Siamo arrivati alla quinta puntata parlando di immersioni “adrenaliniche”, “biodiverse”, “strane”, “sconosciute ma bellissime”, e dei più bei siti dove si possono trovare.
In questo numero voliamo alle Fiji dove, qualche anno fa, mi sono regalato un’esperienza a 360°, soggiornando su diverse isole e navigando nella parte settentrionale a bordo di una molto ben organizzata barca dedicata alle immersioni.
Situate nell’Oceano Pacifico Meridionale a circa 3.000 km a est dell’Australia e 2.000 km a nord della Nuova Zelanda, le Fiji si compongono di oltre 300 isole, fra grandi e piccole, e sono universalmente riconosciute quali “Capitale mondiale dei coralli molli“. I ricchi nutrienti che fluiscono fin qui dalla fossa delle Tonga, infatti, garantiscono una quantità ed una varietà di corallo sbalorditiva: 390 specie di coralli (soprattutto) molli e duri (in particolare Dendronepthya klunzingeri). Qui si alimentano oltre 1200 specie di pesci e di altre forme di vita marina: granchi e gamberetti di ogni tipo, nudibranchi, molte diverse specie di anemone e innumerevoli altri soggetti oltre a frequenti e adrenalinici incontri con mante, squali di ogni specie, squali balena e occasionali pesci vela e marlin. Siamo in presenza di alcune delle barriere coralline più colorate e varie al mondo: caverne, canyon, pareti e molto altro.
Diversi fattori contribuiscono all’altissima qualità
dell’esperienza subacquea alle Fiji. Innanzitutto l’ecosistema delle barriere
coralline è per la maggior parte inalterato e intatto: situate lontano dai
principali centri abitati non sono state eccessivamente sfruttate o danneggiate
come invece è avvenuto in altre parti del Mondo. In più, il tradizionale
sistema di cultura conservativa delle Fiji, proteggere in modo rigoroso la
terra e le acque tribali dall’uso improprio aiuta a garantire che, le aree
riservate alla pesca, siano preservate grazie ad uno sfruttamento solidale
delle stesse.
Le immersioni spaziano da pareti a strapiombo a pinnacoli spettacolari e
coloratissimi, dalle caverne alle tante (tante, tante) drift-dives. Se non
amate le immersioni in corrente, tenetevi alla larga dalle Fiji. Perché proprio le correnti, forti, anche
fortissime, sono il vero segreto delle incredibili immersioni di qui: sono
quelle, infatti, che trasportano nutrienti alla barriera corallina ed è proprio
grazie a questo che è così ricca e “rigogliosa”. Senza corrente non ci
potrebbero essere siti come il White
Great Wall: l’immersione inizia in una grotta tubolare, profonda circa 15
m, piena di coralli molli e duri, spugne colorate, ventagli di gorgonie e
banchi di pesci e prosegue lungo una parete che scende in verticale fino a 60
metri straordinariamente ricoperta di corallo molle bianco che, proprio grazie
alla corrente si gonfia fino a creare “rami” enormi e straordinariamente
coreografici.
Anche chi non ama gli squali è bene si tenga ben alla larga dalle Fiji: gli incontri sono garantiti! In grandi quantità, con ogni specie e di ENORMI dimensioni. Per essere sicuri di non mancarne nemmeno uno, piaccia o meno, vengono organizzate anche uscite di “soft shark feeding”.
I siti e le immersioni sono talmente belli e numerosi che
non sono sicuro li abbiano già divulgati tutti.
Questi sono i miei preferiti e vi invito a trovare i vostri perché ne vale
veramente la pena:
Great Astrolabe Reef
A sud di Viti Levu, al largo dell’isola di Kadavu, la Great Astrolabe Reef è la terza barriera corallina più grande del mondo ed è il più grande organismo vivente del Pacifico Meridionale. Fedele al suo nome, questa enorme barriera corallina si estende intorno all’intera isola con i suoi canali e passaggi a flusso libero che offrono una vista sui giardini di coralli molli e sulle formazioni coralline incontaminate. Ciò che rende questo punto di immersione davvero speciale è il fatto che l’isola di Kadavu è una delle aree meno commercializzate delle Fiji. Mante garantite!
Yasawa Islands
L’arcipelago offre un’atmosfera da isole tropicali remote,
le Yasawa Islands vantano coralli duri sani, un’abbondanza di vita, una
topografia subacquea unica e pareti verticali ripide. Anche qui gli incontri
con mante e squali sono abbastanza comuni.
Di questo arcipelago fa parte anche Manta Ray Island. Queste eleganti creature
si radunano a banchi tra i mesi di aprile e la fine di settembre per nutrirsi
nel canale dell’isola, pieno di plancton e denso di nutrienti.
Somosomo Strait
Conosciuto anche come Rainbow Reef, lo stretto di Somosomo è un vivace sistema di barriere coralline tropicali situato nello stretto passaggio tra Taveuni e Vanua Levu. E’ qui che si trova la Great White Wall di cui ho già parlato. Oltre alle pareti verticali ricoperte da brillanti esibizioni di coralli molli, duri e placcati inondati di colori brillanti, qui, i subacquei, possono attraversare diversi tunnel tappezzati di spugne colorate, fruste di mare, ventagli di gorgonie e crinoidi e, nelle secche, avvistare murene, polpi e lion fish. Non mancano ovviamente nemmeno le specie più grandi, tra cui mante, barracuda e squali di barriera.
The Mamanuca Islands
Una catena di 20 bellissime isole tropicali che vanta molte meraviglie sottomarine, tra cui il muro di Namotu. Questa parete pullula di coralli lussureggianti e di vita marina unica e iridescente. A seconda dei mesi, non è raro vedere tonni, barracuda, tartarughe e squali.
Shark Reef Marine Reserve
Considerata da molti la migliore destinazione al mondo per le immersioni con gli squali, la Shark Reef Marine Reserve è un sito di immersione in cui è possibile incontrarne più di otto specie (tra cui pinna bianca, pinna nera, bull shark , squalo grigio, squalo nutrice, pinna argentata e squalo tigre) oltre a più di 400 specie di pesci, tra cui razze, cernie e labridi.
Bligh Waters
Lo specchio d’acqua tra le 2 isole principali delle Fiji,
appena al largo delle coste della Suncoast, é chiamato “Bligh Waters” ed è
famoso tra i subacquei per ospitare alcune delle immersioni nella barriera
corallina più spettacolari del mondo: Black Magic Mountain e Mount Mutiny.
Ma perché si chiama così? Ricordate l’”ammutinamento del Bounty”? Queste sono
le acque attraverso le quali Bligh (il Comandante del Bounty prima
dell’ammutinamento guidato da Fletcher Christian) navigò per raggiungere Timor
dopo essere stato abbandonato alla deriva a Tofua su una barca di 7 metri.
Circa 3.600 miglia senza sosta: visto che alcune delle tribù locali erano
considerate cannibali, Bligh non mise mai piede a terra nell’area.
Namena Marine Protected Reserve
Sede di vari pelagici e invertebrati, la Namena Marine Protected Reserve è una magnifica barriera corallina piena di brillanti coralli molli e duri. Questa riserva è più facilmente accessibile da Savusavu ed è probabilmente uno dei siti di immersione più belli delle Fiji. Ogni mese, c’è qualcosa di particolare a cui prestare attenzione nelle acque di Namena. Ci si può aspettare di vedere tartarughe e delfini nei mesi estivi e immersioni con gli squali martello nei mesi invernali. Se si è dei buoni osservatori, si potranno avvistare i pygmy seahorses, durante tutto l’anno.
Beqa La cito per ultima per chiudere in bellezza raccontando l’avventura pazzesca che ho vissuto qui.
Questa maestosa laguna si trova dietro la barriera corallina dell’isola di Beqa, a sud di Viti Levu. Ci si immerge quasi esclusivamente con gli squali e, per questo, i gruppi sono formati da un numero massimo di 10 divers che si attengono a rigide regole di sicurezza.
Il “soft shark feeding” prevede che le guide siano in acqua libera ma che i subacquei stiano protetti dietro ad una sporgenza ed attendano; normalmente bastano pochi minuti perché i primi squali comincino ad arrivare.
Era una bellissima giornata di pieno sole e la visibilità, anche in acqua, era perfetta! Per primi, arrivarono gli squali grigi assieme ai “pinna nera” e ai “pinna bianca”. Tutti “leggermente” eccitati, ci giravano attorno, vicinissimi. Dopo un po’ un grosso e possente “bull shark” attirò la mia attenzione facendomi dimenticare degli altri. Le guide continuavano ad appendere teste di carangide alla parete davanti la sporgenza dove ero acquattato assieme agli altri e, pertanto, l’eccitazione degli squali aumentava, al pari della nostra … Ancora un paio di minuti di scatti e, improvvisamente, la luce diminuì.
Al momento rimasi sorpreso, non ne capivo il motivo, poi lo vidi…. si stava avvicinando un enorme squalo tigre. Nemmeno il grosso bull shark poteva reggere il paragone! La frenesia generale si fece (almeno ai nostri occhi così parve) pericolosa. Le guide avevano aperto anche i bidoni del feeding ed i cerchi che ora ci formavano intorno gli squali erano vorticosi e si allargavano sempre di più, tanto da avvicinarsi oramai sempre più pericolosamente a noi. Improvvisamente il bull shark (chissà perché proprio a me!), mi puntò e l’unica risposta che riuscii ad inventarmi fu di puntargli sul muso l’asta allungabile che reggeva la mia GoPro (accesa). Cominciò a morderla e a strattonarla (ma l’aveva scambiata per un pezzo di tonno???). Amico, …. lascia andare…. è nuova! Si innescò un tremendo tiramolla finché, un attimo prima che gliela dessi vinta (il bestione era grosso e quanto tirava!), il simpatico animaletto finalmente capì che non si trattava di un boccone granché gustoso e, improvvisamente, mollò la presa. Sorpreso e felicissimo controllai i danni: la custodia era graffiata e morsicata ma ancora intera. E portai a casa anche una ripresa da sballo: l’interno della bocca di un bull shark! Credo siano immagini più uniche che rare e le conservo sempre con religiosa cura!
Foto di Massimo Boyer
Articolo pubblicato su ScubaZone n. 60