Autore: Gianluca Mirto
L’emozione che si prova durante l’esplorazione di un relitto è del tutto speciale, per certi aspetti, unica. Ogni particolare è avvolto da un alone di mistero, ogni sguardo si posa su forme e materiali che gli anni ed il sale hanno modificato, corroso, cambiato.
Il pensiero vola.
Davanti a te un relitto, la sagoma di una piccola nave.
“Che ci fa qua sotto ? Che nave era e perché è affondata ?”
Osservo dall’alto.
“Ha ancora un piccolo cannoncino a poppa, anzi due !
Il calibro è troppo piccolo, forse è un cannoncino antincendio, allora è un rimorchiatore? “
Proseguiamo l’esplorazione.
“In prua c’è qualcosa che non può essere confusa, una mitragliatrice ancora sulla sua torretta girevole."
La nave non ha segni evidenti dell’affondamento da esplosione o scoppio, non ha squarci sulla chiglia, nè traccia di siluramento !
Eppure è lì, a quasi 40 metri di profondità, circondata da piccoli e frettolosi pesci; chissà da quanto tempo, chissà perché !”
Tutto parte da qui, dalle domande spontanee che ci affiorano quando esploriamo un relitto.
Molti, finita l’immersione, cancellano o assopiscono queste domande, altri non ci riescono.
I quesiti riecheggiano nella mente, continuano ad affiorare, martellano e ti costringono a tornare sul relitto.
Una nuova immersione a cercare altri particolari, trovare, un segno, un nome, una targa, una scritta, qualcosa che possa far parlare quella nave, che possa raccontare la sua storia.
Lei parla solo un’altra lingua, non è muta, anzi grida !
Stà a te capire e tradurre il suo lessico, parla con la storia, la tecnica, la meccanica.
Quando questo ti martella la mente, terminata l’immersione, di solito ne inizia un’altra, questa volta nella storia !
Un’immersione in cui i compagni sono gli storici e gli esperti, i registri e gli archivi navali, una passione coinvolgente fatta di Sabati in biblioteca e di Domeniche a parlare con storici, a consultare vecchi libri sui naufragi e portolani, ad esaminare vecchie foto con la lente, a confrontarle con le foto riprese durante l’ultima immersione.
Si misurano le distanze, si fanno schizzi, disegni, si parla, si litiga, si battono i pugni sul tavolo!
Tutto fa parte del gioco.
Ognuno ha un compito che nelle settimane successive deve essere portato a termine, sul web, in archivio, attraverso contatti all’estero.
Quando lo sconforto ti ha già fatto presupporre una sconfitta ecco che arriva l’email con la rosa dei possibili nomi , associata alle zone di affondamento!
Ed Eccola, finalmente ci siamo… il relitto sconosciuto ha di nuovo un NOME, il suo "NOME" !
Un’ emozione unica !
Gianluca Mirto
Ringraziamo Gianluca Mirto e lo staff di Relitti.it per le emozioni che da anni ci regalano sul loro portale che vi invitiamo a visitare: www.relitti.it
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