Lunedì, 5 luglio – Saranda, il relitto del Probitas
DA VALONA A SARANDA
Partenza dalla Marina di Orikum alle 7.00. Lasciamo il mare e si comincia gradatamente a salire di quota, fino a giungere ed attraversare il Parco Nazionale del Llogora a oltre 1.000 metri di altitudine.
Un itinerario costiero tra castelli e spiagge: alla scoperta dell’Albania
Sosta per un’abbondante colazione a base di uova e formaggio in un locale tipico e qualche scatto fotografico da un punto sulla strada da cui si gode un panorama eccezionale sul mare Adriatico e sulle prime isole della Grecia. Proseguiamo lungo la strada costiera che scende sino a Dhermì.
Acque cristalline, spiagge di sabbia finissima, basi militari in disuso, antiche fortificazioni fanno da sfondo all’itinerario. Attraversiamo la località di Hìmara e dopo pochi chilometri ci soffermiamo a Porto Palermo per dare uno sguardo all’antico castello di Ali Pashe Tepelene.
Arriviamo a Saranda all’ora di pranzo dopo oltre 3 di viaggio, ma gli scorci che la costa a sud del Paese ci ha offerto in questo trasferimento hanno ricompensato ampiamente il ritardo. Siamo ora in una delle più vivaci e turistiche città dell’Albania, che dista solo 6 miglia dall’isola greca di Corfù posta di fronte ad essa. L’obiettivo è un relitto posto al centro della baia su un fondale di circa 30 metri.
La storia della Probitas
Il 24 settembre 1943, dopo le ventidue, attracca nella rada di Saranda (Porto Edda come era chiamata all’epoca) un convoglio composto dalla motonave Salvore e dalle navi da trasporto Dubac e Probitas. Fedele alla parola data rientra il Ten. Col. Cirino con viveri e munizioni e con i seguenti ordini: imbarcare quanti più uomini possibile e consegnare le armi agli albanesi all’imbarco dell’ultimo scaglione. Completate le operazioni di imbarco il convoglio riparte; purtroppo però la nave da trasporto “Probitas”, la più grande di tutte, a causa di una avaria, è costretta a rimanere in porto. Le altre due unità, continuamente bersagliate dagli Stukas tedeschi, seppure con danni e vittime (circa 70 uomini), riescono a raggiungere l’Italia. In particolare la “Dubac”, gravemente colpita e paurosamente sbandata sul fianco sinistro riesce a raggiungere la costa ove si arenerà evitando così di affondare. Grave il bilancio delle vittime: circa 200 morti. Quello fu l’ultimo convoglio a tornare in Patria. La nave “Probitas”, ormeggiata alla banchina viene, nel pomeriggio del 25, affondata dagli aerei Ju 87 tedeschi.
La motonave PROBITAS (ex ANSALDO SAN GIORGIO PRIMO ex ANSALDO SAN GIORGIO I), fu costruita nel cantiere omonimo al Muggiano. Completata a marzo del 1919, con numero di costruzione 162, aveva una stazza di 5084 tons., una lunghezza pari a 115.2 metri ed una larghezza di 15.7 metri.
Giunti sul lungomare di Saranda ci poniamo il problema di come raggiungere il sito di immersione. Si trova a 200 metri dalla spiaggia, al centro della rada, segnalato da una grossa boa luminosa posta sopra il relitto, in modo da avvisare il pericolo alla navigazione. Le contrattazioni di Igli con un gruppo di pescatori locali svaniscono nel nulla, non hanno licenze per lo svolgimento di attività con finalità turistiche e di uscire con loro non se ne parla.
Chiediamo se sappiano almeno il nome del relitto, ma le uniche informazioni che riusciamo ad acquisire sono che la nave è di nazionalità italiana, affondata durante la seconda guerra. In seguito sarà la consulenza telefonica con Pietro Faggioli a svelarci il nome del relitto.
Il percorso in scooter per l’avvicinamento al relitto
Un po’ di vento contrario ci dissuade dall’idea di percorrere a nuoto la distanza che ci separa dalla boa. Michele, a similitudine di quanto già fatto insieme per portare a termine un’immersione al lago del Corlo nelle vicinanze di Belluno, propone di affittare dei pedalò, ma alla fine sulla passeggiata troviamo un’imbarcazione abilitata al trasporto turistico per un numero massimo di tre persone. «Poco male – pensiamo Ale e io – noi vi seguiremo con i due scooter».
Così ci apprestiamo, dopo avere configurato le attrezzature, al trasferimento verso il relitto nello stupore generale di passanti e bagnanti. Bussola alla mano prendiamo i riferimenti e tre metri sotto la superficie iniziamo a percorrere lo spazio che ci divide dal Probitas. La sorpresa all’arrivo è delle più grandi. Il relitto si trova adagiato sul fianco di sinistra, lo scafo è rivolto verso terra, la coperta verso il mare aperto.
La visita al relitto e agli interni delle stive della Probitas
Noi arriviamo a velocità sostenuta dritti verso lo scafo che si alza da 25 metri di profondità sino a 3 metri dalla superficie. Una montagna di oltre 5. 000 tons di stazza lunga circa 120 metri in 25 metri di acqua. Riusciamo a fare 118 minuti di immersione durante i quali Mauro si sofferma a scattare sulla prora intatta dove sono visibili le due ancore e le due catene, sulla poppa con gli assi e le eliche che sospese dal fondo creano un suggestivo scenario. Visitiamo l’interno delle enormi stive, senza tralasciare alcun dettaglio. Una volta raggiunta la quota dei 3 metri eseguiamo una sosta rimanendo ancora sulle lamiere del relitto!
Immersioni in Albania: Il ritorno a terra dopo l’esplorazione sub
Concordiamo il ritorno verso riva nello stesso modo dell’andata: Igli, Mauro e Michele sull’imbarcazione, Ale e io ancora con l’ausilio di bussola e scooter TESEO che, usato per gli spostamenti nel corso di tutta l’immersione, ha tenuto benissimo anche in termini di autonomia.
Rientrati a terra attraversiamo la passeggiata indossando ancora l’attrezzatura fino a raggiungere le auto pieni di soddisfazione sia per aver documentato un nuovo relitto appartenuto al naviglio italiano nel corso della seconda guerra e soprattutto per il tanto divertimento derivante dalle originali modalità d’immersione!
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