Autori testo: Flavia Boni e federico marietti
Autore foto: Flavia Boni
Tra sogno e realtà
C’è un piccolo angolo di paradiso in ogni parte del mondo ma
senz’altro l’Africa ne nasconde di più almeno per chi non ha un approccio
superficiale a questo continente.
Questa terra selvatica possiede un’isola, la quarta del mondo per dimensioni,
che non basterebbe forse una vita intera a vedere tutta. Un enorme lembo di
verde e montagne a est della Tanzania che si avvicina molto all’idea di Eden che
hanno in tanti.
Madagascar, dal malgascio, la lingua madre di chi ci vive, vuol dire “terra
della gente”.
Punto d’approdo per chi atterra dall’Italia con il volo charter dell’ “air italy”
è Nosy Be scambio turistico e capitale del nord del Madagascar.
Quello da aprile a ottobre è il periodo migliore per i
viaggi, la temperatura esterna si aggira intorno ai 28 gradi quella dell’acqua
ai 25.
Qui sorgono i villaggi dei tour operator italiani, ma qui c’è soprattutto un
porto caotico dove è possibile essere trasportati con pochi soldi in piccole
oasi ricoperte di palme e avvolte dal canale del Mozambico.
Prima di dedicarsi però alle immersioni, alla ricerca delle balene, dei delfini
e delle meravigliose creature che popolano queste acque sarebbe un peccato non
spendere qualche giorno sulla terraferma.
Delfini al largo di Ankozoberavina
Sempre dal porto di Nosy Be con 20 minuti di aereo si arriva
a Diego Suarez, famosa per le sue baie considerate fra le più belle del mondo.
Una delle quali ha anche un Pan di Zucchero che si erge di fronte alla spiaggia.
Da Diego partono i tour per i parchi nazionali da visitare obbligatoriamente con
le guide del posto.
A 30 kilometri e poco più di jeep, da percorrere attraverso i caratteristici
villaggi locali, si arriva alla montagna d’Ambre, un promontorio circondato da
una fitta vegetazione interrotta solo dalle cascate e nella quale scorrazzano le
specie endemiche del Madagascar: fossa, lemuri e camaleonti colorati, compresi
quelli che si fatica a vedere a occhio nudo.
Una tappa la merita poi la riserva di Ankarana famosa in
particolare per i Tsingy, formazioni rocciose di calcare a forma di punte,
esistono solo in Madagascar e sono scolpite da una lenta erosione lunga 400
milioni di anni. A volte le rocce sono state invece scavate in caverne. Angusti
cunicoli percorribili con torce nei quali risiedono migliaia di pipistrelli,
spettrali ma docili.
Dai lodge della riserva ci si può spostare, sempre in auto, fino ad Ambanja,
città ricca di mercati e caratteristica per le sue piantagioni.
Pedalando tra i sentieri sarà possibile scoprire l’origine di dolci sapori come
la vaniglia e il cacao, seguire l’odore del caffè e quello piccante del pepe o
particolare delle numerose spezie.
Prima di far ritorno a Nosy Be è necessario passare per il porto di Ankify dove
è consigliato fermarsi almeno un giorno.
Solo il tramonto nella baia alle spalle del promontorio vale
la fermata come le passeggiate lungo le rive ma attenzione alle maree, in
Madagascar possono fare brutti scherzi. Figuriamoci invece l’incontro con
centinaia di bambini dei villaggi locali. Qui è nata la missione di una coppia
di sposi francesi che ha investito, senza scopo di lucro, nel futuro dei piccoli
abitanti dell’area. C’è una scuola in costruzione e un progetto di crescita
culturale (www.madilo.org).
Con le imbarcazioni locali, autobus su mare o una più costosa alternativa
privata, si torna a Nosy Be dove finalmente è arrivato il momento di esplorare
il blu mare.
…l’isola di Ankazoberavina e le balene.
Ad appena 45 minuti di barca dalla baia di Nosy Be, sorge
Ankazoberavina che in malgascio vuol dire “alberi dalle grandi foglie”.
600 metri quadrati di isola in un natural sauvage di 8 bungalow nascosti tra gli
alberi di cocco, al di fuori dei quali esiste solo forma di vita animale.
Li gestisce un italiano che tiene lontano il consumismo in favore dell’ecologia:
Max Felici, lo riconosci perché è l’unico all’aeroporto senza un cartello con i
nomi dei clienti o del tour operator, non strilla, non si dimena.
Tra bagagli e dogana ci vuole un mare di pazienza in particolare se non allunghi
qualche euro a chi controlla le valigie. Prima di mettersi in marcia i più
viziosi dovranno fermarsi in paese, ultima occasione per acquistare sigarette,
pile o quanto sarà difficile reperire dopo.
Già nel tragitto che dalla baia porta sull’isola si può ammirare il colore
incredibile del mare e incontrare le “piroghe”, barche locali in legno che
stazionano in mezzo al mare in uno spettacolare agglomerato, usato per pescare.
Avvicinandosi ai malgasci capita di contrattare il prezzo di un tonno per la
cena!
Il primo impatto è mozzafiato. E’ un luogo pieno di mistero e magia, un’immensa
spiaggia con un’acqua cristallina che da fuori permette di vedere le tartarughe
nuotare, le stesse che al calar del sole timidamente verranno a deporre le uova
sulla spiaggia.
Con un po’ di fortuna (non ne serve molta) ci si può
trasformare in documentaristi assistendo alla schiusa e alla disperata corsa dei
piccoli verso la salvezza: il mare. Uno spettacolo che difficilmente si
dimentica.
Cuoco ben istruito e personale discreto rendono il soggiorno ancor più
piacevole, si mangia insieme in un’unica tavolata che si affaccia sul mare.
Durante i pasti gli ospiti vengono disturbati da lemuri curiosi e affamati che
si avvicinano nella speranza di ottenere almeno una banana! Con un po’ di frutta
le scimmiette si fanno persino accarezzare.
Quando fa buio l’unico modo per arrivare alle stanze sono le
torce. Una mega zanzariera ricopre il letto, le pareti sono tutte in legno e il
tetto in foglie secche. Lasciarsi cullare dai rumori notturni è il modo migliore
per prepararsi alle escursioni del giorno dopo.
Affascinanti quelle nelle isole vicine, la spiagge di nosy
Iranjia, il parco di Tanikely e i villaggi di nosy Comba dove verrete accolti
con entusiasmo da spensierati abitanti e trasportati alla scoperta di piccoli
negozi, baie e di un mare che difficilmente ritroverete nella vostra vita.
L’acqua è nera, blu, celeste, azzurra, trasparente e perfino gialla in
prossimità delle lingue di sabbia!
Una delle cose assolutamente impedibili di questo viaggio è poi il whale
watching. L’incontro con megattere, lunghe fino a 20 metri, che solcano il mare
spesso in compagnia del loro piccolo è un’esperienza unica e indescrivibile. Il
comportamento di questi incantevoli cetacei è stato studiato per anni da Max,
attento a non disturbare le mamme estremamente protettive nei confronti dei loro
cuccioli alle prime esperienze marine. E’ lui a consigliare il momento in cui
infilarsi pinne e maschera per nuotare con loro oppure se rimanere in barca ad
ammirare acrobazie e volteggiamenti che consentono comunque di vedere il
gigantesco animale in tutta la sua maestria. Intercettare e osservare le balene
è uno spettacolo che può durare ore ma di cui è davvero difficile stufarsi.
Megattera al largo di Ankazoberavina
Il periodo migliore per essere sicuri di avvistare le
megattere inizia verso la fine di agosto e finisce ad ottobre.
Questa è una delle emozioni che vi resterà impressa a vita! Facile invece
abituarsi ai delfini, non perché siano meno belli, ma perché vi seguiranno in
ogni tragitto intorno all’isola.
Sette giorni qui possono essere anche troppi ma vi assicuro che sembrano durare
il tempo di una passeggiata alle spiagge nere di ankazoberavina o al Belvedere:
un precipizio in mezzo al bosco che crolla sulla riva, un altro posto magico
soprattutto quando al tramonto il colore rosso fuoco lascia senza fiato e
insieme all’alternarsi delle maree rende il paesaggio mutevole in pochi minuti.
Impossibile non lasciarsi trasportare da questo panorama e non sentirsi parte
integrante della natura.
…in fondo al mare
Quello che circonda le isolette al nord del Madagascar è un
mare ricco di flora e fauna colorate. I fondali si trasformano presto in una
delle più incantevoli esperienze non solo per chi ama immergersi, ma anche per
chi si affaccia dall’alto con maschera e boccaglio.
I punti d’ immersione sono tutt’altro che affollati, in acqua non c’è traffico e
per i subacquei è un piacere gustarsi questi incantevoli paesaggi sommersi.
Dalle classiche specie di barriera corallina (pesci pagliaccio, pappagallo,
napoleone, platax,…) alle immense gorgonie che si aprono sulle rocce.
Con un pizzico di fortuna è possibile avvistare esemplari di squali chitarra e
leopardo, un ottimo modello per gli amanti di fotografia sia per la loro
bellezza sia perché, se non disturbati, restano adagiati sul fondo. In parete,
squali pinna bianca, accompagnano i gruppi di sub. Per osservare tartarughe di
ogni dimensione, invece, non serve nemmeno avere pazienza, sono dappertutto.
Nascoste fra gli scogli, enormi cernie e coppie di aragoste.
Nel blu, grandi banchi di barracuda partecipano attivamente ad una delle
peculiarità del nord del Madagascar: le cosiddette “mangianze”. Luoghi in mare
aperto dove sardine e altri piccoli pesci vengono ammassati dai loro predatori
anche dal cielo. Tra uccelli e pesci che rendono increspata l’acqua del mare, si
nasconde molto spesso l’imponente squalo balene. Da ottobre a metà gennaio fare
la sua conoscenza in superficie o (più raramente) in immersione, è quasi una
garanzia.
Esiste inoltre un manta point conosciuto per i numerosi
incontri con questi esseri alati lunghi fino a 6 metri, anch’essi golosi del
plancton che popola queste acque.
Per chi preferisce la macro, cavallucci marini e nudibranco rendono altrettanto
interessante il soggiorno come le stelle marine uniche per forma e colori
accesi.
Insomma sul fondo l’atmosfera è davvero speciale e le immersioni da queste parti
hanno un grosso vantaggio: l’attesa fra una ripetuta e l’altra non sarà mai
noiosa, nella peggiore delle ipotesi il solito gruppo di delfini farà capolino
in superficie e spesso si fermerà a salutarvi. Difficile chiedere di più.
Buon viaggio a tutti!!!
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