Perché si smette di praticare la subacquea? Parte #2 – Erogazione del servizio
Abbiamo appreso nella parte precedente di questo articolo che l’erogazione della subacquea attraverso formazione e immersioni può avvenire tramite l’iscrizione ad un circolo oppure presentandosi ad un diving.
Nel corso della mia preparazione amatoriale e nelle esperienze professionali acquisite ho avuto modo di constatare quanto importante sia che la formazione e la conseguente pratica non debbano essere finalizzate esclusivamente al singolo conseguimento di una competenza ma necessitino di un lavoro costante affinché le abilità acquisite siano radicate e consapevoli. Questa è la strada che percorre chi ha le idee abbastanza chiare sul proseguimento della propria “carriera sportiva”.
All’interno di una ASD questi aspetti vengono maggiormente sviluppati non tanto perché facenti parte dell’oggetto sociale ma soprattutto perché soddisfano quei bisogni di socializzazione e di appartenenza che un subacqueo “in itinere” cerca per svolgere la propria attività che, per motivi facili da comprendere, necessità di una certa organizzazione logistica e tecnica.
Si crea pertanto con l’allievo/socio un rapporto che va oltre l’andare in acqua e lo coinvolge emotivamente anche al di fuori di essa.
Questo aspetto ha permesso alle federazioni e agli enti di promozione sportiva la diffusione capillare della didattica e della pratica subacquea.
È però doveroso ricordare che, nelle località turistiche dove il mare o il lago rappresentano un’attrattiva ricreativa importante, i diving hanno notevolmente contribuito alla “creazione” di subacquei brevettati che, almeno per una settimana o poco più, hanno manifestato e soddisfatto i loro bisogni di novità, di scoperta e di avventura al di fuori dell’ordinario.
In questo caso si tratta spesso di una erogazione fine a sé stessa che inizia e finisce con il pagamento di quanto pattuito.
Nella prossima parte cercheremo i principali motivi del “drop-out” e delle possibili soluzioni per contenerlo.
Secondo me il fattore costo è il problema principale, specialmente in periodi di recessione economica come quello che stiamo vivendo.
Non mi riferisco solo al costo della singola immersione (35-45 € a seconda della località) che, pur sembrando elevato, è giustificato da tutto quello che c’è “dietro” l’immersione e che solo gli addetti ai lavori conoscono bene. Parlo anche dei costi che deve sostenere chi non ha la fortuna di abitare vicino al mare (ammesso che sia un mare praticabile e/o dotato di strutture), perché raggiungere una località dove c’è un diving costa parecchio (benzina, autostrada, pranzo… per non parlare dell’eventuale pernottamento…) e non tutti se lo possono ancora permettere.
Non è un caso che nell’ultimo decennio si sia sviluppata la subacquea tecnica, che rappresenta un ricco settore di nicchia formato da persone con una maggiore disponibilità economica.
Il costo dell’attrezzatura (ricreativa) non incide molto secondo me, perché un’attrezzatura completa costa meno di un’attrezzatura da sci, e anche un corso di primo o secondo livello ha costo inferiore a qualunque corso di sci della durata di 5 giorni.
Per quanto riguarda i viaggi all’estero i costi sono molto elevati, specialmente a causa dell’aumento dei costi dei biglietti aerei. Purtroppo sono finiti i tempi in cui una settimana in hotel in Mar Rosso costava un migliaio di euro tutto compreso e per una crociera di una settimana si spendevano circa millecinquecento euro.
Vi sono sicuramente anche altri fattori che influiscono sul calo dell’attività subacquea, ma quello economico a mio avviso rimane quello principale purtroppo.
Ciao Marcello e grazie per il tuo intervento. Certo, i costi logistici hanno subiìo impennate elevate. Inoltre, pur apprezzando il girovagare per il mondo alla ricerca di mete esotiche, posso garantirti che qui nei nostri mari non manca proprio nulla e che, vivendo in Liguria, osservo come moltissime famiglie “sopportano” ogni week end le angherie delle nostre autostrade. Secondo me esistono altre ragioni, legate al fatto che siamo molto più distratti.
Un abbraccio.
Convengo che la questione economica sia una tra le principali ragioni, io sono amante della foto sub e abito a 250 km da Portofino, un week end con 4 tuffi più pernottamento da solo i costa mi occorrono almeno 250 eur, ho notato che nel mio circolo sub le adesioni per le uscite giornaliere sono diminuite, penso anche per i costi. Ì diving dovrebbero praticare agevolazioni per dare spinta alla subacquea, altrimenti diventerà uno sport di élite che non produce “ nuove leve”.
Per fare un esempio in rapporto con altri sport 45 eur per una immersione di 40/50 minuti non ha riscontro in nessun altro sport ( nello sco con 50 eur di un giornaliero sci tutto il giorno)