Voglio raccontarvi di come la nostra immersione nel lago, circondati dalle rocce, sia paragonabile ad un viaggio nelle fauci del drago.
Molte volte, osservando gli eventi della natura, o più semplicemente alcune delle sue manifestazioni, rimaniamo stupiti ed increduli, senza soffermarci troppo a pensare riguardo alle spiegazioni e alle cause di quello che stiamo ammirando.
Immersioni nel lago, subacquei di acqua dolce
Noi sub che ci immergiamo prevalentemente in acqua dolce, raramente possiamo godere della vista di splendide “paramuricee” (non l’insalata, ma gorgonie viola o gialle che dir si voglia); oppure godere mentre svolazziamo dentro e fuori un magnifico relitto tutto costellato di ricchissima flora e fauna ittica.
Noi subbi lacustri “vogliamo” stupirci di fronte a quello che la natura ci può offrire sotto il pelo dell’acqua dolce, che può sembrare poco rispetto a quello che offre il mare.
In ogni caso, vuoi che sia un semplice rottame di automobile interamente ricoperto da piccolissime vongole, oppure un vecchio natante abbandonato sul fondo, il nostro “why ed il because” ce lo poniamo ugualmente e lì il tempo si ferma, e con esso anche noi, forse anche perché il lago molte volte è meno dinamico ed un po’ più statico dell’ambiente marino.
Poco fa ho scritto “vogliamo”, perché in questi luoghi naturalmente cupi, la nostra attenzione è spesso rivolta a “dove” riusciamo ad illuminare il buio.
Ed il nero illuminato che poco alla volta prende forma e colore al nostro arrivo e passaggio, fa scaturire miriadi di sensazioni ed emozioni.
Come le pareti prendono forma e colore al nostro passaggio
Una volta abbandonata la superficie ci appaiono le pareti, quelle belle e tutte diverse, quelle in cui i primi dieci metri sono completamente diversi da quelli che verranno, quelle tutte nere e verticali, con un briciolo di materiale beige in sospensione sui pochi centimetri orizzontali, che quasi ricordano una nevicata. Quando illuminiamo queste pareti il quadro è completo.
In precedenza su queste stesse pagine, abbiamo raccontato del profondo “canyon” del Juan Cito sul lago di Como ramo di Lecco, e abbiamo parlato dello stesso lago riguardo il canyon di Brienno sul ramo di Como, ancora più profondo, dove la roccia, totalmente diversa , si racconta nel suo essere stata scavata da un torrente millenario.
In ogni occasione, abbiamo cercato di capire il “perché” di quello che abbiamo visto e descritto durante l’immersione. Visitiamo luoghi adrenalinici e misteriosi, e a volte abbiamo trovato risposte alle nostre domande grazie all’aiuto di esperti.
Le pareti Bianche e le rocce “strane” del lago di Como
E poi ci sono le pareti bianche, quelle sembrano fatte di meringata o latte che improvvisamente si pietrifica mentre viene versato.
E sott’acqua, questo “muro bianco”, ti fa un po’ scomparire la sensazione insita del tetro ed ansioso.
Un esempio di questo tipo di parete lo ritroviamo nella nostra “house reef” nella parete di allenamento al Moregallo, in zona “macchine 1 e 2” dove le bottatrici, persici e siluri prendono posto ai pesci pappagallo. Da 0 a meno 85 in profondità, e per oltre 200 metri in lunghezza, il bianco candido in contrapposizione costante col nero dell’acqua, la fa da padrone.
Uno spettacolo di una rara bellezza che colpisce ogni sommozzatore che si avventura nel lago un immersione diversa ed unica.
Ma non è finita qui. Tra le pareti bianche ce ne sono alcune più “strane”, dove sembra che la roccia allo stato liquido sia stata versata da grande altezza da un gigante e poi una forza misteriosa l’abbia congelata e bloccata in forme allungate, quasi a formare delle lingue di fuoco.
Il “cappello” di roccia
Ci sono punti in cui passi sotto e poi dentro verso l’alto, come se questa parete ti facesse un cappello, ed all’interno della calotta misteriosa, riesci a risalire anche di oltre 15 metri in verticale, facendo però molta attenzione che queste “lingue taglienti” pietrificate non ti blocchino qualche rubinetteria o erogatore. Queste sono perlustrazioni sono adatte solo ai sommozzatori esperti e preparati.
Ma perché vediamo questo fenomeno oramai bloccato da centinaia, migliaia, che dico, milioni di anni? A che cosa è dovuto questo strano gioco di forme?
Chi si è divertito nei secoli a tagliuzzare come se fosse il mitico “mani di forbice” in modo così artistico questa roccia bianca?
Nel prossimo articolo racconteremo nel dettaglio la cronaca dell’immersione nel lago, e chiederemo ad un esperto quali possano essere state le cause di queste formazioni lacustri peculiari.
Molto, molto interessante! Non conosco i laghi del Nord Italia, mi hanno sempre incuriosito e spero un giorno di conoscere questi luoghi che racconti in modo così accattivante. Aspetto l’articolo successivo.
Conosco Carlo Roncoroni da alcuni anni e sono contento di averlo conosciuto e di essergli amico.
Sott’acqua è un esperto e la sua passione la trasmette raccontando con maestria le sue immersioni in articoli appassionati degni dei migliori scrittori. Ma vi posso garantire che anche fuori dall’acqua la sua compagnia è quanto di meglio ti possa capitare. Che sia un trekking in montagna, o una bella pedalata nel Lodigiano o un bel giro in moto, con lui ci si diverte e non ci si annoia mai. E dovete vederlo dietro al barbecue o davanti ad un bel bicchiere di vino (lo preferisce frizzante)
Insomma… bravo Carlo 👍💪👏👏👏
Grande Carlo! Avanti tutta!