Autore: Domenico Majolino
Un altro piccolo tassello ritrova la luce nel mosaico dei ricordi della storia messinese. Molti in città ricorderanno le esplosioni che avvennero all’alba del 30 Gennaio 1986 e che ebbero come bersaglio due aliscafi ancorati nel nostro porto. L’aliscafo “Tarnan” era ormeggiato alle banchine dello stabilimento Rodriquez mentre il gemello “Svalan” era alla boa nei pressi della Batteria Masotto. Ed è proprio sullo Svalan che i subacquei della Società Ecosfera hanno condotto una serie di immersioni finalizzate allo studio del relitto che giace su un fondale di circa 30 metri. La Società Esosfera di Messina, composta da subacquei che condividono la passione per la riscoperta della prima vita dei relitti e per le memorie della loro città, si è dedicata alla storia della navigazione nello stretto.
Le ricerche sono state svolte con la collaborazione della Società Marina di Nettuno e nell’ambito della convenzione stipulata con la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, volta al monitoraggio, alla conoscenza ed alla tutela dei beni culturali subacquei d’interesse storico, di età moderna e contemporanea.
L’aliscafo Svalan che significa Rondine in svedese, fu costruito nei Cantieri Navali Rodriquez di Messina nel 1965 e varato il 20 Giugno 1965 su commissione sella società armatrice svedese Svenska Rederi AB Oresund di Malmö(Svezia) o Svenska Rederiaktiebolaget. L’imbarcazione di 132 tons di stazza appartiene alla classe PT 50 ed il numero di costruzione è (Yard No: 92), il suo numero identificativo era IDNo: 49403. Commissionato dalla Svenska Rederi AB Øresund – SRØ – di Malmö (Svezia), lo Svalan fu consegnato a Messina dalla Rodriquez Cantieri Navali con una cerimonia, nel Giugno 1965. L’aliscafo, il primo ad essere costruito dalla Rodriquez per questo armatore, salpò per la Svezia il 30 giugno con i propri motori. Le 3000 miglia nautiche del viaggio furono percorse in appena 10 giorni, passando per Bizerta (Tunisia); Algeri; Oran (Algeria); Gibraltar, Lisbona; La Coruña, (Spagna); Brest, (Francia) e Dover (GB) ed infine Elbe(Germania) prima di entrare nel Canale di Kiel a Cuxhaven. Il famigerato Golfo di Biscaglia fu attraversato in 11 ore.
Il 15 Luglio 1965 il battello prese servizio tra Malmö(Svezia) e Copenhagen (Danimarca), unendosi ad altri due PT.50, uno dei quali apparteneva alla controparte danese della SRØ, la Dampskibseelskabet Øresund (DSØ) e l’altro era stato noleggiato dalla Westermoen Hydrofoil, in Norvegia, che era anche l’azienda costruttrice dei suddetti due aliscafi.
Nel 1983 lo Svalan ed il gemello Tarnan furono messi in vendita (per essere sostituiti dai catamarani) e in breve i due PT.50 furono venduti a Cipro, per 135.000 USD ognuno. Il compratore richiese che i due aliscafi giungessero al luogo di consegna (Cipro NdR) navigando autonomamente con i loro motori. Si stimò che il viaggio sarebbe durato tre, quattro settimane.
Ri-bandierate, ma mantenendo il loro nome, Svalan e Tarnan ognuno con sei uomini di equipaggio, tutti svedesi, lasciarono, per l’ultima volta, le acque scandinave l’11 novembre 1983 con condizioni meteo calme e soleggiate.
I nuovi proprietari, sulla cui identità sono state fatte alcune speculazioni, avrebbero acquistato i due aliscafi ad un prezzo veramente stracciato. Considerata la difficoltà e la lunghezza, del viaggio per la consegna, con i 12 marinai svedesi di equipaggio, alla SRØ/DSØ deve essere costato una cifra quasi pari al prezzo di vendita. C’è da dire inoltre che poco prima della vendita, lo Svalan fu ampiamente rinnovato, era infatti in condizioni migliori rispetto agli altri aliscafi e catamarani rimasti alla SRØ/DSØ.
Ma la triste storia non finisce qui. Non si sa se gli aliscafi siano mai entrati in servizio a Cipro ma, se così fosse, hanno mantenuto i loro nomi originali. Quello che è certo è che ad un certo punto i due aliscafi furono portati a Messina. Qui sono affondati in seguito ad un’esplosione a bordo, nelle prime ore del 30 Gennaio 1986. Almeno una delle due navi, il Tartan, è stato successivamente recuperato ma non ha mai più ripreso servizio. La matrice dolosa dell’evento non è stata ad oggi completamente chiarita, anche se fonti giornalistiche hanno supposto collegamenti con la delicata situazione politica mediorientale del tempo, considerata la nazionalità libanese della società armatrice.
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