Progetto di ripopolamento ittico nel cuore delle Alpi
Il progetto, ideato e realizzato dall’Ufficio Caccia e Pesca del Cantone, ha visto l’immissione di trote e salmerini nel lago con l’obiettivo di preservare la biodiversità e contrastare l’invasione di specie aliene.
Un grido deve alzarsi unanime: “No!!! Alla globalizzazione delle specie ittiche nel loro ambiente naturale!! “, ed all’uopo, (però! mi piace il termine antico!) cambierei il famoso detto così: “Pesci e buoi, dei paesi tuoi”.
Speranze di vita
Non è un discorso preso dalla famosa Greta T. ma…
Già ce n’è abbastanza di granchi blu, gamberi americani e soprattutto di quei grassi e grossi pure brutti siluri che in mancanza di antagonisti, compiono quotidianamente disastri; per non parlare di altre specie solo per ora meno invasive, che si sono già affacciate al nostro biosistema fluviale-lacustre e marino, pronte a fare la loro brutta parte. La tempesta perfetta…ma vaaaa !!!: innalzamento termico-condizioni semitropicali – ingresso diretto dal Canale di Suez…. sufficiente??
E da questa angolazione, i nostri vicini di casa “Rossocrociati”, oltre confine hanno sicuramente un punto di vista molto attento, cercando di ponderare il meglio possibile il ripopolamento ittico in fiumi e laghi, in maniera esemplare seppur con non pochi problemi.
La nascita dell’idea per il ripopolamento ittico
Ma partiamo da un poco più lontano. Questo progetto creato “dall’Ufficio Caccia E Pesca del Cantone Grigioni” risale oramai al 2020 quando come al solito, dalle semplici battute fuoriuscite sulle sponde del Lago San Bernardino tra cappuccini con strane correzioni alcoliche e grappe post immersione, (alcool veritas!) scaturì l’idea molto embrionale di perlustrare il fondale di un laghetto alpino per verificarne alcune problematiche e controllare la presenza di fauna ittica. La Pandemia come normale che fosse, bloccò tutto l’ambaradan e si ripartì da zero. Come si impara nelle lunghe partite di tennis, bisogna avere pazienza e procedere un punto alla volta, con la giusta strategia. Finalmente lo scorso inverno, quasi tutti i tasselli dell’operazione stavano andando al loro posto, ed il cubo di Rubik si stava per completare. Vero “DEUS EX MACHINA” di tutto il progetto, è stato Marco Boldini, responsabile del Distretto di pesca VII Moesa Reno Posteriore “attentissimo allevatore e papà apprensivo e premuroso” di decine di migliaia di trote e salmerini nate e cresciute nelle vasche del loro quartiere generale; il tutto coadiuvato dai suoi colleghi. Ed al riguardo bisognerebbe aprire un altro file su questo suggestivo luogo, semplicemente unico ed immerso nella natura.
Obbiettivo del progetto
Si trattava di assistere e documentare l’immissione di trote e salmerini nel laghetto, e successivamente effettuare una lunga ricognizione del suo fondale riportando in superficie il giusto report video-fotografico.
Già’, ma come al solito detta così sembra facile: infatti uno dei “pochi” punti particolari di questa operazione da organizzare veramente in modo minuzioso, (e dopo spieghiamo il “why ed il because”), è che il suddetto lago, circa 450mt per 300mt di ampiezza, si trova a 1300 mt di quota, a due ore abbondanti di distanza per un buon camminatore, in andata e pure due al ritorno, senza alcuna strada o mulattiera di collegamento. E quindi, “taaaccc “… si è pensato di fare l’uso dell’elicottero.
FASE 1: Organizzazione e logistica
Attenta preparazione dei pesci (leggasi la scheda allegata) per arrivare il più possibile puntuali con la fase di crescita idonea al rilascio, in sinergia con l’organizzazione meticolosa tipo box da formula 1 durante un pit stop con il locale eliporto incastrando il tutto con le condizioni metereologiche che in questo periodo assomigliavano molto ai climi equatoriali all’arrivo dei monsoni.
AZZZZZZ……Non è stato facile, ma la riuscita è stata splendida: come già anticipato, “bisogna crederci, e ci vuole sempre un pizzico di fortuna “(si chiama così… no ???).
Crescere gli avannotti
Ed allora già da quest’inverno, se da una parte Marco ed i suoi collaboratori, iniziavano a preparare e crescere un certo quantitativo di avannotti di varie specie, dall’altro procedeva di pari passo al coinvolgimento di strutture ed associazioni locali e federali per la sponsorizzazione dei voli e la documentazione dell’evento. Avendo seguito tutto l’iter, evidenzio con colore altamente fluorescente, (tipo Stabilo giallo 🙂 ) la mia impressione: in questi luoghi, l’attenzione per la natura è veramente importate e le persone, fin da piccole ci credono veramente e vengono coinvolte in tantissime attività collegate alla terra, montagna, bosco, fiume o lago che sia e ritengo si insito in loro l’avere una grande parte dell’anima rivolta al green ed alla Terra con la T maiuscola.
FASE 2: Preparazione, carico e trasporto in quota delle attrezzature, degli stessi avannotti e ritorno
Sembra una stupidata questa frase, ed invece è quella che in un certo qual modo ha destato più adrenalina, puntualità e decisione, perché sia i pesci, che l’elicottero, non aspettano!!!
Le prime ad essere preparate, sono state le attrezzature subacquee, più pesanti, ingombranti e delicate: portavamo in quota in nostri affidabili scooter Suex perché eravamo intenzionati a perlustrare tutto il lago. Dentro un “elibag”, l’inarrestabile Marco aveva preparato ed inserito un robusto bancale di sottofondo a tutte le bombole e borse, mentre i nostri dpv erano posizionati nella parte superiore.
Annotazione doverosa sull’uso e trasporto in quota degli scooter: ricordarsi di gestire bene le aperture e chiusure dei musoni, perché la differenza di pressione del volo non te li fa più aprire (poi so’ cavoli amari!!!)
Il trasporto dei pesci
Per il trasporto dei pesci la preparazione è stata cronometrica. A non più di 15 minuti dal volo i Guardia-Pesca, con tutta la delicatezza e la decisione del momento, mediante l’uso di retini hanno prima prelevato i pesciolini dalle vasche per poi metterli in fretta direttamente in una grossa specialissima cisterna piena d’acqua, opportunamente ossigenata separata in scomparti, ognuno dei quali destinato alle varie specie di avannotti. Trattamento Luxury invece dedicato al “gruppo Fario” che avrebbero viaggiato in separata sede, per essere liberate lungo il torrente di uscita dal lago.
“I cuccioli di Marco” stavano per abbandonarlo e raggiungere una nuova vita sicuramente più wilde: mesi di controlli, cure, pulizie, ore per la somministrazione del mangime … ed ora era tutto pronto per mettere in libertà queste migliaia di esserini. Sarà scesa una lacrimuccia al nostro amico?? Mahhhh….
FASE 3: Trasferimento in quota con elicottero di tutta la spedizione e report sulla immissione nel lago
Meno di 3 minuti per salire da 300 a 1300mt risalendo una stretta vallata verde incastonata tra pareti di roccia, con due voli per trasportare uomini ed attrezzature depositati con manovra precisa netta e delicata sulla sponda del lago. Al terzo volo eravamo già in acqua, solo con la muta e gli apparecchi fotografici per attendere l’arrivo dell’elicottero con appesa la cisterna degli avannotti.
Sembrava di essere sulla scena del film “The Guardian “dove il buon e bel Kevin Costner compiva prodezze inimmaginabili con vento e secchiate d’acqua in faccia provocate dalle pale dell’elicottero. Ancora oggi, per questa esternazione, gli amici mi prendono “solo” un pochino per i fondelli. Già …Kevin è Kevin … J Ma bando alle ciance e vedo che Marco si aggrappa all’istante al bordo della cisterna già a pelo d’acqua mentre dalla cabina di pilotaggio, gli assistenti di volo dotati di telecomando aprono a distanza con un congegno pneumatico tipo cellulare Beghelli, i vari sportelli: la cascata di pesciolini entrava finalmente nel lago.
Fase 4: Immersione e ricognizione nel lago con registrazione di dati scientifici
Andrea Policastro era già pure lui in volo (qui oggi volato tutti!!!) con il suo drone e stava filmando con occhio indiscreto la meraviglia di questo che sembra veramente un lago …chessò’…canadese…incastonato in un catino di montagne ancora innevate: uno spettacolo unico!
Intanto Ivan Rolli era già pronto: montato i faretti sui bracci fotografici dello scooter, sistemando l’angolazione di ripresa, monitorato la quasi perfetta visibilità in acqua, dopo aver supervisionato anche il mio dpv abbiamo dato inizio alle danze: “Rock’n roll gain “Toccava a noi volare, ma sott’acqua. Due tuffi di 80 e 20 minuti, alla temperatura minima di 6 gradi C ed alla max profondità di 13 metri: semplicemente bellissimi ed entusiasmanti, con una navigazione lunga oltre 1600 mt.
Misurazione dei parametri dell’acqua
Nel frattempo, anche Marco era entrato in acqua a verificare di persona i fondali, mentre la attenta collaboratrice Lorenza supervisionata dalla figlia Zoe, percorrevano a piedi le sponde del lago, con tanto di pc portatile e strumenti scientifici per misurare ed annotare in punti ben precisi gps alcuni importanti parametri. In primis Ossigenazione acqua di superficie (mlg/litro)–misurazione ph : verifica della acidità con cartine tornasole di comparazione ( 6.5/7.5 in relazione alla presenza di vegazione ..) —temperatura di superficie —conducibilità elettrica (espressa in nanosiemens /cmq.) mostrando la quantità di sali minerali disciolti –-esame visivo sulla torbidità e verifica di presenza di alghe – Tutte misurazioni da ripetere nel periodo estivo di massima calura per il confronto e verificarne le differenze.
Perlustrazione subacquea del lago
Intano Ivan navigava come fosse dentro a un luna park: davanti alle nostre maschere, procedendo in direzione nord/est dapprima appariva una sorta di distesa calma e fangosa, intervallata da strane forme simili ad anaconda, ma non essendo ancora in narcosi si vedevano vecchi relitti solitari di alberi e pini, scaraventati qui da chissà quale tempesta.
La fine del lago a nord, delimitata da un bel catino di rocce e pietre, ci faceva risalire la sponda in direzione opposta e contraria, per sopraggiungere poi nel mezzo di una vera e propria foresta di alberi aggrovigliati, franati sicuramente dal pendio vicino; creando anche innalzamenti repentini del fondo. Un mondo fiabesco, ci siamo abituati a certe particolari visioni, ma qui era veramente particolare. La nostra attenzione poi si è posata su una strana alga o “muffa “come da noi subbi impropriamente chiamata, che per il momento solo da un aspetto visivo, il nostro amico Biologo Emilio Mancuso, asserisce si tratti di un “film batterici” prodotti dalla decomposizione del legno, estremamente naturali e non importanti o dannosi ai fini della locale biologia lacustre.
La parte sud del lago, è altrettanto particolare, soprattutto subito dopo una grande parete di roccia di un enorme masso, dove senza accordarci, con Ivan ci siamo trovati affiancati e fermi con pinne a terra e scooter immobili: entrambi a guardare un piccolo canalone formato dallo scioglimento delle nevi e dalla forza dell’immissione del torrente.
Qui, abbiamo visto molti più pesci ed avannotti: c’è sicuramente più nutrimento. Con il secondo tuffo, abbiamo invece prelevato campioni d’acqua a varie profondità asportando anche un piccolo campione della “nostra muffa “.
Marco infine ripresosi dalle basse temperature dell’acqua (la semistagna ha i suoi limiti) poteva prelevare il mitico “gruppo Fario” lasciato tranquillo ed insonnolito in una piccola piscinetta galleggiante, lo inseriva in una sorta di gerlo (vedasi descrizione su Wikipedia ah) in plastica pure ossigenato, e lo avrebbe liberato a valle del lago, nelle pozze del bellissimo torrente.
Fase 5: Panini, griglia con “Cervelas” relax e rientro.
I compiti erano stati tutti portati a termine e gli obbiettivi, raggiunti: la soddisfazione era alle stelle, riconoscibile sugli occhi di tutti (soprattutto i nostri, poco abituati a certi scenari). A questo punto di solito, si finisce con le gambe sotto al tavolo, ma mancando il tavolo, dopo aver riposizionato tutte le attrezzature in ordine pronte per il volo alla Top Gun di rientro, abbiamo gustato ottimi e squisiti bratwurst svizzeri preparati da Marco sopra una griglia.
Dopo una simile intensa giornata, uno si ferma pure a riflettere …Il mio pensiero finale, è che di fronte a queste forze della natura, oggigiorno siamo dotati di tutta la tecnologia necessaria per essere in grado di monitorare questo splendido pianeta. Sì, sicuramente ci vogliono sempre le giuste finanze, ma con questa piccola “impresa” condotta e realizzata in sinergia totale, si dimostra che mixando la forte passione per quello che si fa e che lega certe persone, si possono raggiungere ottimi obbiettivi, per fare in modo di poter ancora godere a lungo di tutto questo ben di dio.
Carlo Roncoroni
PILLOLE DI CULTURA “Riproduttiva”
*Solitamente allo scritto, alleghiamo una “Scheda Tecnica”, ma in questo caso, per i non addetti ai lavori, è curioso sapere quanto e cosa ci vuole, per riuscire a portare questi avannotti in libertà nel loro vero mondo. Cerchiamo quindi di discorrere in maniera “funny” i punti salienti, senza incappare in ambienti a luci rosse AHHHHH
I punti salienti: UOVO-LARVA-SACCO VITELLINO-PREESTIVALE – ESTIVALE
La fonte d’acqua: vitale per la riproduzione
L’acqua è fonte di vita e mai come qui, importantissima è colei che arriva e non deve mai mancare. Per questo motivo alla Sede, diversificare è basilare soprattutto avere flussi di riserva puliti e costanti anche nei periodi complicati come siccità oppure chiusure temporanee di torrenti o affluenti. E già questo preambolo richiede enormi sforzi e al contempo la fortuna che il Quartiere Generale sia ubicato nelle immediate vicinanze di corsi d’acqua per il momento …sicuri.
Riproduzione controllata: un processo delicato
Questo Ufficio Caccia e Pesca, è possessore di “pesci riproduttori” propri ed in questo modo, le faccende legate alla riproduzione, sono più comode e facili perché’ nelle vasche i tecnici “ostetrici e ginecologi”, riescono ad intervenire al momento giusto, sia nella fecondazione e successiva spremitura. La prima curiosità è questa: servono solo 30 secondi di tempo, per la fecondazione, che però deve essere “umida “cioè ci deve essere presenza di acqua, altrimenti non accade nulla. Una volta che le uova sono fecondate, vengono stoccate in armadi di incubazione, sempre a mollo e cosparse da un flusso di acqua possibilmente alla stessa temperatura, e con la giusta e corretta ossigenazione. (11.5/12 milligrammi /litro). Altra curiosità importantissima è che i nostri amici devono monitorare costantemente il flusso e soprattutto la temperatura dell’acqua perché questa, rallenta o accelera in modo esponenziale il fattore crescita. Esempio, a 1°C servono 440 giorni per la schiusa delle uova – A 2°C ne servono 220 giorni, a 3° C ne occorrono soli 146 di giorni … ed operando in questo modo, si riesce radicalmente a modificarne la possibile data per la futura nascita.
Sviluppo embrionale: dalla schiusa alla formazione degli organi
Una volta centrata la schiusa, viene effettuata una sorta di pulizia degli pseudo- gusci delle uova mediante un sistema di filtraggio e contemporaneamente si eliminano le uova non fecondate che potrebbero sicuramente marcire e portare malattie virali all’interno della comunità. Gli embrioni fuoriusciti dalle uova, vengono alloggiati in vasche rettangolari ed i medesimi, sono dotati di un “sacco vitellino “una pseudo placenta, del quale traggono ancora i nutrimenti necessari alla crescita per i primi mesi, fino all’assorbimento del sacco ed alla formazione della vescica natatoria e degli altri organi interni. A questo punto, l’avannotto si chiama PRE ESTIVALE.
Alimentazione e crescita: un processo graduale
Si passa alla prima alimentazione con mangime a base di pesce, 0/3 mm anche qui molto delicata perché se fosse più grosso, il pesciolino lo inghiottirebbe per poi sputarlo senza assimilarlo. Entro i 90 gg di crescita, il nuovo nome attribuito è ESTIVALE.
Immissione in natura
Le immissioni nei corsi d’acqua, vengono fatte proprio quando il pesciolino è cresciuto fino a questo stadio e proprio davanti ai nostri occhi, sono stati immessi 2000 salmerini, 500 trote iridee e 500 trote fario, della lunghezza di circa 5/7 cm. Non dimentichiamoci del simpatico “Gruppo Fario “circa 300 esemplari, liberati nel torrente.
Strategie di immissione: il giusto equilibrio
Molte volte, come dice la strategia del Cantone, effettuare le immissioni in anticipo, può essere positivo, per il fatto che i pesci riescono ad abituarsi e vivere il nuovo ambiente incominciando subito a cacciare, e contemporaneamente, posticipare l’apertura della pesca di un mese può essere importante in quanto i pesci possono alimentarsi meglio; di contro, è chiaro che più la temperatura si alza, più c’è nutrimento e più i pesci crescono…. INSOMMA: UN BEL MIX di variabili da gestire accuratamente zona per zona e torrente per torrente.
Complimenti!
Se non lo conoscessi direi che Carlo Roncoroni è uno scrittore.
Ho letto l’articolo tutto d’un fiato, catturato dalla storia, dai dettagli, aspettando l’esito dell’impresa.
Bravi a tutti coloro che si sono adoperati per la realizzazione di questo bel progetto.