Una ricerca recente evidenzia come la conservazione delle foreste alle Fiji può ridurre l’impatto delle attività umane sul reef e sui pesci.
Lo studio nasce nel distretto di Kubulau, dove i proprietari terrieri seguivano già un programma di gestione delle risorse secondo un approccio olistico “dalla montagna al reef” (ridge-to-reef).
Le attività umane sulla terra spesso hanno un effetto a cascata sugli ecosistemi marini, e l’impatto delle attività umane alle Fiji minaccia attualmente oltre il 25% dell’area totale di reef. Agricoltura, deforestazione, estrazione mineraria, sviluppo costiero, sono le minacce principali per il reef e le comunità ittiche associate, in quanto promuovono il trasporto di sedimenti, che soffocano i coralli.
Il degrado del reef influenza direttamente l’alimentazione umana, il benessere, e varie pratiche culturali delle comunità umane tropicali attorno al mondo.
Per individuare le zone maggiormente esposte all’impatto, i ricercatori hanno elaborato un modello che collega l’utilizzo della terraferma con le condizioni del reef e la biomassa ittica. Poi hanno simulato diversi scenari di sfruttamento della terra e ridge-to-reef cambiamenti climatici, per localizzare le aree chiave dove la conservazione avrebbe portato i maggiori benefici ai reef vicini.
In ogni scenario, sempre l’impatto sul reef è minimo quando le foreste sono protette o restaurate.
Il metodo è esportabile in altre zone, e l’approccio integrato ”dalla montagna al reef” sembra essere dovunque il migliore per una corretta pianificazione del territorio. La conservazione dell’ecosistema terrestre può migliorare la resilienza del reef minimizzando il danno da sedimentazione. Importante anche il coinvolgimento delle popolazioni locali nella corretta gestione delle risorse naturali.