Autore: Massimo Ardizzoni
OPERAZIONE TONNAROTI
E’ una fredda mattina del 15 maggio, i primi motori si accendono alle quattro, è un continuo andirivieni di persone , barche appoggio che fanno la spola, cime che lascano. Per chi assiste a questa scena da terra, non nota tanti particolari perché la banchina è distante.
Mi trovo sul fly dell’Angela Madre, una delle ammiraglie della flotta “Associazione Produttori Tonnieri del Tirreno” . Un moto pesca lungo 42 metri per 107 tonnellate di stazza varato quest’anno; quella che viene definita una Tonnara Volante. Da qui lo spettacolo è unico, con lo sfondo della fortezza de la Valletta illuminata, 24 barche che si muovono una dietro l’altra in un ordine indecifrabile, scivolano sull’acqua quasi silenziose mentre recuperano o fierro (l’ancora, nda). Si lascia tutti insieme la nostra base operativa a Malta, direzione, Canale di Sicilia e Tirreno. E’ iniziata la stagione di pesca per questa gente, dopo un intero inverno dedicato a sistemare le barche, le reti , i dispositivi vari. Ogni barca ha a bordo dalle 14 alle 16 persone di equipaggio circa, ognuno con il suo compito preciso, ognuno con la sua età, la sua esperienza. Attualmente questa flotta è l’espressione della più evoluta tecnica di pesca al tonno che esista in Mediterraneo. Un’ evoluzione tutta italiana, esportata anche in Francia ad opera di qualche emigrato di Cetara, in particolare, piccola realtà marinara della costiera amalfitana, ma sede operativa delle più importanti tonnare volanti italiane. Siamo tutti qui per catturare, quello che sicuramente è il pesce commerciale più importante del nostro mediterraneo, il Tonno, Thunnus thynnus (L.) la qualità più pregiata in assoluto. [vedi la scheda del tonno]
Un vero gigante dei nostri mari. I vecchi pescatori mi raccontano di creature del peso di oltre 10 cantare (10 quintali, nda) , mi parlano di bilance rotte per il peso, di barche che stavano affondando per la forza del pescato. Nella loro voce noto il tono della nostalgia di quei tempi andati, nei loro occhi i ricordi di quelle immagini un po’ sbiadite dal tempo, ma mai dimenticate. Tutti concordano che erano altri tempi, c’era più pesce, ogni anno è sempre peggio e la concorrenza sempre più agguerrita, ad opera anche di francesi, tunisini e spagnoli. Sembrano le classiche frasi di scongiuro per chi è ad inizio stagione di pesca, soprattutto perché pare che gli ultimi due anni siano stati molto positivi come risultati (a detta di quasi tutti). Vedremo in seguito, intanto proseguiamo per la nostra rotta, direzione sud di Malta, verso le coste della Libia. Questo è un tipo di pesca che, a differenza delle altre, necessita di un vero e proprio team e lo si nota dagli scambi di informazione tra le varie barche.
Il gruppo si divide in base ad accordi prestabiliti, ognuno col suo riferimento, a pattugliare incessantemente un tratto di mare. Quello che viene messo in evidenza su queste barche è l’importanza della tecnologia, ha un posto di primo piano; anche una persona poco esperta, basta che salga in plancia si può rendere conto di tutto ciò.
In bella mostra sono evidenti gli schermi a colori di radar, ecoscandagli, sonar, GPS cartografici, con affiancati i sistemi di comunicazione. Se poi il vostro occhio è abituato a cercare la ruota del timone, rimarrà deluso nel constatare che non viene più usata da tempo, oggi la si mantiene solo per emergenza, mentre l’imbarcazione viene pilotata esclusivamente con un joystik accoppiato al pilota automatico. Insomma sembrano del tutto tramontati ormai i ricordi romantici dei capitani di un tempo, con le mani piantate sulla ruota e l’occhio incollato alla bussola! Mi accomodo nella plancia di comando per seguire meglio l’andamento della battuta di pesca, anche se, la prima parte può sembrare un po’ noiosa in quanto si tratta di scandagliare continuamente il mare, senza soste, senza pause.
Qui entra in gioco l’occhio umano a dispetto di tutto l’accanimento tecnologico, in quanto è di fondamentale importanza cogliere ogni piccolo movimento sull’acqua per individuare il banco di pesce. Viene scrutata ed interpretata ogni arricciatura della superficie del mare e questo, può essere fatto solo da occhi attenti ed esperti, occhi che hanno passato anni incollati al binocolo in cerca di segni. Ad un tratto alla radio arrivano le urla concitate dell’avvistatore che ha trovato una cumpagnia i pisci (banco di pesce, nda) dall’aereo e lancia le coordinate; seguono attimi veloci con scambi di informazioni attraverso le radio decodificate, poi la rincorsa verso il punto. Sembra quasi di assistere ad una gara navale.
La mia imbarcazione è tra le più veloci in assoluto di tutta la flotta e lo dimostra senza timori; il comandante mette quasi a manetta i due motori e la barca reagisce lasciandosi di poppa una scia ribollente che morde l’acqua. Il fragore che ne scaturisce è assordante, lo si può sentire fin sopra il fly, ma nessuno sembra farci caso più di tanto ormai. Nel frattempo l’equipaggio si dispone ognuno al suo posto di lavoro; chi a prua pronto per pasturare, chi a bordo della lancia, chi al verricello. Seguendo le indicazioni dell’aereo, si arriva in prossimità del branco, a questo punto entra in azione anche il sonar, questo, per rendersi conto delle dimensioni e della posizione esatta, ma qualche cosa non convince, lo si nota dall’espressione dubbiosa del comandante mentre cerca di interpretare le macchie colorate sul monitor.
Si comincia a pasturare per richiamare i tonni, il menu di oggi prevede sarde, come sempre del resto, le ombre scure si fanno sempre più vicine, cominciano i primi spruzzi, stanno mangiando! Ecco cosa non convinceva prima, il branco che abbiamo individuato è composto da pesci di piccola taglia, troppo, per di più è anche abbastanza ridotto come quantità, non si possono prendere e non ne vale neanche la pena. Pazienza, bisogna ingoiare il rospo ed andare avanti sperando che vada meglio. Proseguendo con le ricerche il tempo vola che neanche ce ne accorgiamo, è tardi e la barca si ferma per la nottata, si spengono i motori e di colpo regna la pace. Come d’incanto mi ritrovo in mezzo al canale di Sicilia con il mare liscio come l’olio, nel silenzio più totale, solo un flebile ronzio del generatore, ma non distoglie la mia attenzione dal tramonto spettacolare, colorato con tutte le sfumature del rosso e del giallo.
Il tempo di scattare qualche foto poi un bel dopocena con i simpaticissimi ragazzi dell’equipaggio, per loro è la prima volta che hanno a bordo o sub e la curiosità è tanta. A differenza dei miei compagni di cuccetta, mi alzo presto, ho un appuntamento con l’alba stamani. Dopo tanti anni passati a mare mi rendo conto che questi momenti sono sempre diversi uno dall’altro e non me ne sono mai stancato, anzi, più passa il tempo e più imparo ad apprezzarli. Subito dopo l’alba si accendono i motori e via per un’altra giornata di pesca; dando un’occhiata al radar, mi rendo conto che questo tratto di mare è affollatissimo a giudicare da tutti i puntini luminosi che compaiono sullo schermo a dispetto di quello che vede il mio occhio nudo. Ed ecco che nel bel mezzo della mattinata ritornano le voci concitate alla radio, solito scambio di notizie e via verso l’obbiettivo. Questa volta arriviamo dopo un’altra barca del gruppo che sta già cominciando a pasturare, tutto intorno è un ribollire di tonni che saltano per mangiare; sembra di assistere ad una riedizione vivente della fiaba del pifferaio magico di Hamelin, solo che al posto dei topi ci sono i tonni che seguono ingordamente la lancia, attratti dalle esche.
Ad un urlo del comandante o canotto ( la lancia, nda ) viene mollato a mare dalla scivola; servirà a tenere i due capi dell’inizio della rete. A questo punto l’imbarcazione procede a velocità e comincia a descrivere un’enorme cerchio intorno a quelli che stanno pasturando, lasciandosi dispiegare ordinatamente alle spalle poco più di duemila metri di rete. Dall’alto della mia postazione riesco a scorgere la precisione, nella chiusura dell’enorme cerchio, quando la barca si ricongiunge col canotto; la scena rende perfettamente l’idea di cosa voglia significare una rete a circuizione.
Dopo che i due capi vengono trasferiti a bordo, si comincia a salpare il cavo d’acciaio di ben 22 millimetri, questo servirà a chiudere il fondo della rete, ora ancora aperto, come un’enorme sacco. Ciccio, il comandante, visibilmente rilassato rispetto a prima, mi spiega che questo è uno dei momenti più delicati di tutta l’operazione, in quanto il pesce all’interno non è ancora rinchiuso, ma “semplicemente circondato” dalla gigantesca rete, che in alcuni tratti arriva ad una profondità di 250 metri. Appena arrivano a bordo gli anelli del fondo, i ragazzi sono già pronti a poppa per cominciare a recuperare un po’ di rete per stringerne il cerchio.
L’operazione va per le lunghe, ma la gente non sembra preoccuparsene, tanto bisogna aspettare la gabbia e non arriverà prima di domattina! Ebbene si, forse non molti sanno che questo tipo di pesca prevede che il tonno rimanga vivo e vivo deve essere venduto al compratore, quindi è assolutamente imperativo fare di tutto perché ciò avvenga. Il direttore di macchina e fratello del comandante, Minicù, mi spiega che praticamente il pescato vivo di tutta la loro cooperativa viene destinato al mercato asiatico, ad opera di giapponesi e coreani; sono questi i compratori dei tonni che poi si porteranno via,con le gabbie, e manterranno vivi nelle loro tuna farm, sparse in varie parti del mediterraneo, da li poi verranno mattati in base alle richieste ed esigenze di mercato. In questa maniera si riesce ad avere un prodotto freschissimo “appena pescato” in gran parte dell’anno. Nel frattempo cala la sera e, nell’attesa della famosa gabbia, mi godo lo spettacolo della lampara che voga in mezzo alla rete per fare luce ai tonni e non farli sbattere contro; contemporaneamente c’è un via vai di gente di altre barche che, sui canotti, si da il cambio tutta la notte per mantenere la rete aperta. Penso all’indomani mattina e non nascondo un po’ di emozione per quello che dovrò fare, sarà la prima volta per me! La presenza del sub, a bordo di queste barche, serve per filmare sott’acqua il passaggio dei tonni, dalla rete che li ha catturati alla gabbia, in questa maniera si riesce anche a vedere quanti sono e quanto sono grossi.
Tutto sommato un’operazione semplice di per se, ma estremamente delicata, in quanto servirà poi il video per la contrattazione con il compratore, faccio un rapido calcolo mentale sul prezzo di mercato attuale pattuito e sulla quantità presunta di pesce che c’è nella rete e mi rendo conto che sono davvero tanti zeri! Do un’occhiata alla mia attrezzatura subacquea, tutto OK le bombole sono cariche, mi sposto in cabina per controllare la custodia video, batteria carica, cassetta nuova di pacca, perfetta, pare che non veda l’ora di entrare in acqua e guadagnarsi la giornata di domani; metto a punto anche la custodia della macchina fotografica perché ho intenzione di portare qualche bello scatto a casa. In effetti a pensarci, domani sarò un po’ ingombro di attrezzature, ma non ho voglia di perdere un’occasione del genere!
È tardi, meglio andare a dormire, domattina cominciamo a muoverci alle cinque ed è meglio che sia bello fresco. La sveglia è abbastanza traumatica, segno che ho dormito poco, ma poco importa, l’eccitazione di iniziare è tale che spingo con gli occhi quel benedetto rimorchiatore che sta portando la gabbia. Iniziate le operazioni di aggancio, Minicù mi fa un cenno che posso andare in acqua e fare subito una ricognizione; non me lo faccio ripetere due volte e nel giro di pochi minuti sono pronto a saltare dalla murata dell’Angela Madre. Il fresco abbraccio mattutino del mio Mediterraneo mi elettrizza del tutto, il tempo di dispormi le custodie e poi via verso il centro della rete, ho fretta di incontrare questi signorini. Lascio la superficie e di colpo il mio mondo si tinge di tutti i colori del grande blu, cupo, silenzioso, ho dimenticato che è presto ed il sole è ancora molto basso; scorgo a malapena le pareti della gigantesca rete nera che scende, mi mette un po’ in soggezione per le sue dimensioni, è quasi spettrale, ma continuo a scendere, 15, 20, 25 metri, ad un tratto i miei occhi, abituatisi alla poca luce, riescono a malapena a notare dei flebili bagliori lontani, eccoli sono loro! Mi avvicino quanto più mi è possibile e di colpo vengo letteralmente “attraversato” da questo branco di tonni che scappano all’impazzata.
La veloce apparizione, è stata così emozionante ed improvvisa che ho avvertito una scarica di adrenalina pervadermi tutto il corpo, una sensazione unica. Sembra una mandria di bufali impauriti, corrono senza un ordine apparente, non si rendono conto ancora di cosa sia successo e continuano il loro pellegrinare da una parte e dall’altra della rete. Mi ricordo che i pescatori mi raccontavano di questa frenesia del loro movimento incessante. Sembrano quasi delle anime dannate, anzi forse è più appropriato, condannate, verso un destino sicuramente non favorevole a loro, ma questa è la legge del mare; predatore, preda, ci saranno sempre queste due figure. Sono tanti, provo a farne una stima, mi sembrano più o meno duecento esemplari, di tutte le dimensioni, ma non è semplice corrono troppo e c’è poca luce. Mi riprendo e inizio a filmare, dopotutto sono qui con uno scopo ben preciso e non posso fare perdere troppo tempo quelli che stanno su. Contento di questo primo incontro, risalgo e do un’occhiata alle operazioni di superficie, tutto è stato fissato e la porta di passaggio approntata; mi infilo nella gabbia a prendere confidenza col mio “posto di lavoro”, fisso i riferimenti per l’ inquadratura giusta e aspetto che inizino il passaggio. Mi sento quasi un predatore in agguato; i minuti trascorrono lenti, interminabili, poi finalmente qualche movimento argenteo, si comincia. Come prevedevo, la ripresa di per se è un po’ noiosa; l’unico cambio di scenario è stato il passaggio di un’aquiletta di mare, finita nella rete anche lei, dopodiché solo ed esclusivamente tonni! Appena i sub di appoggio mi fanno cenno che sono passati tutti, mi fiondo letteralmente nella mischia! Finalmente sono libero di nuotare in mezzo a loro, è una sensazione unica, i primi secondi tendono ad evitarmi, ma poi si fanno sempre più audaci e cominciano a passarmi da tutte le parti seguendo sempre un’ andamento circolare. Sono affascinato dai loro movimenti, dalle loro forme. Riesco a scorgere dei particolari mai notati prima, come il movimento delle pinne per esempio; le pettorali sembrano coltelli che falciano l’acqua, quando non le usano per stabilizzarsi, ma per avere la massima idrodinamicità, vengono ripiegate sul corpo e, guardando di fronte, scompaiono letteralmente alla vista, il profilo diventa perfetto. Le pinnule dorsali e ventrali ondeggiano in maniera ritmata ad ogni colpo di coda; la loro colorazione gialla spicca nettamente su tutto il resto del corpo, segno che sono in pieno periodo riproduttivo. I grandi fasci muscolari sembrano voler schizzare fuori dalla sottile pelle, danno l’idea della potenza di queste creature del mare. Ogni particolare è stato studiato e creato dalla natura , frutto di millenarie evoluzioni della specie, la quale, oggi, è divenuta una macchina per nuotare a velocità. Sembra quasi un peccato doversi cibare di queste “macchine perfette”, ma siamo tutti qui per uno scopo ben preciso.
Centinaia di sguardi che convergono su di me, mi sembra di essere osservato, la sensazione è strana perché generalmente gli occhi dei pesci non sono molto espressivi, ma qui la situazione è diversa. Sembrano quasi volermi invitare, mi pare di nuotare come loro, anzi è qualcosa di più, è come una danza, un valzer; mi vengono in mente le note del Danubio Blu e comincio a girare al tempo di una musica immaginaria. Rimango talmente ipnotizzato che mi dimentico di scattare subito delle foto, poi, di colpo mi sveglio e mi rendo conto di dove sono, attimi che sembrano eternità. Sono veramente grossi, stimo il loro peso, sembrano di oltre duecento chili e mi stanno passando a mezzo metro, alcuni riesco a sfiorarli, consapevole del fatto che una loro scodata mi potrebbe fare un po’ male, ma la tentazione è troppa! Stavolta il tempo passa velocemente, giusto il tempo di fare gli ultimi scatti poi, via velocemente verso il varco esterno, con un ultimo sguardo dietro a ciò che mi sto lasciando. Già che ci sono ne approfitto e faccio un giretto sotto la chiglia, tanto per vedere le due eliche gemelle. Tutt’ intorno adesso è di un blu indescrivibile, sotto, centinaia e centinaia di metri di Mediterraneo, sopra, la sagoma della barca che si staglia maestosa sopra la mia testa. Mi chiedo cosa ci sia la sotto, chissà, forse, ma sono troppi per chiunque, chiudo per un attimo gli occhi e mi fondo nell’acqua, emozioni infinite. Come per tutte le cose belle, anche questa ha una fine purtroppo; comincio la risalita malvolentieri, avrei voluto stare ancora un po’ in loro compagnia, ma mi devo accontentare per oggi, perché comunque è stata un’esperienza fuori del comune e ne sono felice che sia toccato a me. Neanche il tempo di mettere la testa fuori dall’acqua , che mi ritrovo tutti i marinai appoggiati alla murata in evidente attesa del mio ritorno, vengo immediatamente subissato di domande, quanti sono, quanto sono grossi, ecc. L’euforia è tanta, anche perché già si vocifera che questa è stata una buona cala (pescata, nda). A fine operazioni, dopo una bella sciacquata di tutta l’attrezzatura, do una controllata alla ripresa fatta, chissà perché sono attimi di dubbi, poi, finalmente appaiono le immagini, sono perfette; cominciamo a contare i tonni, ne risultano poco meno di centottanta, sono soddisfatto, mi posso finalmente riposare. Ripensando all’immersione di oggi, a livello di emozioni, mi viene di paragonarla a tante altre fatte in giro per il mondo; ho incontrato squali di ogni genere ed ogni dimensione, branchi di barracuda che quasi oscuravano la superficie, muri di azzannatori e tanto altro ancora, ma oggi penso di poter aggiungere senza dubbio questa tra le immersioni da ricordare. Nell’arco della stagione durata circa due mesi, abbiamo girato il Mediterraneo in lungo ed in largo; dalle acque libiche al Tirreno, alle coste della Sardegna, un continuo pellegrinare a caccia dei tonni, una ricerca costellata sia di fruttuose catture, che di numerosi insuccessi, ma chi vive il mare per vivere, sa che è così, ne è consapevole giorno dopo giorno. Come ne dobbiamo essere consapevoli tutti noi, che tutto questo esisterà, sino a quando continueranno ad esistere i tonni.
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