È possibile immergersi dopo aver avuto un ictus?
Gli specialisti DAN rispondono:
Un ictus, o mancato afflusso di sangue al cervello, causa una lesione di parte del parenchima cerebrale o una emorragia da uno dei suoi vasi sanguigni, risultando, nei due casi, in conseguenze simili. La gravità degli ictus varia da caso a caso e le lesioni derivanti dipendono sia dalla dimensione che dalla parte del cervello lesa.
- La maggior parte degli ictus si riscontra nelle persone più anziane, principalmente in coloro con condizioni cliniche di arteriopatie di livello avanzato.
- L’entità della disabilità causata dall’ictus (es. paralisi, perdita della vista) determina l’idoneità o meno alla subacquea.
- L’esercizio fisico intenso, il sollevamento di pesi in acqua e la manovra di Valsalva aumentano la pressione arteriosa a livello cerebrale aumentando, di conseguenza, il rischio emorragico.
- L’ immersione in sé, nonostante l’esposizione all’elevata pressione parziale e all’elevata pressione idrostatica, non provoca l’ictus.
- Esiste sicuramente un rischio maggiore nell’immergersi se si hanno storie precedenti di ictus. Vi sono tuttavia circostanze particolari, come nei casi di emorragia celebrale nei più giovani, nei quali si è intervenuti sull’arteria patologica che presenta ancora alcuni residui della lesione preesistente. Questo tipo di recupero potrebbe consentire il ritorno in acqua, con una piccola percentuale di rischio. Ogni situazione, diversa dall’altra, richiede una valutazione specifica da parte del medico specialista. È anche consigliabile un consulto da un neurologo che sia competente anche in medicina subacquea ed iperbarica.
- Una preoccupazione simile esiste anche con sintomi residuali significativi, come nel post operatorio di un tumore al cervello.
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