Il parco marino del Raja Ampat, nella Papua Nuova Guinea indonesiana, con i suoi 46.000 km², è uno dei più grandi del mondo. Situato al centro del triangolo dei coralli, è il mare con la più grande biodiversità del pianeta. Qui vivono più del 75% delle specie di coralli, 700 specie di conchiglie, 6 delle 7 specie esistenti di tartarughe, 17 mammiferi marini tra balene, delfini e dugonghi, e più di 3.000 specie di pesci. Tra questi, si possono incontrare anche pesci insoliti.
Questo è il racconto di due immersioni alla loro ricerca.
Prima immersione: l’isola di Batanta
Abbiamo lasciato le candide spiagge dell’Agusta Eco Resort questa mattina e ci dirigiamo alla volta dell’isola di Batanta, dove si trova un sito che normalmente ci riserva incredibili sorprese. Ci tuffiamo e scendiamo su un basso fondale di circa 12 metri. Tutto intorno a noi, una distesa di piccoli coralli assolutamente anonimi e di un colore grigio-verde che ci lasciano del tutto indifferenti. Poco oltre, però, arriviamo alla nostra destinazione: una lingua di sabbia che risale fino alla superficie.
Ci muoviamo lentamente, un po’ per non ridurre la visibilità ma anche perché questi animaletti sono dei maghi del mimetismo e ci vuole molta calma per vederli. Una leggera difformità della struttura del fondale attira la mia attenzione ed ecco un rombo (Bothidae), immobile, che si fida della sua capacità di nascondersi in bella vista! Mi avvicino lentamente e riesco a vedere perfettamente gli occhi e la bocca. Strana la storia di questo pesce: alla nascita nuota nel mare come un pesce normale e solo quando cresce diventa bentonico e continua la sua esistenza appoggiando il fianco destro sulla sabbia. Così facendo, però, uno degli occhi sarebbe inutilizzabile a contatto col fondale e così comincia una migrazione che lo porta sull’altro lato. La bocca, invece, non si sposta e rimane per metà nella sabbia.
Incontro con il pesce diavolo spinoso
Procediamo cautamente ed ecco un altro strano pesce. Anche lui immobile, incomincia a camminare lentamente solo quando ci avviciniamo. Dico camminare perché si sposta su delle specie di zampette che in realtà sono i raggi di pinne modificate (foto di copertina). Si tratta di un pesce diavolo spinoso della famiglia dei Choridactylinae, per la precisione è un Inimicus Didactylus. Spesso questi pesci, che arrivano al massimo a misurare 20 cm, si trovano sotto la sabbia o il fango con solo gli occhi e la bocca visibili a un attento sguardo. Temibili predatori, così nascosti aspettano che un incauto pesciolino arrivi a portata utile e con uno scatto fulmineo se lo mangiano tutto intero! Si possono trovare solitari, ma spesso sono assieme a una compagna e infatti la troviamo semi nascosta da un tronco d’albero chissà come insabbiatosi sul fondo.
Incontro con un cucciolo di cernia Baramundi
Qui non ci sono molti nascondigli, così sempre sotto l’albero troviamo un cucciolo di cernia Baramundi (Cromileptis Altivelis). Per me è la cernia più bella, unica con il suo musetto concavo, bianca a macchie nere. Può misurare fino a 70 cm di lunghezza. A volte negli adulti il bianco può essere un po’ “sporco”, ovvero un poco ingrigito, ma nei piccoli è splendido, bianco come il latte.
Un altro incontro speciale: il pesce ago della sabbia
Proseguiamo nella ricerca e incontriamo un pesce ago della sabbia (Trachyrhamphus Bicoarctatus), che può assumere diversi colori: bianco, giallo, verde, marrone o nero. Metà del suo lungo corpo striscia sulla sabbia mentre l’altra metà con la testa ondeggia come un’alga alla ricerca di cibo portato dalla leggera corrente.
Visita al villaggio papuano
Il tempo passa e dobbiamo risalire. Ci fermiamo al pontile di un vero villaggio papuano, l’ultimo rimasto ancora tutto costruito in legno e foglie, che visitiamo dopo un salutare coffee break allietato da biscotti, cocco e frutta fresca. Oggi il cuoco dell’Agusta Eco Resort ha preparato anche una torta alla banana che non impieghiamo molto a finire. In questo periodo si pescano i calamari, così il nostro capitano, dopo una breve contrattazione, compra 30 kg di calamari pescati la notte precedente. Non solo otteniamo così del cibo freschissimo, ma sosteniamo anche la popolazione locale che non ha molte alternative di sviluppo.
Nel giro al villaggio siamo accompagnati da un gruppo di bambini. Sono carinissimi, curiosi di vedere delle persone così diverse; infatti, questo villaggio è lontano dalle destinazioni classiche del Raja Ampat e di turisti ne vengono pochi. Ci mostrano le loro case con i giardini pieni di splendide piante e fiori coloratissimi. I villaggi, al contrario delle città sporchissime, sono molto puliti e ben tenuti; ovunque si vedono panni stesi al sole ad asciugare e vasi di fiori dai colori sgargianti.
Seconda immersione: un sito recentemente scoperto
È il momento di spostarsi in un altro sito recentemente scoperto. Leggermente più profondo, arriva a malapena a 16 metri di profondità. Qui troviamo un misto di sabbia e coralli dove si concentra un gran numero di specie marine.
Incontro con i Wobbegong
Appoggiati sul fondo incontriamo subito due squali proprio buffi: sono dei Wobbegong (Tasseledorrhinus Dasypogon). Di solito sono solitari, oggi invece ne vediamo due uno sopra l’altro. Passano le giornate a dormire nascosti in anfratti o piccole grotte, si muovono più facilmente di notte quando vanno a caccia di pesci addormentati. Possono misurare fino a 2 metri di lunghezza e sono squali veramente amichevoli, infatti non hanno paura dei subacquei e non scappano mai, lasciandosi fotografare come prime donne. Hanno un muso largo e piatto con una bocca enorme tutta circondata da propaggini che assomigliano a delle alghe o ramificazioni di corallo che gli servono per mimetizzarsi ma che ricordano anche le frange di un tappeto; infatti, squalo tappeto è il loro nome comune. Questi sono squali piuttosto rari, infatti vivono solo in questa parte del mondo fino al Mar dei Coralli in Australia. In Raja Ampat sono di comune osservazione, il loro avvistamento è praticamente garantito.
Avvistamenti finali: pesce vacca, gobidi biocellati e pesce dardo di fuoco
Poco oltre incontriamo un pesce vacca (Lactoria Fornasini). Piccolino e pessimo nuotatore, si difende nascondendosi negli anfratti dei coralli e confidando negli aculei appuntiti che ha in fronte, nella parte posteriore e sul dorso. Di nuovo sulla sabbia vediamo una coppia di gobidi biocellati (Signigobius Biocellatus). Questi piccoli animali, 5-6 cm, vivono in coppia su fondali sabbiosi dove scavano una tana profonda nella quale si nascondono al minimo pericolo. Se avvicinati cautamente, potrete vederli ingoiare della sabbia che fanno poi uscire dalle branchie filtrando le piccole creature di cui si nutrono. Chiaramente visibili sulle due pinne dorsali delle macchie nere bordate di giallo che imitano due occhi. Questo è uno stratagemma difensivo, infatti possono sembrare gli occhi di un pesce molto più grosso e pericoloso e quindi evitano gli attacchi dei predatori.
Sempre sulla sabbia incontriamo un’altra coppia: sono dei pesci dardo di fuoco (Nemateleotris Magnifica). Anche loro si nascondono in tane scavate nel fondo e hanno una caratteristica lunga spina dorsale che muovono nervosamente a scatti. Non sono particolarmente difficili da incontrare quelli di colore bianco e rosso fuoco, ma vicino a loro ne vediamo una variante di colore bianco e viola che è molto più rara.
Altri avvistamenti: funeral nudibranch e pesce angelo
Poco oltre incontriamo un funeral nudibranch (Jorunna Funebris). A questo poverino hanno dato un nome tremendo, dovuto al fatto che in molti paesi asiatici il bianco e il nero sono i colori dei funerali. Meno male che lui non lo sa e vive benissimo lo stesso, anzi questo è in un momento particolare: infatti sta depositando le uova, bianche come lui e disposte a nastro in cerchi concentrici.
Più avanti, un altro gioiello del parco marino: saldamente ancorate a un blocco di corallo, delle gorgonie arancioni e rosa sono attorniate da una nuvola di pesci vetro. Sotto questi bellissimi ventagli troviamo un altro pesce di non comune osservazione. Si tratta di un pesce angelo dall’anello blu (Pomacanthus Annularis). La colorazione è vivace, di un giallo tendente al bronzo; caratteristico è l’anello blu situato sopra l’opercolo branchiale. Per niente spaventato, si lascia fotografare mostrando entrambi i fianchi perfettamente simmetrici.
Fine dell’immersione
Nascosto dentro un anfratto del corallo fotografo un pesce ago dai colori vivaci di incerta classificazione perché non presenta la normale colorazione gialla (probabilmente un Corythoichthys Flavofasciatus). Non ci sarebbe da stupirsi se fosse un tipo nuovo, infatti ogni anno in Papua si scoprono nuove specie di creature marine. Abitualmente i pesci ago vivono in coppia con la compagna e si nutrono di piccoli crostacei che trovano nella sabbia.
Anche questa immersione è finita, risaliamo in barca e tornando all’isola di Agusta riviviamo le immersioni chiacchierando con gli altri subacquei nell’attesa di rivedere le immagini che abbiamo scattato. Sicuramente oggi abbiamo fatto un buon bottino di strane creature da mostrare a chi non conosce la straordinaria varietà di forme di vita dei fondali marini.
La prossima avventura
Attenzione, non finisce qui: le nostre guide ci raccontano meraviglie di altri siti dedicati a questo genere di immersioni. Sarà per la prossima puntata!
Per il tuo viaggio a Raja Ampat: agustaecoresort.it
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Sito web: www.agustaecoresort.it