” Abbarbicato” …cosa vorrà mai dire ?….e “Gugolando “ sul dizionario internet, scopriamo che il significato della frase recita così : “..paese o città costruito sulle pendici di un monte “ , oppure : “ …attaccarsi con radici ..” .
E qui, da dove parte la nostra ennesima avventura subacquea, devo ammettere che è proprio vero!
Siamo a Brienno, un piccolo e splendido paese sul lago di Como proprio “ attaccato “ alle pendici della montagna che lo sovrasta, e che già più di una volta nella storia recente ha tentato di seppellirlo con frane e smottamenti devastanti . Si affaccia sulla riva occidentale del lago di Como ed è posto ad un’altitudine di 203 m s.l.m. , composto da un piccolo ma interessante centro storico, nucleo compatto su suolo roccioso in marcata pendenza. Nel mese di luglio 2011 ha avuto notevoli danni, ancora leggibili su alcuni edifici, causati da una disastrosa alluvione. Il borgo è uno dei più caratteristici del lago, rimasto inalterato nel tempo coi suoi vicoli antichi, balconi fioriti, strette scalinate che portano alla piazza “del forno” e la Casaforte sul molo detta la “Tur”, la vecchia filanda vicino all’imbarcadero. Tra questi viottoli , un tempo penso che sia stato stupendo giocare a nascondino ed i ragazzini sicuramente lo sanno; oppure semplicemente passeggiare ed incuriositi, scoprire la verticalizzazione di molti edifici che unitamente alla scarsa disponibilità dello spazio edificabile, rendono il centro storico uno dei più significativi del basso Lario. E la magia del borgo è assicurata anche nel periodo natalizio, dove le bancherelle con le varie degustazioni occhieggiano tra un vicoletto ed un altro .
Brienno è anche la stessa località dove nel 2016 l’amico Danilo Bernasconi, effettuava il record mondiale di profondità in autocontenimento ; ed è lo stesso luogo dove già altri subacquei tecnici in passato hanno compiuto esplorazioni ben più profonde della nostra.
Dopo l’appoggio fornito per i transfert subacquei di proprietà del circolo nautico dell’amico Giovanni Cranchi, immergersi in queste acque è diventato molto più semplice e soprattutto più comodo, perché scendere dalla parete a ridosso della strada provinciale indossando l’attrezzatura pesante con l’ausilio di cime, il pericolo di farsi molto male, ora è diventato un ricordo .
Abbiamo fatti vari tuffi qui, e grazie all’amico Marco Rubagotti, siamo riusciti a catturare qualche scatto caratteristico del particolarissimo sito .
L’obbiettivo dell’Hundred Trimix Team Explorer di oggi, invece è quello di sprofondare letteralmente nelle viscere della montagna, in quello che è realmente uno dei punti di immersione più adrenalinici dell’intero Lario .
Ivan Rolli, il mio amico e compagno fido guerriero che non indietreggia mai, è pronto. E dopo aver assemblato l’attrezzatura vicino al gommone, carichiamo tutto sul natante , compreso le stage di decompressione, la cesta ricolma di maschere, torce , reel e mentre Giovanni cala dolcemente il tutto con il carro ponte in acqua a mo’ di ascensore, noi comodamente saliamo a bordo senza nessuno sforzo. Oggi, ci accompagnano in questa immersione, due amici già ritrovati altre volte : mitica Jole Brugnolo e Gianpiero Bigiolli , che ci assisteranno nella prima cinquantina di metri della discesa e risalita . Per l’occasione il nostro alchimista, “puntualissimo pusher di miscele trimix” Pietro Bonomi, ci ha preparato un 15+15 con isolatore centrale chiuso, con un 10-55, miscela da viaggio in una s80 con 18/20 ean 50 e ossigeno puro per gli ultimi metri.
Abbiamo aspettato qualche tempo per fare in modo che la visibilità acquistasse ancora qualche metro ed in inverno , qui al lago con l’acqua fredda sappiamo che si può vedere veramente lontano . Giornata freddina, e trascorriamo i pochi minuti di navigazione che ci separano dall’entrata in acqua , osservando il panorama mozzafiato ed annotando anche come la montagna sopra di noi sia stata profondamente lavorata milioni di anni fa , potendo convalidare anche solo visivamente gli studi effettuati dal prof. Filippo Camerlenghi, inerenti l’antica genesi e morfologia del lago. Infatti, arrivati sul punto di immersione, osserviamo come il piccolo torrente , il “Shogn” , si sia fatto largo tra le rocce della montagna a livello aereo,e siamo impazienti più che mai di verificare il resto sotto la superficie lacustre.
Agganciato le stage, a esattamente due metri dalla riva, eccoci finalmente con la maschera sott’acqua !!!
Uno spettacolo, perché amanti come siamo di questi tuffi mozzafiato, seguiamo come in una giostra, la bellissima discesa stavolta a gradoni, quasi chiusi tra le rocce che spesso visibili, sembrano abbracciarci ai lati . Se scendi 10 metri in verticale, poi si spiana per altri pochi palmi, per poi riscendere ancora a piombo magari scivolando all’interno e sotto alla montagna, come capita a circa 35 metri: quasi un ottovolante.
La forma della roccia, continua a cambiare…prima frastagliata , poi estremamente liscia e grigia con venature di bianco e qui, ti accorgi come l’acqua del vecchio torrente abbia fatto piano piano la sua strada scavando nei millenni e cambiando direzione ogni qualvolta trovava roccia più o meno dura .Un continuo livellare con il gav se si vuole proprio seguire il vecchio letto del corso d’acqua, fino ad arrivare a circa 80 metri dove incontriamo un tratto che sembra pianeggiante dove si pinneggia con vigore, e poco dopo si arriva a quello che abbiamo chiamato “ il grande salto” dove a 96 metri vedi solo nero davanti a te ……ti affacci … ti allunghi come in un lento bungee-jumping….. scarichi il gav ….ed affondi come non mai , nella totale oscurità illuminata dalla potente torcia di Ivan : uno spettacolo fiabesco !! Qui , la visibilità è eccezionale , vedi molto lontano e ….molto ma molto limpido e pulito ! Abbiamo livellato con decisione a 113 mt , anche se la gola continua e continua sotto di noi, ed in questi casi è di vitale importanza tenere il corrugato del gav sotto controllo perché ci vuole qualche attimo prima di fermarti alla quota prefissata!
Una occhiata alle pressioni delle bombole, un ennesimo chek dell’attrezzatura e d’accordo con Ivan, decidiamo di risalire in verticale per evitare il normale sedimento provocato dalla nostra discesa ed anche qui lo scenario è particolare : la roccia è nera, non liscia, con spolverate di sedimento beige-marroncino chiaro proveniente dall’alto : l’effetto di una strana nevicata ma dalle tinte quasi …marziane ….
Riguadagnando piano la superficie,il chiarore aumenta sempre più e seguendo meticolosamente le varie tappe deco, ci si accorge come siamo finiti abbastanza in mezzo al lago, e come l’immersione ti porti fuori , anche se sempre in contatto con la parete.
L’ultima grande conformazione rocciosa assolutamente degna di nota, la osserviamo quando ci prepariamo alla tappa dei 15 e 12 metri : un lungo tratto di parete come un grande monolite dove la roccia cambia ancora forma, questa volta con tante piccole “righe” o scanalature orizzontali parallele , una vicina all’altra.
Raggiungiamo alla fine l’ultima tappa deco in ossigeno puro, attorniati dagli amici che ci hanno scortati fino al gommone dove passiamo la nostra attrezzatura , a Giovanni oramai infreddolito.
Immersione spettacolare a tutte le profondità, sicuramente adatta a tutti livelli tecnici, ed un po’ meno ai neofiti : la parete sprofonda, e servono le giuste cognizioni tecniche per livellare alla quota del proprio addestramento e rientrare in sicurezza.
In quanto a noi, abbiamo annaffiato i vari commenti euforici per la splendida avventura e le forti emozioni vissute ad ogni metro di discesa e risalita, con l’ottimo ed insuperabile the caldo ed aromatizzato di Ivan .
Lago di Como – con chi andare
Il centro logistico , è di proprietà dell’amico Giovanni Cranchi, e quando si dice “ un nome …una leggenda “, non ci discostiamo assolutamente dal vero !
Poche sono le società che possono vantare di aver vissuto tre secoli diversi di storia. Quando il bisnonno Giovanni Cranchi aprì la sua prima bottega, l’Italia non era ancora del tutto formata ed all’epoca, l’ingegneria navale era finalizzata solamente al commercio e al mondo militare.
Anche se la data di fondazione della società risale al 1870, l’attività di Cranchi iniziò già nel 1866 a San Giovanni di Bellagio: nel suo piccolo laboratorio fabbricava su commissione pescherecci e barche per il trasporto merci nel Lago di Como. Bisognerà aspettare i primi anni ’30 per vedere il primo cantiere navale di Cranchi, quando Giovanni, questa volta il nipote, acquistò lo stabile di una ex-tintoria di Brienno, riadattandola alle sue esigenze e gettando le basi per una svolta epocale nella costruzione di barche. Durante la Seconda Guerra Mondiale, nei cantieri dell’ex filanda di Brienno, assieme ad altri cantieri del Lario, vengono costruiti oltre 150 “ Motoscafi Turismo Modificati “, una sorta di motoscafi a fondo piatto larghi 1.90 m , lunghi 5.20 m con motore Alfa Romeo 2500 cc aventi in prua un barilotto di 300 kg di esplosivo. Questi natanti, ideati per saltare gli sbarramenti dei porti , sono stati artefici di leggendarie imprese quali grandi affondamenti di navi nemiche a Creta . Giovanni Cranchi, con l’aiuto dei figli, riprende le redini della sua attività, portandola ad una vera e propria produzione in serie di barche in legno.
Nel 1970 la società passò nelle mani del figlio Cleto ed Aldo , dividendo le attività, sotto la cui direzione l’azienda si trasferì a Piantedo, in provincia di Sondrio, e iniziò la fabbricazione di barche in vetroresina. Se durante gli anni precedenti la produzione poteva essere ancora considerata di stampo artigianale, da questo periodo in poi con prenderà il largo un’impostazione più industrializzata che sarà in grado di fronteggiare il mercato crescente con imbarcazioni di qualità unica a livello globale.
Lo storico cantiere nautico Cranchi ha sede a Brienno, ora di proprietà e condotto da Giovanni, l’ultimo dei vari Giovanni, e si occupa del rimessaggio e cantieristica di barche. Dispone di gru per l’alaggio ed il varo. E’ possibile prenotare il posto barca su base stagionale od annuale, contattando direttamente il cantiere. L’attracco si trova a sud dell’abitato di Brienno. Il cantiere è abbastanza facile da scorgere in lontananza per la dimensione dell’affaccio a lago e per la vicinanza della chiesa di San Vittore posta subito a sud. Sono disponibili delle boe, a disposizione dei clienti, ed è presente un posto in transito.