In un’ipotetica classifica del fossile vivente più famoso e più chiacchierato, probabilmente il primo posto spetterebbe al Celacanto. Perché? Cerchiamo di fare ordine. I Celacanti erano un ordine della classe Sarcopterigi, pesci, apparsi sul nostro pianeta durante il periodo Devoniano, circa 390 milioni di anni fa.
Avevano alcune caratteristiche che li pongono in una posizione unica nell’albero evolutivo delle specie animali: in particolare le loro pinne pari, pettorali e ventrali, hanno dei pezzi scheletrici posti in serie, uno dietro l’altro, e sono poste in cima a un’appendice muscolosa che forma come un arto primitivo. Per inciso, i pezzi scheletrici che compongono le pinne della maggioranza dei pesci viventi, i raggi della pinna, sono posti in parallelo, a ventaglio. Muovendo le pinne in verticale i celacanti potevano nuotare o avanzare trascinandosi sul fondo, con un movimento molto simile a quello di zampe primitive. Erano insomma dei pesci-quadrupedi, il cui movimento naturale (osservato in ambiente solo in periodo recente) ricorda un primitivo passo all’ambio, cioè eseguito portando avanti contemporaneamente i due arti destri e in un secondo tempo i due arti sinistri.
Questo abbozzo di arti li pone in una linea evolutiva tra i pesci e i moderni quadrupedi. I Celacanti erano conosciuti solo per pochi resti fossili, ed erano ritenuti estinti, si pensava che fossero stati travolti dall’estinzione di massa che alla fine del Cretaceo, circa 65 milioni di anni fa, portò all’estinzione altri gruppi animali, fra cui i dinosauri.
Nel 1938 un peschereccio sudafricano che lavorava alla foce del fiume Chalumn tirò su con le reti uno strano pesce, che, al mercato, attirò l’attenzione della curatrice del museo di storia naturale Marjorie Courtenay-Latimer. In onore della sua scopritrice, e in ricordo del sito della scoperta, il pesce sarà battezzato anni dopo col nome scientifico di Latimeria chalumnae. Era un celacanto, ed era vivo (almeno fino al momento della cattura), la prima prova tangibile che il pesce ritenuto solo un fossile viveva ancora da qualche parte.
Passarono gli anni, e solo nel 1952 un secondo esemplare fu pescato alle Comore. Per la verità i pescatori dei villaggi locali conoscevano il pesce, che chiamavano Gombessa, e quando, raramente, lo pescavano lo ributtavano in mare, a causa delle sue carni imbevute di un olio che ha un sapore pessimo ed è un potente lassativo.
Il celacanto indonesiano
Nel 1997 Mark Erdmann e la moglie Arnaz Metha si trovano in luna di miele a Manado, Indonesia. Visitando il mercato del pesce si trovano davanti a un celacanto, pescato e venduto, ma sulle prime non si rendono conto della portata della scoperta. Mark, un biologo, torna a Manado, vi stabilisce la sede della propria ricerca, e nel 1998 i pescatori dell’isola di Manado Tua gli portano un celacanto vivo, che sopravvive ancora per qualche ora consentendo a Mark di scattargli le foto di questo articolo.
Anche i pescatori indonesiani conoscevano il pesce, catturato poche volte e sempre a profondità superiori ai -100 m, e lo chiamavano Raja Laut (letteralmente Re del Mare). Spesso la cultura di chi frequenta abitualmente il mare precede la conoscenza scientifica. Il suo habitat tipico è tra 100 e 400 m di profondità, in grotte sommerse. Nel 1999 studi genetici confermano che si tratta di una specie diversa, che viene battezzata Latimeria menadoensis.
Nel 2010 il biologo e fotografo francese Laurent Ballesta, in immersione tecnica a Sodwana Beach, Sud Africa, riporta eccezionali foto e filmati del Celacanto africano con i sub:
Gombessa è il nome che Ballesta ha dato alle sue spedizioni scientifiche, alla ricerca del Celacanto e non solo.
In conclusione, i celacanti sopravvivono ancora, anche se sono rari, e se hanno dovuto adattarsi a vivere in un ambiente marginale, quello delle grotte profonde, probabilmente l’unico dove la competizione con i pesci moderni, velocissimi e scattanti, è meno forte. Due specie sono attualmente conosciute, e potrebbero nascondere dettagli utili a comprendere il difficile passaggio evolutivo dai pesci ai quadrupedi terrestri.
E’ notizia di questi giorni, è stata individuata in Madagascar un’area dove le catture di celacanti sono frequenti, e che potrebbe essere un importante habitat per il pesce che si credeva estinto.