Prosegue senza sosta l’attività di ricerca storica degli appassionati del centro Immersioni Ecosfera. Dopo il piroscafo Patria e la Regia Torpediniera Groppo, restituita all’ufficialità della storia la vicenda del Regio Dragamine RD55, vittima, come le altre due navi, dei terribili bombardamenti “a
saturazione” degli alleati anglo-americani del 1943.
Completati gli studi ed i sopralluoghi, all’interno del porto di Messina, per l’identificazione del relitto.
Il Centro Immersioni ECOSFERA di Domenico Majolino, in collaborazione con la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, ha completato gli studi ed i sopralluoghi in mare, all’interno del porto di Messina, per l’identificazione del relitto del Regio Dragamine RD55.
Le operazioni in mare si sono svolte all’interno del porto di Messina nei giorni dal 28/08 al 01/09 2014.
Il Centro Immersioni ECOSFERA, ottenute la dovute autorizzazioni, proponendosi lo scopo di dare impulso alla ricerca ed alla conoscenza dei relitti d’interesse storico, ha organizzato una campagna di studi e di immersioni sul relitto, noto a pochi e mai identificato, del Regio Dragamine RD55.
A conclusione di questa campagna, gli studi ed il materiale video/fotografico realizzato da Domenico Majolino, Massimo Ardizzoni e Marco Giuliano è stato consegnato alla Soprintendenza del Mare ed alla Guardia Costiera di Messina nonchè al Comando Militare Autonomo in Sicilia (trattandosi di nave militare).
Hanno partecipato alle attività: Domenico Majolino, Marco Giuliano, Massimo Ardizzoni, Daniele Cotogno, Gabriele Marini, Antomio De Carlo, Francesco Mazza, Domenico Crisopulli, Vincenzo Russo, Salvatore Platania, Savaltore Valletti, Claudio Di Franco della Soprintendenza del Mare.
Nota Storica
Tra il 1916 ed il 1929 la Regia Marina Italiana fece costruire poco più di cinquanta (55 circa) dragamine della classe RD (Rimorchiatore – Dragamine). Progettati per appoggiare e soccorrere unità maggiori danneggiate oppure trovatesi in campi minati.
I dragamine della classe RD erano unità da circa 200/220 tonnellate, costruiti in svariati cantieri navali italiani. A ridosso della II GM radiazioni per vetustà ed inefficienza ridussero il numero a circa trentotto; il che comunque faceva di loro il più numeroso ed omogeneo gruppo di dragamine impiegato dalla
Regia Marina. Durante la Seconda Guerra Mondiale la Regia Marina utilizzò in prevalenza, per
quanto riguarda le unità per la guerra di mine, navi risalenti alla Prima Guerra Mondiale o a periodi immediatamente successivi. Si trattava in particolare di 38(39) dragamine della classe “RD” (Rimorchiatore-Dragamine o Regio Dragamine) costruiti fra il 1916 ed il 1926,e di tredici posamine, di cui due ex tedeschi e tre ex austriaci.
Il rimorchiatore dragamine RD55, insieme al RD25, era in servizio nella base navale della Regia Marina Italiana di Messina. L’RD55 fu affondato all’interno del porto di Messina il 25/05/1943 alle ore 14.30 circa, durante il bombardamento aereo alleato che fece vittima anche la R.N. Groppo.
Infatti partire dal mese di maggio le incursioni si fecero nettamente più intense e costanti rispetto ai mesi precedenti. Si registrarono infatti attacchi nei giorni 1 a cura di 21 B24, 9 con 44 B24, seguiti in notturna dai velivoli inglesi; nei giorni 9, 13, 20, 21, 23 e 25, condotti da 50 B24 della RAF e del’USAAF.
A quest’ultimo giorno, 25/05/1943, parteciparono 40 B24 e 89 B17, scaricando sugli obiettivi 253 tonnellate di bombe. [Headquarters of Royal Air Force no4 April- June 1943, pp. 28, 39; Military Intelligence Division – War Department, May 1943, pp. 2, 16, 24, 38, 40, 44, 46; Combat Chronology, op. cit. pp. 40, 42,44, 45]
L’RD55 fu colpito da una o più bombe d’aereo che per il contraccolpo causato dall’esplosione gli fecero spezzare gli ormeggi di poppa, fu trascinato lontano dalla banchina, dove era ormeggiato, ed affondò in fondali profondi all’interno del porto.
L’RD25, invece, si salvò ma il 16/08/1943 venne abbandonato in porto, forse perché in avaria, in conseguenza dell’arrivo degli eserciti alleati a Messina il giorno successivo. Nel 1948 fu ceduto, alla Jugoslavia in riparazione danni di guerra e rinominato ML 304.
Purtroppo non abbiamo fotografie dell’RD55, questa fotografia infatti ritrae la
RD56 affondata a Biserta (Tunisia) il 24/03/1943.
RD55 e RD56 in quanto costruite nello stesso periodo e nello stesso cantiere;
possono essere considerata unità “gemelle”
Qui sopra il disegno di progetto nel quale sono stati evidenziati alcuni particolari:
- in ROSSO gli accessi ai locali sottocoperta
- in VERDE le scale di accesso ai locali sottocoperta
- in BLU la delimitazione del locale di prua.
Dal boccaporto A si accedeva al locale di prua che doveva essere un locale equipaggio. Per intenderci è il locale fotografato, nel quale abbiamo trovato dei grossi armadi metallici e che probabilmente, negli RD armati di cannone, potevano costituire la riservetta munizioni.
Dall’accesso B, non più apprezzabile a causa dello schiacciamento/distruzione di tutte le strutture al di sopra della coperta, si scendeva a destra al LOCALE CALDAIE, a sinistra al LOCALE MACCHINA
Dal boccaporto C, che si trovava a poppa, si poteva accedere ai locali di poppa sull’albero di trasmissione al pressatrecce. Essendo la poppa completamente distrutta tale boccaporto non è osservabile.
La prua visibilmente danneggiata e completamente mancante delle sue sovrastrutture.
L’RD55 con tutta probabilità non era armato con un cannone, similmente alla sua gemella RD56 di cui abbiamo una foto. Tra l’altro, ispezionando il locale al quale si accedeva dal boccaporto di prua, aperto dallo squarcio dovuto all’esplosione di una bomba, non abbiamo trovato alcuna evidenza di un eventuale
supporto rinforzato, per l’installazione del cannone.
Il relitto visto dall’alto nella sua parte anteriore. Da notare quella che un tempo era la parte prodiera del cassero che oramai non c’è più, ed è ben visibile lo squarcio provocato presumibilmente da
una esplosione.
Il locale sottostante la zona comando, collocato immediatamente a prua della zona caldaie; è possibile accedervi attraverso il grosso squarcio presente proravia della zona comando probabilmente
provocato dall’esplosione di una bomba penetrata dall’alto. Il locale doveva essere una zona equipaggio e sugli RD armati poteva contenere la riservetta munizioni per il cannone da 76/40, sono infatti ben visibili due robusti armadi in metallo rimasti intatti. Da notare inoltre è la ossatura della nave con le amiere di cinta schiodate e rivolte verso l’esterno e verso l’alto per lo scoppio.
La macchina alternativa a vapore a triplice espansione dotata di tre cilindri di alta, media e bassa pressione.
E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle immagini presenti in questo articolo senza il consenso dell’autore.