Durante l’ultima crociera naturalistica alle Maldive nel mese di luglio, una delle domande che mi veniva posta più di frequente dagli snorkelisti era «ma gli anemoni sono sempre così bianchi?».
Premetto che, pur cercando di dare sempre risposte esaustive (e divertenti, possibilmente!) direttamente in mare durante le snorkelate (lo sanno bene coloro che ormai mi seguono da anni), per ovvie ragioni, devo privilegiare la brevità. D’altra parte non è che ci si può mettere lì con una lavagna e fare trattati di biologia durante lo snorkeling. Già mi immagino quelli che, totalmente rapiti dal mio racconto (hihihi), vanno alla deriva portati dalla corrente, quelli che finiscono dritti dritti sopra il reef, quelli che si levano la maschera… eheheh… insomma non ne verremo più fuori. Quindi, pur non utilizzando per principio la frase “ne parliamo dopo in barca”, cerco di essere breve ed interessante così che le persone abbiano voglia di rimettere subito la testa in acqua.
Ma non perdiamo il filo!
Dicevo che alla domanda ripetuta «ma gli anemoni sono sempre così bianchi (ma c’è anche la variante sono sempre così giallini, o così rosini, ecc..)?». Una spiegazione un po’ più approfondita su ciò che stava accadendo sul reef era proprio d’obbligo. Così mi sono presa un po’ di tempo in più.
Intanto bisogna sapere che gli anemoni fanno parte di quel gruppo di animali chiamati “Celenterati”, a cui appartengono anche i coralli e le meduse. Questi albergano nei loro tessuti delle alghe unicellulari, le zooxantelle, che danno loro il colore che siamo soliti osservare. Le zooxantelle come le piante producono, attraverso la fotosintesi clorofilliana, sostanze organiche ed ossigeno che sono poi utilizzati dal corallo stesso e quindi anche dall’anemone. Dalle piante si distinguono, però, perché utilizzano una parte diversa della luce solare e quindi appaiono colorate di diversi colori. In cambio del favore, il corallo gli fornisce gli scarti del suo metabolismo, di cui l’alga ha bisogno. Si tratta di un bel rapporto di coppia in cui entrambi gli organismi hanno un vantaggio e che in biologia si chiama simbiosi. Questo legame non è indissolubile ed è qui che cominciano i guai. Non ditemi che non ve lo eravate immaginato!? Dunque quando tra i due si crea una situazione di stress l’alga abbandona il corallo (o ne viene espulsa). Mmmm… mi ricorda qualcosa! Lo stress tra anemoni e alghe è solitamente generato da variazioni importanti nelle condizioni di vita come quelle, ad esempio, generate da un repentino innalzamento della temperatura, scarso ricircolo d’acqua, oppure sostanze inquinanti. Questo fenomeno si chiama bleaching. «Ma perché accade questo proprio adesso?» mi chiede uno snorkelista con la vista lunga… Per rispondere occorre chiamare in causa un altro fenomeno, il famigerato Niño. In realtà occorrerebbe dire che quando non c’è il Niño vengono fuori i problemi, ma andiamo con ordine. Il Niño è un corrente fredda stagionale che risale dalle acque profonde lungo la costa del Perù, quando questa viene a mancare si accumula una quantità di acqua calda nella zona superficiale che poi determina la corrente a cui si imputa lo sbiancamento del corallo, degli anemoni e di altri organismi che albergano le zooxantelle. Se le condizioni normali, di temperatura, si ristabiliscono velocemente l’animale “cattura” nuovamente le alghe dall’acqua e tutto ritorna come prima, a parte una breve sofferenza. Ma se le condizioni anomale persistono l’anemone può morire e come lui intere colonie di corallo. Rispetto al bleaching di enormi proporzioni avuto nel ’98 e che, alle Maldive, causò la morte di oltre il 90% dei coralli duri, quest’anno la mia opinione è che gli effetti non saranno tanto evidenti e disastrosi. Infatti le condizioni normali di temperatura sono tornate tali in breve tempo ed oggi, a due mesi di distanza dalle fotografie che vedete, le condizioni sono già notevolmente migliorate.