale Ricerche) di Pisa. Il SAR partecipa anche a progetti di conservazione marina, ricerca scientifica e ambiente, pattugliando aree protette per conto del Parco Marino di Ras Mohammed.
D: – Mr. Sameh, di quali mezzi dispone il SAR a Sharm El Sheikh?
S.Halawa: – Disponiamo di tre gommoni da 6 mt. a chiglia rigida inaffondabile, con 5 camere d’aria. Ogni imbarcazione è equipaggiata con defibrillatore, una barella agganciabile dagli elicotteri, air splint per fratture, aspiratore, un kit O2 DAN con erogatore MTV 100, un kit MFA completo, e tutte le dotazioni di navigazione standard che includono anche: visori notturni, VHF, bussola, GPS, chart plotter, telefoni cellulari e satellitari. Le nostre imbarcazioni possono raggiungere i 42 nodi e portare a bordo 170 litri di carburante, più 90 di riserva. Sono mezzi completamente attrezzati per una MEDEVAC (Evacuazione Medica), l’equivalente marino di un’ambulanza (ICU) attrezzata per Cure Intensive. I tre membri d’equipaggio per imbarcazione sono qualificati ed addestrati secondo i migliori standards internazionali. Per la ricerca di dispersi in mare possiamo chiedere l’appoggio ed il coordinamento dell’elicottero dell’MFO (Osservatori delle Forze Multinazionali). Il nostro unico limite è il mare forza 6. –
Ndr: Queste condizioni sono eccezionali in Sharm el Sheikh, la Polizia Marina e la Guardia Costiera chiuderebbero i porti turistici molto prima che la tempesta raggiungesse questa intensità.
D: – Quanto impiegate a raggiungere un luogo d’incidente in mare?-
S.Halawa: – Impieghiamo al massimo 22 minuti per Tiran, 15 per Ras Mohammed.-
D: – Da esperto soccorritore, cosa pensi del livello medio di sicurezza nella subacquea a Sharm?”
S.Halawa: – Sharm è una destinazione subacquea fortunata: le condizioni del mare non sono mai eccessive, la visibilità è buona, la temperatura è piacevole tutto l’anno, e gli operatori locali possono scegliere tra decine di punti d’immersione idonei all’esperienza dei loro subacquei, dai principianti agli esperti. Tutti questi fattori fanno di Sharm una destinazione a livello mondiale. –
D: – Quante chiamate ricevete al giorno?-
S.Halawa: – Dipende… oggi, per esempio, sono esattamente 40 giorni che non ci chiamano! – Sameh mi mostra le statistiche pubblicate sul sito web del SAR – Rispondiamo a differenti tipi di chiamata, dai problemi di conservazione marina a barche in difficoltà. Gli incidenti subacquei incidono dal 30 al 35% sul totale dei nostri interventi.–
D: – E in un anno? Quante chiamate d’intervento? –
S.Halawa: – L’anno scorso 140 interventi, dei quali 45 per incidenti subacquei. Secondo il Ministero del Turismo Egiziano, Sharm, negli ultimi 8 anni ha ospitato una media di 350.000 subacquei all’anno, che effettuano una media di 2.500.000 immersioni l’anno. In ogni caso i nostri numeri non comprendono alcune emergenze occorse dalla riva, né i trattamenti iperbarici totali. Come sai la MDD può svilupparsi parecchie ore dopo.–
Ndr: durante la conferenza sul Progetto BLUE a Sharm, ci è stato divulgato il numero dei trattamenti iperbarici occorsi a Sharm, Dal 1995 al 2003 i casi totali sono stati 547, ovvero: 68,4 trattamenti di media in un anno. Parte di questi casi sono già stati conteggiati dalle statistiche SAR.
D: – Se consideriamo l’enormità del numero dei subacquei, la percentuale degli incidenti diventa un numero davvero microscopico. –
S.Halawa: – Credo di sì, paragonando le statistiche del DAN con quelle di Sharm El Sheikh… questo posto mi sembra abbastanza sicuro per le immersioni. –
D: – A questo punto mi domando: su quali fondi si regge in piedi il SAR? –
S.Halawa: – Molti diving centres ci sostengono con una membership, ma non abbiamo mai rifiutato di intervenire per un’emergenza vitale. Copriamo parecchie aree di intervento per conto di grosse società e del Governo: non ultimo quello che percepiamo dalle assicurazioni. Premesso che se in un caso di vita in pericolo interveniamo comunque, le assicurazioni dovrebbero coprire in teoria il 40% dei nostri interventi… –
D: – Dovrebbero…? –
S.Halawa: – Purtroppo abbiamo il 40% di insoluti con istituti assicurativi russi ed italiani, ma soprattutto russi. A volte si rifiutano e basta, altre volte, credo… non capiscano che noi siamo un servizio d’emergenza.
I loro assistiti non hanno fatto un giro in gommone, né erano dispersi nel mezzo dell’Oceano Indiano. Spesso giocano sull’equivoco del nostro nome: noi non ci occupiamo solo di ricerca e recupero, un tipo di copertura che può essere esclusa da certe clausole, ma soprattutto di assistenza medica in mare e di evacuazione, delle vere e proprie ambulanze del mare! –
D: – E… la DAN? –
Sameh: – Ci conoscono bene, sanno di cosa ci occupiamo: mai un problema. Ad ogni modo: vantiamo contratti con importanti società petrolifere, come la BP, sosteniamo parecchi eventi quali i record del mondo in apnea e trimix, abbiamo collaborato con imprese dello stampo della Comex. In questo modo riusciamo a svolgere bene il nostro compito, a mantenere l’industria turistica marina di Sharm un luogo sicuro: la nostra vera gratificazione è salvare vite umane in mare, e per sostenere la sicurezza in Mar Rosso, noi ci siamo sempre. –
Numeri di Sharm El Sheikh
n° medio di subacquei all’anno: 350.000
n° medio di immersioni all’anno: 2.500.000
interventi/anno SAR (incidenti
subacquei in generale) : 45
media casi trattati in camera
iperbarica all’anno (1995 – 2003) : 68,4
incidenza DCS % su immersioni = 0,0000274%
DAN
Incidenza DCS su 10.000 immersioni all’anno: da 2 a 5 casi
Incidenza morte su 100.000 subacquei
(1997 – 2004) all’anno: da 11 a 18 casi.
Incidenza DCS % su immersioni = 0.00035%
Info: www.redseasar.org
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