Accidenti al meteo, ma proprio oggi il lago doveva arrabbiarsi e mostrare il suo aspetto peggiore?
Porto Torri del Benaco, lago di Garda.
E’ un grigia giornata di fine Marzo 2018. L’aria gelida e il vento sono i protagonisti di questa mattina, ore sette e trenta Oggi al porticciolo di Torri del Benaco si vedono pochi subacquei, solo i temerari affrontano l’aria gelida che taglia il respiro nonostante cuffia e sciarpa.
Un gruppetto di persone arrotolate nelle giacche a vento si avviano verso un caffè. Sono il gruppo subacquei tecnici di New diving Torri by Subevent.
Sono tante ad oggi le imprese realizzate tutti insieme. Oggi forse, nascerà una nuova avventura sommersa.
Certo un caffè caldo non guasta.
Qualche gabbiano vola basso, e le barche ciondolano ancorate all’interno del Porto. Il Vinessa, il vento del Garda conosciuto per la sua violenta forza, sembra proprio presentarsi. E’ molto conosciuto questo vento proprio per la sua irruenza. Quando arriva dall’alto Garda scivolando tra le gole delle montagne, è meglio aspettare che sfoghi tutta la sua potenza. La superficie dell’acqua si trasforma in onde burrascose e il vento impatta contro gli alberi centenari delle sponde.
E’ proprio questo particolare vento che oggi è protagonista dell’argomento al caffè tra i subacquei.
“Accidenti, proprio oggi doveva arrivare questo vento!” E’ Nicola Grazioli, a esprimere il suo disappunto, proprietario del Diving Torri subevent, di Torri del Benaco. Con lui ci sono gli amici Erwann Merlet Nicla Capatti e Silvia Vedovelli.
Il programma di oggi era importante, tutto era pronto per verificare un picco sull’ecoscandaglio rilevato casualmente un giorno in cui la barca aveva avuto un’avaria a causa di una cima vagante nelle acque del Garda che si era incastrata nell’elica mettendola fuori uso. Aspettando il soccorso che doveva venire a rimorchiare la barca e i sub, nonostante avessero liberato l’elica, non era più funzionante, Nicola aveva giocato con gli amici in barca, spinta dalla leggera brezza estiva sulla superficie del lago. Acceso l’ecoscandaglio avevano iniziato a indagare qua e là sul fondale risaputo piatto. Invece qualcosa sul monitor aveva segnalato un rialzo dal fondale. Curioso.
Il caffè bollente a quest’ora fa bene. Via la giacca a vento: “ Parliamone e riflettiamo sul da farsi”, prosegue Nicola.
L’intenzione di Nicola e Erwann, è di approfittare per un pò di allenamento, e andare a vedere quel picco rimasto con un punto di domanda nel mezzo del Garda direzione Moniga.
Questo è l’obiettivo dell’incontro, e ora il Vinessa si è messo in mezzo a rovinare tutto.
E se in quel punto di lago ci fosse altro? Circa sei mesi prima sui quotidiani locali erano state pubblicate delle immagini realizzate con un rov dal Gruppo Volontari del Garda, riguardo alla presenza del Veliero Roma serie Bragozzi dell’epoca 1900, affondato il 18 febbraio 1938 a causa di una tempesta scatenata dal vento Vinessa a sud- est del lago di Garda direzione Moniga.
Esattamente 80 anni fa.
La particolarità di questo veliero, utilizzato per il trasporto di oggetti e persone da una sponda all’altra del Garda, era la Polena che rappresentava il Tritone, alloggiata a prua.
Certo un picco sconosciuto è molto affascinante, ma è non farsi illusioni, Concentriamoci sull’allenamento cosa c’è la sotto lo sapremo.
Già, la zona però coincide con quanto è stato pubblicato. Sarebbe bello trovare laggiù il Roma e documentarlo!!
Bando alle fantasie, meglio restare con i piedi a terra.
Ora bisogna decidere cosa fare: andare o rimandare?
Il tarlo rosicchiare la mente. Ne parlano ancora, convincendosi che, a parte i racconti noti e conosciuti, serve anche fare i fatti.
Il Roma è affondato esattamente ottanta anni fa. Se ne pala sempre, poiché è stata una vicenda che ha coinvolto le persone la loro vita e non solo il veliero di legno oggi considerato una rarità.ù
Certamente una cosa è raccogliere informazioni e far scendere un rov e un’altra è immergersi sul relitto e documentarlo. E’ questa la differenza; riprodurre i segreti del tempo. Si perché la storia va diffusa e mai dimenticata.
L’unica cosa certa, è che il fondale dove giace il veliero supera i cento metri e si trova in mezzo al lago, ma nessun punto di riferimento è stato mai diffuso.
Approfittare dell’allenamento per i progetti che sono nel contenitore del gruppo subacqueo, è la spinta a iniziare. Ma oggi il Vinessa ci si è messo in mezzo, e si sa benissimo che è da evitare questo potente vento.
Il gruppo decide di aspettare qualche ora. All’uscita dal bar il tempo non è migliorato, anzi. Il vento solleva l’acqua anche all’interno del porto.
. Certo che si presenta una bella giornata!.
Verso le 14,00 il vento allenta la presa e la superficie del lago si placa.
Restano i nuvoloni e la pioggia a sprazzi, ma che importa? Tanto si scende sott’acqua!.
E’ il giorno giusto, poca gente in giro, poco traffico di barche insomma, tutto tranquillo. Spesso il confine tra coincidenza e tenacia è sottile e a volte spingere un po’ l’acceleratore non guasta per aiutare la “fortuna”.
Oggi, molte coincidenze rammentano quel lontano febbraio 1938.
Cosi tra una chiacchiera e l’altra la scelta è ovvia: “Si va a vedere, almeno ci proviamo!” Cosi concludono Nicola e Erwann.
Un’ora dopo la barca del New diving Torri by Subevent, lascia il porto in direzione Moniga del Garda. Circa un ‘ora di navigazione e poi, pronti via. Sono Nicla Capatti e Silvia Vedovelli ad occuparsi dell’assistenza in superficie, mentre i due subacquei si immergono in coppia dopo avere calato il pedagno sul punto registrato diversi mesi prima.
L’attesa in superficie per Silvia e Nicla è snervante, tante domande e supposizioni. La pianificazione è Scendiamo, se è un sasso cinque minuti di verifica e risaliamo.
Il tempo scorre e sono superati i minuti di cinque minuti sul fondo. Avranno trovato qualcosa?
Nicla si prepara a scendere in acqua verso i compagni lungo la cima, al tempo stabilito per recuperare parte dell’attrezzatura e alleggerirli.
Aspetta il segnale del pedagno che significa siamo a 30 metri.
Il tempo scorre e la tensione è alta. Emerge il pedagno di segnalazione quota con la lavagnetta su cui c’è scritto ROMA!.
E’ buio quando i due sub riemergono. Due ore e venti minuti sono trascorsi. Hanno il sorriso congelato dal freddo e la felicità stampata negli occhi. IL veliero Roma si trova proprio dove sono scesi, su un fondale di 116 metri.
Questo era il giorno giusto. Emozione e gioia. E ora tanta fatica da pianificare.
Cosi è iniziata l’avventura di portare in superficie la storia del Veliero Roma e del Tritone.
Non è reale che il lago è sempre disponibile e il Garda è l’esempio che spiega come le correnti dei venti possono creare situazioni complesse e difficili, adatte a sub esperti. Spesso serve abbandonare il programma poiché le acque si rovesciano violente sulle coste e sulla superficie si crea un movimento di onde che possono arrivare a diversi metri di altezza.
La programmazione dei tuffi del gruppo, ha l’obiettivo di dare la priorità a ripulire dalle cime la polena e tutta la zona di prua. Liberare l’albero maestro e lasciare il ponte libero con i suoi sacchi di cemento. Gli oggetti che parlano del suo tempo sono tanti, persino una vecchia bicicletta integra, racconta la vita di allora.
Ogni tuffo è una scoperta fantastica, I due alberi si innalzano nel nero fieri e imponenti. Il veliero grazie alla conservazione perfetta delle acque dolci, pare pronto a salpare ancora.
Ad ogni tuffo, ora è lavoro e ciò che diventa catalizzante, è lo sguardo polena che rappresenta il Tritone.
La statua è in perfette condizioni e il legno conserva i colori originali. Quasi da non credere!
E’ poi la volta della ricerca di superficie, della sua vita, le sue avventure. Il museo del lago di Cassone è un vero e proprio scrigno di Storia e tra i velieri dell’epoca, immagini e bandiere, c’è anche il Roma.
Tutti hanno un compito da svolgere tra archivi locali e altro.
Sono trovati rari libri storici che riportano il Roma in navigazione, cartoline e un filmato della sua prima gara, un vero tesoro.
Il lavoro è tanto, più di quanto ci si immagini, e ad ogni tuffo sono realizzate immagini da ogni prospettiva. Dai venti minuti, ai trentacinque di fondo ogni volta, per scoprire ogni suo angolo nascosto per ricostruire la sua vita.
Ma il fascino di questa documentazione va oltre alle immagini, va oltre al semplice aspetto “Lo abbiamo documentato”. Ogni tuffo è un lungo viaggio alla ricerca del vissuto, a quell’ultimo attimo di vita in superficie.
Una discesa tra le tante
La boa in superficie oscilla sull’acqua come un segnalibro. Centoventi metri di cima per raggiungere il veliero. La discesa attraversa i primi trenta metri di acqua torbida, poi lentamente si presenta l’acqua scura e luminosa del lago. A novanta metri, nel nulla, si disegna vagamente nell’acqua la forma del veliero in assetto di navigazione. L’immagine è forte, gli dei dell’abisso paiono essere qui ad aspettare i subacquei, incursori silenziosi alla ricerca dei segreti di un tempo lontano.
Nell’oscurità si intravede il fondale su cui il fango adagiato dalle correnti, disegna un movimento ondulato. Quaggiù il tempo si è veramente fermato, a differenza delle acque marine, l’acqua dolce del lago ha mantenuto il veliero in perfetto stato. Potrebbe apparire un dipinto tanto tutto è al suo posto e in ordine.
Uno dei due alberi è caduto mentre l’atro è nel suo alloggio alto e imponente. Il carico di sacchi di cemento probabilmente durante l’affondamento hanno impedito al veliero di rovesciarsi, poiché sono ancora perfettamente adagiati uno sull’altro. Parte della poppa è affossata nel fondale, mentre la zona della cucina è raggiungibile con attenzione sfiorando il fondo. E’ Nicola che trova il passaggio.
Ciò che di questo veliero ne fa un relitto unico, è proprio il Tritone. E’ uno spettacolo di bellezza!. Ha lo sguardo intrigante e magnetico. Si resta incantati a guardarlo all’infinito. Questa polena è una vera opera d’arte.
Le immersioni per realizzare il materiale necessario sono tante e tutte impegnative.
Le attrezzature rebreather, permettono tempi di fondo importanti ma il tempo di risalita è comunque impegnativo. Il gruppo subacqueo ha svolto immersioni in acque fredde con temperature costanti di cinque, sei gradi. Il materiale da realizzare è stato tanto, e tante le ore trascorse in acqua. Il veliero Roma torna a far parlare di se con una pagina di storia che rende merito a queste acque del Garda.
La storia del relitto del veliero del veliero Roma
È il 19 febbraio del 1938 Quando il quotidiano “Il Popolo di Brescia” pubblica l’affondamento del veliero Roma.
Il 18 febbraio è una giornata buia e piovosa. Il vento pare rallentare la sua morsa, ma le condizioni climatiche sono dubbiose. Al porto di Desenzano il veliero Roma è pronto con il suo carico di cemento e altri oggetti, per salpare e raggiungere la sponda di Garda. Il suo proprietario Giovanni Cattoni e il suo aiutante Enrico Magni, sono tentennanti. Verso le dieci del mattino il vento Vinessa il peggiore del Garda, pare mollare la presa e le acque calmarsi. Giovanni Cattoni decide di partire.
Dopo meno di un’ora, il vento riprende tutta al sua potenza, e li investe sollevando le onde degne di una tempesta in mare. I due uomini cercano rifugio dirigendosi verso il porto di Moniga, ma è impossibile mantenere la rotta con questa forza impetuosa che si sta scatenando su di loro. Le acque li sovrastano e la vela è un giocattolo impazzito in balia del vento.
Il veliero non risponde più ai comandi. I due marinai gettano una barchetta di fortuna in acqua e abbandonano la vela.
Il carico di cemento lo sbilancia, un attimo dopo la prua del Roma si innalza per poi essere travolta dalle onde che lo trascinano per sempre sul fondale di 116 metri.
Da riva alcuni pescatori con i loro natanti tentano di raggiungere la piccola barca con i due uomini a bordo. Le onde e la forza del vento li respingeva impedendogli di raggiungere i due marinai, quando un giovane pescatore si getta in acqua con una cima e a nuoto li raggiunge portandoli in salvo.
Dell’affondamento del veliero se ne è parlato molto, cosi come della buona sorte dei due marinai. La serie Bragozzi a cui apparteneva
Il veliero Roma, della serie Bragozzi, a differenza di altri, aveva alloggiata a prua una golena che rappresentava il Tritone. Oggi al museo del Garda a Cassone si possono ammirare una serie di immagini che ripropongono la storia delle imbarcazioni del Garda in quegli anni in cui questo tipo di vela, aveva il ruolo determinante per quei luoghi che hanno vissuto cambi di vita epocali e storici.
Ad oggi il veliero non era mai stato documentato. La sua interezza racconta ancora di quel giorno lontano, il Tritone alloggiato a prua, pare un guardiano silenzioso di questa storia che oggi è tornata a parlare di sé.
Il vento Vinessa, scende dalle altre montagne e si rafforza proprio grazie alle montagne che lo incanalano, sino a disperdere la sua forza nel basso lago.
I ringraziamenti
Gruppo subacqueo New Diving Torri by Subevent
Un grazie particolare a tutti gli assistenti di superficie
Graziano Benna Luca Scarduelli
A Riccardo Mei e Marco Martella e al Museo del Lago di Cassone
Grazie a Marco Martella, che ha guidato il gruppo da lontano, per le riprese poi da montare. La voce narrante è un’idea di Cristina Freghieri che dopo avere realizzato il tuffo con gli amici ha proposto il Tritone a documentare il cortometraggio. La voce del Tritone è di Riccardo Mei grande artista della voce, mentre la voce narrante è di Cristina Freghieri.