Raja Ampat, una delle destinazioni subacquee più ambite al mondo. Un arcipelago circondato da un mare caratterizzato da biodiversità marina impareggiabile.
Se vedi un martin pescatore appollaiato sul cespuglio infuocato da un bouquet di fiori rosso carminio muoversi nervosamente, è il segnale che è ora di alzarsi.
Il risveglio a Raja Ampat
E già, perché qui all’Agusta Eco Resort non amo svegliarmi con le hits del momento sparate a palla dal cellulare, ma bensì preferisco scendere dal letto al ritmo di frizzanti e insistenti cinguettii. Il mare è piatto, il sole ha preso il posto della luna e oggi mi sento fortunata. Non so spiegarlo, ma lo sento sotto la pelle. Oggi sarà un gran giorno. Un buon caffè, un pancake appena sfornato inzuppato di miele, un po’ di papaia ed eccomi pronta per il briefing mattutino. Oggi le immersioni saranno tre anche se il vento ha cominciato leggermente ad alzarsi e il mare a incresparsi. Ma il tempo qui è così variabile e imprevedibile che è facile che dopo qualche sbuffo Eolo decida di ritirarsi, rendendo così la superficie del mare liscia come seta.
Sardine Reef a Raja Ampat
L’Agusta 1 è pronta per lasciare gli ormeggi, e dopo un rapido controllo attrezzatura ci lasciamo il pontile alle spalle. C’è chi inizia a vestirsi e chi, come me, prima di infilare ogni centimetro della propria pelle in una muta, preferisce godersi i raggi del sole che, nonostante siano da poco passate le 8 iniziano a farsi sentire. Ma si sa che i veri subacquei non si abbronzano, ed ecco che in men che non si dica mi ritrovo anch’io avvolta dalla testa ai piedi in 3mm di elastico neoprene. È passato poco più di mezz’ora che siamo pronti per la prima immersione. Iniziamo la giornata con Sardines Reef, un nome una garanzia.
Da molti viene giudicato uno tra i reef più belli al mondo e, dopo quello che leggerete, concorderete con me su come non dargli torto.
L’immersione al Sardine Reef a Raja Ampat
I gruppi sono fatti. Ultimo controllo per verificare la corrente e come uno squadrone d’assalto inforchiamo le pinne, abbassiamo la maschera e, con il mitico passo del gigante, uno dopo l’altro, abbandoniamo la sicurezza dello scafo in vetroresina per ritrovarci, come boe galleggianti, sulla superficie del mare in attesa dell’ultimissimo ok, e poter così iniziare la discesa. Il vento si è calmato rendendo tutto più facile.
Non faccio in tempo a sgonfiare il gav, controllare gli strumenti e compensare le orecchie che mi rendo conto di essere entrata in un’altra dimensione. Un muro di vita, e quando dico un muro non intendo una sgangherata mulattiera alta si e no quanto un porcellino d’India, ma un muro alto quasi quanto la parete est del Monte Rosa. Un banco di sardine così grande che se messe sott’olio avrebbero potuto sfamare metà della popolazione di tutto il nostro globo!
Non credevo ai miei occhi, e più mi ripetevo “non è possibile” più mi ritrovavo immersa in questa coreografia argentata, così instabile che al più piccolo segnale di pericolo assumeva le forme più svariate, senza però mai perdere la compattezza.
Fauna marina al Sardine reef di Raja Ampat
Seguo il flusso. Ed ecco che un paio di solitari carangidi minano la sicurezza del banco attraversandolo minacciosamente con repentini movimenti a zig zag. Mi sembrava di essere seduta comodamente sul divano di casa, con il telecomando in mano, intenta nella snervante attività di zapping tale era la velocità con cui il banco argentato dava vita a una serie di figure astratte, che non duravano neanche il tempo di un battito di ciglia.
Non so quanto questo teatrino sia durato e non ho ben capito se qualche soldato sia morto sul campo, ma sta di fatto che nel bel mezzo della creazione di una figura picassiana i carangidi si sono allontanati, e se lo abbiano fatto con la pancia piena o vuota bisognerebbe chiederlo a loro. Pericolo passato. Il muro di sardine si ricompatta procedendo con una rilassante andatura da crociera. È in situazioni come questa che rimpiango di non avere avuto una video camera: sarebbe venuto un filmato da urlo!
In questa avvincente storia di vita e di morte il tempo non si ferma, e gli strumenti parlano chiaro: è giunta l’ora di iniziare la risalita.
La risalita
Ci piazziamo sui 10 metri e pascoliamo tra coralli di tutte le fogge. C’è chi si perde dietro a un orangutan crab, chi dietro a coloratissimi nudibranchi, chi cerca di stanare i microscopici gamberetti ben rintanati fra i tentacoli delle anemoni e chi, come me, ciondola senza fissa dimora, attratta e incuriosita da qualsiasi forma di vita, quand’ecco che incappo in una tartaruga adagiata sul fondo in completo relax. Non fugge, anzi. Mi guarda, la guardo, ci guardiamo. Mi avvicino, e sono certa che se avessi voluto ridurre ancor di più le distanze me lo avrebbe permesso, perché, a Raja Ampat, tutte le creature marine sono curiose, non scappano, ma tendono ad avvicinarsi.
Sardine Reef, mio malgrado, per oggi basta così. Ci piazziamo a 5 metri per la sosta di sicurezza per i canonici 3 minuti ripensando a quanto di meraviglioso abbiamo assistito, quand’ecco che dal nulla appare una manta. Con l’eleganza che contraddistingue questi splendidi giganti del mare ci passa così vicina che quasi ci sfiora, per continuare il suo viaggio in questa immensa distesa d’acqua cristallina.
Lo sentivo che oggi sarebbe stata una giornata fortunata e il mio sesto senso difficilmente sbaglia.
L’Augusta 1 rimette in moto i motori per raggiungere il prossimo sito che sono certa non potrà che essere un’altra memorabile avventura. Ma questo ve lo racconterò la prossima volta.
Foto di Marco Montaldo
Per info visitate il sito: Agusta Eco Resort
Immagini davvero incredibili!
Mi è capitato solo una volta di vedere una manta ma l’emozione che suscita è indescrivibile.
Concordo senza dubbio, la sua eleganza è impareggiabile!