Autore: Gianluca Mirto
P.fo NINA.
RICERCA STORICA
Il P.fo NINA fu costruito su ordine del British Shipping Controller di Londra e varato nel 1919 come WAR ALGOMA.
Lo stesso anno venne rivenduto agli armatori genovesi Fratelli Bianchi.
La nave di 2340 tonnellate di stazza lorda era lunga 79 metri e larga 13,3 metri.
Venne rivenduta nel 1925 all’ Ilva Alti Forni e Acciaierie d’Italia, di Genova, ed utilizzata sempre come nave da carico.
Nel 1943 venne requisita e posta sotto il controllo tedesco attraverso la Mittelmeer Reederei G.m.b.H.
Il 20 Febbraio 1944 fu affondata per probabile siluramento da parte di un sommergibile britannico al largo di Genova il località Sampierdarena come riportato da NAVI MERCANTILI PERDUTE.
Questo dato è riportato anche in documenti ufficiali del 26 Settembre 1944 in cui la Capitaneria di Porto di Genova comunica al Ministero delle Comunicazioni- Direzione generale della Marina Mercantile quanto segue:
” il P.fo NINA della Soc. “ILVA” di Genova venne affondato il 20 Febbraio 1944 al largo di Sampierdarena da siluro nemico.”
Successive indagini presso l’ Ufficio Storico della Marina Militare a Roma, hanno portato ad acquisire ulteriori elementi di conoscenza dei movimenti della nave e del suo affondamento.
Tentativi di ricerca sono stati compiuti anche presso la compagnia di navigazione proprietaria della nave, l’ ILVA, sfortunatamente i suoi archivi non sono stati conservati.
Una minima parte di questi è stata recuperata dalla Fondazione Ansaldo di Genova il cui direttore Dott. Lombardo li ha gentilmente messi a disposizione per future consultazioni.
Un documento pervenuto presso l’ufficio storico della M. M. riporta una nota inoltrata dal Consolato Olandese alla Capitaneria di Porto di Genova, relativa alla presenza di un marinaio olandese a bordo del P.fo NINA.
La moglie chiedeva informazioni relative alla sorte del marito imbarcato proprio sul P.fo NINA.
La Capitaneria di Porto di Genova con una nota del 27/4/1946 rispondeva:
“Il P.fo NiNA si trova a 35 m di fronte a PRA.
I palombari immersi per verificare la possibilità di recupero non hanno fatto parola di salme rinvenute a bordo”.
Questo documento ci ha gettato nello sconforto, deludendo le nostre aspettative.
Di fatto determinava con assoluta precisione il luogo dell’affondamento ed anche la profondità del relitto.
Solo chi conosce bene la zona del litorale genovese può dare un informazione così precisa indicando “ PRA” come località.
Pertanto il P.fo NINA non poteva essere il nostro relitto a 115 metri…
le cose però non tornavano, 35 metri di profondità a PRA !
Su 35 metri di profondità una nave da 79 metri alza una murata di 5 6 metri almeno e con le sovrastrutture e fumaiolo si poteva arrivare a 10-15 metri.
Ci sono due possibilità, la nave è stata completamente smantellata vista la bassa profondità o i palombari si immersero su uno scafo che non era il P.fo NINA.
In effetti a PRA esiste ancora un relitto, tuttora sconosciuto le cui dimensioni sono piu’ contenute.
La nave, che comunque è stata lavorata dai palombari, doveva essere non piu’ grande di 30-35 metri.
E’ possibile che si siano immersi su quel relitto credendo fosse il P.fo NINA e riportando così informazioni non corrette al comandate della Capitaneria di Porto di Genova.
CONCLUSIONI
Purtroppo, lo stato di conservazione della nave, come descritto nel rapporto delle immersioni, non ha fin’ora consentito il ritrovamento di prove materiali di conferma a quanto supposto.
Allo stato attuale, molti elementi portano ad ipotizzare che il “relitto delle catene” detto HERCULES sia identificabile con il P.fo NINA.
Si ringrazia Gianluca Mirto per la gentile concessione di questa pubblicazione.
Per maggiori informazioni visitate: Relitti.it
E’ assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle foto presenti in questo articolo, senza il consenso dell’autore.