Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Antiquity ha rivelato dettagli significativi su un antico tempio nabateo scoperto lungo la costa di Pozzuoli, fornendo nuove intuizioni sulla storia e il commercio dell’area.
Nel 2023, lungo la costa di Pozzuoli, archeologi hanno scoperto un tempio sommerso risalente a circa 2.000 anni fa, costruito dalla civiltà nabatea. Questo ritrovamento ha fornito una preziosa testimonianza storica sulla presenza dei Nabatei fuori dal Medio Oriente e ha gettato nuova luce sulle attività commerciali dell’area.
La scoperta del tempio sommerso
La scoperta del tempio sommerso è stata il frutto di una mappatura del fondale effettuata da un team di ricercatori nel 2023. Situato al largo della costa di Pozzuoli, l’antica Puteoli (attuale Pozzuoli), questo tempio rappresenta uno dei primi esempi conosciuti di una costruzione nabatea al di fuori del Medio Oriente. I Nabatei, originari dell’Arabia settentrionale, sono noti soprattutto per la costruzione di Petra, il celebre sito archeologico giordano noto anche come “Il Tesoro” e reso famoso dal film “Indiana Jones e l’ultima crociata”.
Secondo Michele Stefanile, uno degli autori dello studio pubblicato sulla rivista Antiquity, «per me questa è stata una delle scoperte più inaspettate». Il tempio era stato sommerso e nascosto per secoli sotto strati di magma, a causa della intensa attività vulcanica della zona. Durante la campagna di esplorazione, il team ha individuato due stanze principali del tempio, una delle quali conteneva due altari di marmo, testimonianze della pratica religiosa nabatea.
La funzione del tempio e la presenza nabatea a Puteoli (attuale Pozzuoli)
Il tempio era dedicato a Dushara, il dio principale della religione nabatea, come indicato dalle iscrizioni in latino presenti sui blocchi di marmo, tra cui la frase Dusari sacrum, che significa “consacrato a Dushara”. Gli archeologi ritengono che il tempio avesse una funzione non solo religiosa, ma anche commerciale e sociale. Come affermato dallo storico Steven Tuck, «Nabatei sarebbero stati attratti qui e avrebbero portato con sé le loro pratiche religiose», stabilendo così una base per i commerci e il culto.
Durante il periodo di maggiore attività, Puteoli (attuale Pozzuoli) era uno dei porti più importanti del Mediterraneo, attirando mercanti da tutto l’impero romano. I Nabatei, grazie alla loro posizione geografica strategica e alle relazioni con Roma, avevano stabilito rotte commerciali che si estendevano fino all’Italia, dove commerciavano beni di lusso come oro, avorio e profumi.
La presenza del tempio nell’area portuale suggerisce che la comunità nabatea partecipasse attivamente alle attività economiche locali, creando un centro di scambio e garantendo una certa autorità alle loro pratiche commerciali.
Architettura e particolari del tempio
Il tempio, costruito in stile romano su un piano rettangolare, presentava due stanze principali e un accesso al vicus Lartidianus, un’area dedicata agli scambi commerciali tra stranieri. Le pareti delle stanze erano realizzate in stile romano e adornate da lastre di marmo con incisioni dedicate al dio Dushara. Questo mix di elementi architettonici romani e nabatei è a riprova dell’influenza culturale reciproca tra le due civiltà, favorita dalla posizione strategica di Puteoli (attuale Pozzuoli) come crocevia di culture e commercio.
Gli archeologi hanno evidenziato come la costruzione del tempio sia stata resa possibile grazie al periodo di relativa libertà e indipendenza goduto dai Nabatei prima dell’annessione del loro regno da parte dell’Impero Romano nel 106 d.C. L’amicizia con Roma e l’autonomia del loro territorio madre permisero alla civiltà nabatea di espandere i propri interessi commerciali fino alle coste italiane.
Il declino del commercio nabateo e la fine del tempio
Con l’annessione del regno nabateo da parte dell’imperatore Traiano nel 106 d.C., molte delle rotte commerciali tradizionali furono assorbite nella rete controllata dallo stato romano. Questo cambiamento ebbe un impatto significativo sulle attività dei Nabatei, limitando le loro iniziative economiche e segnando il declino del loro piccolo monopolio commerciale. «La riduzione dei commerci dei Nabatei e la fine del loro piccolo monopolio sono forse le spiegazioni più semplici per la fine del santuario», affermano gli autori dello studio.
Il tempio rimase sepolto per secoli sotto strati di magma causati dall’attività vulcanica della zona, che ne modificarono anche la costa e resero inutilizzabili alcune parti dell’isola di Pozzuoli.
Solo nel 2023, grazie alle moderne tecnologie di mappatura subacquea, è stato possibile riscoprire questa testimonianza storica e ricostruire parte della storia dei Nabatei in Italia.
Testimonianza del passato del Mediterraneo
Il tempio non era solo un luogo di culto, ma anche un punto di riferimento per i mercanti stranieri, un simbolo di scambio e collaborazione tra diverse civiltà. La sua esistenza conferma la presenza di una comunità nabatea attiva nella regione tra il 31 a.C. e il 14 d.C., un periodo in cui i Nabatei godevano di buone relazioni con Roma.
Grazie alla collaborazione tra archeologi e storici, il tempio di Pozzuoli può ora essere studiato come simbolo dell’incontro tra culture e della complessa rete di commerci che ha caratterizzato il mondo antico.
Articolo originale di Michele Stefanile, Michele Silani e Maria Luisa Tardugno: The submerged Nabataean temple in Puteoli at Pozzuoli, Italy: first campaign of underwater research
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