Autore: Cristina Freghieri
Scoperto il relitto di un Messerschmitt Me 323 Gigant abbattuto nelle acque dell’arcipelago della Maddalena nel 1943.
Cristina Freghieri, dopo oltre un anno di ricerche e con il prezioso aiuto del pescatore Mario Vitiello, scopre il relitto del Messerschmitt Me 323 Gigant a sessantanove anni dell’affondamento.
L’abbattimento
Alle ore 11.50 del 26 luglio del 1943 due esamotori Messerschmitt Me 323 Gigant della 3. Staffel del I./Transportgruppe 5 (3a Squadriglia del Quinto Stormo da Trasporto della Luftwaffe) contrassegnati dalle matricole militari n. 1267 e 1270 decollano dall’aeroporto di Venafiorita in Sardegna, diretti a Pistoia.
Alle 12:10 sono intercettati da una formazione di otto Beaufighter inglesi dello Squadron N° 144 della RAF. Attaccati simultaneamente, il primo, colpito alla coda, riesce ad ammarare seppur in fiamme, e alcuni soldati riescono a salvarsi gettando in mare un gommone di salvataggio prima che l’aereo affondi con gran parte degli uomini a bordo. Il secondo aereo cerca la fuga verso terra, esplodendo nell’impatto al suolo a Mongiardino sull’isola della Maddalena. Si salvano solo 10 uomini, mentre gli altri muoiono carbonizzati.
Il ritrovamento
Dopo numerose ricerche infruttuose, il 28 maggio 2012 Cristina Freghieri, coadiuvata da Aldo Ferrucci, a bordo dell’imbarcazione di Scuba-Point, incontrano sul mare il pescatore Mario Vitello che li guida sul punto d’immersione che egli ritiene essere il punto di affondamento del velivolo. Il tuffo a sessantaquattro metri porta al ritrovamento del Messerschmitt Me 323 Gigant. Il luogo segreto è sconsacrato e immediatamente portato a conoscenza delle autorità competenti con la finalità di preservarne la sacralità ed evitare lo sciacallaggio da parte di persone senza scrupoli.
Storia delle ricerche e del ritrovamento
Cristina Freghieri inizia la ricerca dell’esamotore tedesco affondato in mare in seguito ad una mail inviatale da Federico Peyrani della Libreria Militare di Milano, in cui le comunica la notizia dell’abbattimento dei due Messerschmitt Me 323 Gigant il 26 luglio 1943. Peyrani la mette in contatto con Giovanna Soro Saba, fondatrice della Banca della Memoria Maddalenina, che ha ricostruito la vicenda del Me 323 distrutto a terra attraverso le testimonianze di chi ha visto da ragazzo, nel 1943, l’aereo precipitato a pochi metri da casa. Giovanna Soro Saba, ha pubblicato una serie di articoli sulla rivista locale “Il Vento” nell’estate del 2011. Sono poi i fratelli Vitiello, pescatori, a confidare e promettere a Cristina Freghieri di portarla su di un punto dove si trova un relitto chiedendo espressamente che le coordinate restino segrete.
Con la finalità di trovare il relitto e ricostruirne la storia, Cristina Freghieri prende la leadership di un gruppo di ricerca con il quale definisce precise regole di riservatezza e segretezza, con la condivisione della Capitaneria della Maddalena. E’ Dino Pagano ad occuparsi della ricostruzione dei fatti del 26 luglio 1943 tra gli archivi inglesi, tedeschi e italiani, recuperando tra l’altro il piano di volo dei Beaufigther che abbatterono il Messerchmitt in mare, restringendo così la zona da setacciare.
La squadra, autofinanziata e senza scopo di lucro, ha il solo compito di portare alla superficie la pagina di storia che rende merito alla memoria delle vittime di una guerra lontana, ma viva nel cuore di chi non ha una tomba a cui portare un fiore.
Il Messerschmitt Me 323 Gigant in breve
Aereo da trasporto tattico della Luftwaffe durante la seconda guerra mondiale, il Messerschmitt Me 323 Gigant, nasce dalla modifica di un aliante. Dotato di sei motori radiali, aveva un’autonomia operativa di 1.000-1.300 Km, ed era in grado di trasportare 120 uomini o un carico equivalente, fra cui veicoli pesanti circa 12 tonnellate. La sua apertura alare era di 55 metri.
Ad oggi risulta che nessun Messerschmitt Me 323 Gigant sia sopravvissuto al periodo bellico, e questo rende il ritrovamento del 28 maggio 2012 di un grande valore storico, oltre ad essere il luogo di rispetto di chi è scomparso in mare.
Il Gigant non era né adatto né progettato per il lancio di paracadutisti. Nel 1943 fu utilizzato per il trasporto materiale e uomini dalla Sicilia verso la Tunisia, rinforzi per l’Afrika Korps del Feldmaresciallo Rommel, attività che svolse fino alla perdita della Tunisia da parte dell’Asse il 12 maggio. Poiché le unità di Me 323 che operavano in Mediterraneo erano state individuate dal controspionaggio alleato grazie alle decrittazioni di “Ultra”, molti voli poterono essere intercettati, cosicché inglesi e americani iniziarono a fare la posta sistematicamente a questi aerei sul canale di Sicilia, abbattendone una grande quantità, complice anche il fatto che volavano con pochi aerei di scorta.
Esemplare fu l’agguato di Capo Bon il 22 aprile 1943, allorquando Squadron inglesi e Group americani fecero la posta ad un convoglio aereo, riuscendo ad intercettare e ad abbattere tutti i 14 Me 323 in volo verso il Nord Africa, e comportando la perdita di 700 barili di benzina e 120 uomini di equipaggio. In totale, tra l’aprile e il maggio 1943, prima che le ostilità cessassero in Nord Africa, furono abbattuti 43 Gigant.
Il Messerschmitt Me 323, in tutte le sue versioni, venne prodotto in circa 200 esemplari prima che la produzione cessasse nell’aprile 1944.
Questo a sottolineare l’importanza del ritrovamento di uno di questi velivoli.
Chi è Cristina Freghieri
Cristina Freghieri subacquea e scrittrice (dal 2003 ad oggi ha pubblicato cinque libri), divide la sua vita tra l’arte dell’acconciatura, oggetto di trasformazione dell’innata femminilità, e i tuffi in acqua. La superficie e il sommerso, come l’alba e il tramonto, in un susseguirsi rispettoso. In superficie guida la bellezza femminile, sott’acqua il profondo ascolto dell’emozione.
Appassionata di storia bellica sul mare, ricerca l’identità degli uomini che hanno dedicato la vita a ciò in cui hanno creduto o semplicemente per garantirsi un lavoro o una guida nella vita. E’ questa l’emozione immensa che prova, quando scopre nel liquido l’oggetto della ricerca, della fatica, spesso condivisa con altri che come lei amano questa motivazione.
A volte basta una foto che ritrae il relitto nel tempo trascorso dalla morte umana nell’attimo della tragedia, causa dell’affondamento, per sigillare sensazioni intime che le permettono di leggere tra le lamiere e scrivere la verità senza mai tradire.
“Un relitto conserva l’attimo dell’abbandono alla superficie attraverso la metamorfosi del mare…..”. questo scrive Cristina Freghieri nei suoi libri dedicati al mare e ai relitti. E’ stato grazie al libro “Thunderbolt, vissuto e morto due volte” che Cristina Freghieri ha trovato Salvatore Curatolo, l’addetto al cannone che si trovava a bordo della Corvetta Cicogna al comando di Gustavo Migliorini, che affondò per sempre l’HMS Thunderbolt, nel lontano 24 marzo 1943.
Cristina Freghieri, subacquea da vent’anni, oggi si immerge con il rebreather, oggetto che ha richiesto l’azzeramento di tanti anni di esperienza vissuta con il tradizionale circuito aperto. Pratica immersioni in grotta laghi e mari.
Collaboratrice con diverse testate del settore subacqueo, negli articoli sottolinea l’incontro con il sommerso che affianca il mistero della scoperta grande o piccola che sia, interiore o ambientale. Ha svolto diversi incontri nel ruolo di relatrice, dedicati a “Viaggi nel sommerso”, all’interno di alcune carceri.
Ma cosa cerca Cristina Freghieri in questi misteri? “Il nostro passato, la nostra storia sepolta che si riflette nello specchio della memoria dell’uomo, poiché solo rispettando il passato possiamo comprendere il presente e credere nel futuro. Pagine ingiallite e consumate dal mare di un diario di bordo, chiuso in una cassaforte arrugginita in cui è depositata la nostra cultura.
Il ritrovamento di un relitto non è una conquista, ma una responsabilità: un relitto è come uno scrigno custodito in un luogo sacro e sicuro; quando varchi quella soglia accetti il compito di difendere la sacralità che stai profanando”.
Il ritrovamento è stato denunciato tramite raccomandata agli uffici di: Capitaneria di Porto La Maddalena, Soprintendenza per Beni Architettonici Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologico per le Provincie di Sassari e Nuoro, Attività Culturali della Repubblica Italiana a Roma, Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale a Roma, Ambasciata della Repubblica di Germania in Italia a Roma, Ufficio della Comunicazione Sezione Cine-foto a Roma.
Il relitto affondato da oltre cinquant’anni è tutelato dai beni Culturali e Tutela del Paesaggio, secondo il Decreto Legislativo n° 42 del 2004.
Altre notizie e foto sono disponibili sul sito www.cristinafreghieri.it
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