Cosa succederà al comportamento dei pesci in seguito al previsto aumento dell’ anidride carbonica (CO2) disciolta negli oceani? Può la CO2 indurre comportamenti strani, come se i pesci fossero in qualche modo alterati? Ubriachi di CO2?
Un team di biologi marini dall’University of Miami Rosenstiel School of Marine and Atmospheric Science e dall’ARC Centre of Excellence for Coral Reef Studies at James Cook University ha testato questa ipotesi suggestiva, ecco il risultato.
La cavia: la scelta è caduta su Acanthochromis polyacanthus, un pomacentride, parente della nostra castagnola, abbastanza comune nelle acque del pacifico occidentale.
L’esperimento: dopo averli esposti a concentrazioni di CO2 uguali a quelle che gli oceani avranno in un futuro nemmeno tanto lontano, ai pesciolini è stata offerta la possibilità di scegliere tra dirigersi verso acqua pulita o verso acqua contenente una sostanza di allarme, quella che pesci della stessa specie producono quando vengono attaccati da un predatore.
Ebbene, mentre i pesci di controllo (mantenuti a una concentrazione normale di CO2) fuggivano lontano dall’acqua con la sostanza di allarme, per mettersi in salvo dal presunto predatore, i pesciolini esposti ad alte concentrazioni, per così dire “ubriachi” di CO2 indugiavano, davano la sensazione di non sapere che fare. Sembra che i pesci possano prevenire un’acidificazione eccessiva delle cellule, ma il loro comportamento risulta alterato.
Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? I pesci si adatteranno in tempo o inizieranno a mettere in atto comportamenti autolesionistici, che potrebbero produrre cambiamenti profondi nella struttura degli ecosistemi? Purtroppo lo vedremo tra non molto.