Sardegna – Cala Gonone – Relitto Ugo Bassi-mt. 86/75.
La fredda cronaca del disastro dell’Ugo Bassi, vedi SUB n°. 03-2013 riassunta già il 30 giugno del 1941 in seno alla Tirrenia Navigazione dal Comandante Vincenzo Nardo, ci lascia sbigottiti, increduli e pensierosi ancora oggi, davanti a queste atroci e fulminee azioni di guerra, sebbene siano trascorsi più di settanta anni: come essere sul set di un film fin troppo veritiero.
Lasciato gli ormeggi di Civitavecchia alle 17.15 del 27 giugno 1941 ed iniziato la navigazione come da istruzioni avute dal Comando della Marina del porto, il Comandante tenne costantemente la guardia rinforzata, ed i due ufficiali si alternarono al servizio, di sei ore in sei ore .
D’altronde, l’Ugo Bassi si accingeva ad una nuova traversata, una nuova pericolosa avventura anche verso l’ignoto e l’incontro con un temibile ed invisibile avversario che avrebbe da li a poco, decretato la fine della vita del mercantile stesso.
Alle 5.15 del 28 giugno il Comandante Nardo portava il Piroscafo al traverso di Capo Comino a distanza di due miglia, e stava manovrando a ¾ di miglia da Capo Bellavista per poi seguire le rotte sottocosta, per sfuggire il più possibile all’avvistamento nemico. Anche se era estate ormai , la brezza notturna aveva raffreddato l’equipaggio, e il poter sorseggiare un po di the caldo, avrebbe sicuramente stemperato un po’ la tensione di tutti . E così dalla cucina arrivò la bevanda calda richiesta, e dopo qualche buona tazza , la theiera venne riposta nuovamente sugli appositi ripiani.
Oltre due ore dopo, alle 7.30 il Comandante Nardo stava passeggiando sul cassero centrale lato destro, la notte era orami passata e stava controllando che tutto andasse bene, ignaro di quello che sarebbe successo da li a pochi secondi, quando una terribile esplosione lo tramortì, immobilizzandolo per vari istanti e togliendogli anche la voce : era stato colpito!
Nel boato del rumore assordante, del fuoco e delle fiamme e del fumo, si fece forza e apprese che l’esplosione era avvenuta tra la paratia poppiera della stiva n.2 e la parte prodiera del carbonile centrale e che la nave era rotta sulla chiglia.
La situazione era disperata e prese subito decisioni importanti per la vita del suo equipaggio.
Solo esprimendosi a gesti, diede ordine al personale graduato più prossimo, di abbandonare la nave, e fece capire di ammainare anche la lancia di salvataggio di dritta del ponte comando, ciò che fecero subito, assieme all’altra lancia e la zattera di dritta, mentre la lancia di sinistra era inservibile perché sfondata dall’esplosione.
Molto trambusto regnava bordo, e mentre il Comandante Nardo si preoccupava di gettare a mare tutti i documenti segreti appesantiti dai sigilli, correndo verificò che negli alloggi non ci fosse più nessuno, così si imbarcò finalmente sulla scialuppa.
Ma mancava ancora un uomo alla conta: il fuochista Lizzul Antonio.
Tra i detriti del relitto in fiamme, fece dirigere la lancia nuovamente sulla nave, vi salì e si precipitò a poppa vedendo il suo marinaio gravemente ferito alla testa. Aiutato dall’ingrassatore Foglia, imbragarano il ferito in un salvagente, salpandolo sulla scialuppa di salvataggio e da qui poi a bordo della vedetta accorsa per il recupero dei naufraghi. Ora erano finalmente tutti in salvo e mentre i naufraghi ed i feriti compreso il Commissario Miloro Antonio sanguinante al volto si dirigevano verso la costa sulla vedetta di soccorso, il Comandante rimase assieme al suo 1° Ufficiale sulla scialuppa, guardando la sua nave che lentamente affondava.
A bordo del motoveliero Maria Luisa, con uno stato d’animo che solo lui potrebbe descrivere, vide amareggiato il suo Piroscafo con emersa la grande elica ed il timone mentre oramai la stiva n.2 era quasi piena d’acqua.
Le ore passavano lente, ma del sommergibile nemico non si seppe nulla.
Alle 10.15 il cielo venne attraversato dal volo di un idrovolante nazionale, inviato dal Comando di Cagliari, che lanciò un messaggio interrogativo sul nome del mercantile colpito.
*Solo verso le 10.45, il Comando Militare della Maddalena, veniva informato telefonicamente da Cagliari, che un Piroscafo non ancora identificato era stato colpito dal nemico ed aveva le scialuppe di salvataggio in mare –
Inviarono subito i Mas 501 e 502 per la ricerca e la caccia del sommergibile, con l’ordine di proseguire la ricerca del nemico anche durante la notte fino all’alba e poi di rientrare alla base.
Eravamo in guerra, e frenetiche erano le operazioni al Comando militare :erano già partiti i soccorsi tramite la nave S.A. Sorrento partita da Arbatax ed il moto-veliero Giuseppino Chiesa, da ordini impartiti da Cagliari in quanto le comunicazioni con La Maddalena, erano per il momento guaste.
Il Bassi intanto continuava ad affondare al centro, e per effetto della devastazione in chiglia, l’albero di prua si avvicinava sempre più all’acqua.
Nel frattempo il Comando della Maddalena prese iniziativa per tentare il traino del mercantile e provvide alla partenza di due rimorchiatori.
Verso le 13.15, sopraggiungeva un tre alberi in ferro a motore da Arbatax, e tentarono di rimorchiare la nave colpita , ma alle 15.25 non c’era più nulla da fare: il Bassi si inabissava poco dopo che vennero tagliati i cavi del traino.
I rimorchiatori già partiti purtroppo vennero fatti rientrare.
Verso le 16.00 sopraggiungevano i due Mas che chiedevano informazioni, e proseguirono la caccia al sommergibile nemico.
Nardo non vide mai il sottomarino nemico , ma stante all’apertura del fasciame del lato dritto verso l’esterno, e quello sinistro verso l’interno, ritenne fosse proprio l’opera di un solo siluro : per un lento mercantile, due siluri erano uno spreco.
La lunga e tragica giornata del Comandante Nardo però non era ancora finita: giunse ad Arbatax solo alle 21 circa, stanco, distrutto nel morale e stremato nel fisico, e qui apprese la morte del suo fuochista che solo poche ore prima dialogava con lui allegramente.
Diede l’ultimo saluto al suo Marinaio, che giaceva nella chiesa del paese, vigilato da un picchetto d’onore……..
L’immersione sul Relitto Ugo Bassi
L’ H. T. T. – Hundred Trimix Team – è ritornata sul relitto dell’ Ugo Bassi, e qui nel porto di Cala Gonone, quando dalla banchina vedono caricare attrezzatura particolarmente voluminosa sul gommone del diving Dimensione Mare di Fabio Sagheddu, la gente a conoscenza si avvicina perché sa dove stiamo per immergerci.
Io, in compagnia di Gianni Escuriale (dirigente nazionale FIAS), l’amico Alberto Fadda, Monica Pignanelli e Stefano Murzi, facciamo ritorno in queste fantastiche acque : qui i relitti profondi già a venti metri dall’incontro, si possono subito pregustare : la visibilità a 80 metri anche oggi è eccezionale !!!!!
Gianni scende con il suo reb Voyager mentre tutti noi filiamo come piombi in libera in circuito aperto , ed un pò lo invidiamo perché avrà sicuramente tempi di fondo più lunghi, ma con il trascinatore di Alberto, contiamo di percorrere parecchi metri oggi !
Planiamo come aerei dal riferimento del pedagno fuori nave, fin sulla coperta, e dalla bellissima poppa scorgiamo ancora la mastodontica elica quadripala, ma decidiamo subito di esplorare la prua e di gran lena ci avviciniamo al punto di impatto del siluro.
E’ impressionante…..possiamo vedere sul posto , quello che successe ben settanta anni fa e quello che descrisse Nardo , e le lamiere contorte e la prua che punta decisamente verso la superficie sono di particolare effetto. Al tredicesimo minuto, decidiamo di rientrare al pedagno per poi chiudere al sedicesimo, e sorvolando il ponte Alberto si accorge che nel reparto cucina, una forma biancastra e strana affiora dal fango …………… si, è proprio la theiera del Comandante Nardo.
Averla ritrovata, ed in immersione averla stretta tra le mani, ci ha fatto ripercorrere il momento del disastro, e ricordando che poco prima le fasi del naufragio questo semplice oggetto era stato di conforto all’equipaggio, ci ha fatto commuovere .
Autore testo: Carlo Roncoroni
Autore fotografie: Stefano Murzi