Cronaca dell’immersione nel Lago di Como, La preparazione
Ogni dettaglio va preparato con cura prima di immergerci per la nostra esplorazione del lago.
Ivan Rolli, il fido compagno di centinaia di tuffi, è pronto. Lui è “veramente nato pronto”: sempre all’erta e propositivo per nuove avventure utili a rinverdire la forte passione subacquea.
Non c’è spazio per incertezze o titubanza. Dopo aver agganciato le due stage con miscele iperossigenate per la decompressione, il tutto preparato accuratamente dal nostro alchimista Pietro Bonomi, siamo pronti a partire.
Già, ma per dove? Abbiamo trovato questi insoliti muri bianchi a diverse profondità: a volte abbastanza vicini alla superficie, sui 30 metri circa, altre volte a oltre 85 metri di profondità.
Oggi, dopo il briefing, armati dei nostri 12+12 e dei nostri affidabili dpv Suex, faremo un lungo giro con l’obiettivo di filmare alcune scene e panorami di questo tipo di roccia. Dotati di un martello, recupereremo alcuni campioni di materiale per sottoporli successivamente ad analisi chimiche che ci aiuteranno a comprendere la storia di queste formazioni rocciose così particolari.
La partenza e la prima fase di discesa nelle acque del lago
Partiamo dalla superficie e raggiungiamo il “punto X” decidendo di scendere verticalmente. La roccia qui non è bianca, inizialmente grigiastra e poi marroncina, in altre aree alternata a linee più scure e morbide, poi tutta verticale e con linee sinuose che improvvisamente si rovesciano in orizzontale. Solo a cercare di immaginare quale cataclisma o eruzione abbia causato tutto questo, viene da rabbrividire… La potenza della natura è sconcertante.
Scendiamo rapidamente, ma questa roccia che continua a mutare forma e colore ad ogni centimetro ci fa rallentare fino a farci definitivamente fermare a quota -85, anticipata da uno “stop and go” per il cambio della miscela ipo-ossigenata.
Siamo fermi… Sotto di noi, una visibilità inaudita e il nero profondo dove i lumen della torcia si perdono nel baratro. L’adrenalina è alle stelle, ma siamo grati all’inventore del GAV che ci fa galleggiare. La sensazione è indescrivibile.
La perlustrazione profonda con l’utilizzo degli scooter
E allora via! Partiamo a tutta velocità con gli scooter, perché la roccia qui è pulita e candida. Il banco che incontriamo è come quello descritto poco sopra: un intricato gioco di piccole lame e gocce di roccia bianca, come petali solidificati in una moltitudine di forme uniche.
Siamo arrivati alla “Cavità Carlos”, scoperta da me e intitolata da Ivan qualche tempo fa: un grande foro passante nella roccia che da -85 metri arriva a circa -75 metri.
Purtroppo, la cavità è troppo piccola per essere attraversata da un sub, ma la vista dall’alto e poi in “upside down” è spettacolare!!!
Inizia la risalita, verso la superficie
I minuti passano veloci e Ivan, con una sventagliata di luce, mi fa segno di terminare la mia contemplazione e di risalire. Peccato…
Comincia così il viaggio di risalita, fino a raggiungere la quota dei 30 metri dopo diversi minuti di navigazione. Il freddo dei 7 gradi ci fa anche un pochino rabbrividire, arriviamo così ad un altro sito dove la formazione di cavità piccole e profonde ci stupisce con il suo “gioco” millenario di tentacoli bianchi. Anche qui il bianco frastagliato è il tema dominante.
Posteggiamo lo scooter solidamente alla parete, e per pochi attimi risaliamo all’interno di questo ”marsupio“. L’aria fuoriuscita dagli erogatori fa aumentare un pochino la sospensione ed allora, in sicurezza decidiamo di concludere questo tuffo molto particolare, ritornando soddisfatti perché, anche questa volta la natura, seppur pietrificata, ci ha regalato visioni e sensazioni uniche.
E mentre torniamo con scarsa visibilità tutto attorno, facciamo una piccola gara a velocita 1 con Ivan, dove chi ha più ”cx idrodinamico” vince, ho tutto il tempo per pensare al prossimo reportage, magari parlare della “guerra tra i topi e le rane” …vabbeh…meglio non scomodare il sommo Omero,
Alla Prossima!
Parla l’esperto: intervista a Sam Sozzi
Durante alcune immersioni, il nostro amico Sam Sozzi, Speleosub e Geologo, si è unito a noi per esplorare le cavità subacquee presenti nell’area del Lago di Como. Sam ci ha raccontato che il fenomeno carsico, che è all’origine delle grotte, è molto diffuso in questa zona e che le cavità si originano in rocce carbonatiche, come i Calcari e le Dolomie, a causa di un mix di processi di fratturazione e azione delle acque che porta a dissoluzione chimica ed erosione.
Il fenomeno del carsismo nelle rocce carbonatiche di Como
Sam ha ipotizzato che le cavità presenti nelle zone dell’alto e basso Lario potrebbero essersi formate durante la “Crisi di Salinità del Messiniano“, un evento geologico avvenuto nel tardo Miocene, poco più di 5 milioni di anni fa, in cui il Mar Mediterraneo subì un processo di evaporazione che portò a un progressivo abbassamento del livello delle acque.
In seguito, il conseguente allungamento dei corsi d’acqua diede modo ai fiumi di approfondire le valli in cui si trovano attualmente i laghi del Nord Italia, favorendo processi di carsismo profondo.
Le analisi confermano la presenza di Dolomia nel lago di Como
La roccia dell’area in questione è classificata come Dolomia nelle carte geologiche di superficie. Per confermare la presenza di Dolomia in ambiente subacqueo, è stato effettuato un test con Acido Cloridrico al 5% su due piccoli campioni provenienti dal fondale. La geologa Valentina Pozzi ha eseguito i test, confermando che si tratta effettivamente di Dolomia grazie alla presenza di magnesio.
Le cavità principali presenti nell’area sono caratterizzate da androni dalle cui volte drappeggiano lame di dolomia bianca dall’aspetto corroso. All’interno delle cavità sono stati osservati camini con discreto sviluppo verticale, originatisi molto probabilmente lungo fratture preesistenti e rimodellati da processi meccanici e chimici.
Esplorazioni subacquee nel Lago di Como: scoperte e nuove possibilità di ricerca
Nella vasta zona visitata in immersione, sono presenti almeno 3 cavità di ragguardevoli dimensioni, svariati cunicoli di breve sviluppo e altre piccole cavernette di minore interesse. Non si esclude che future esplorazioni sistematiche del fondale possano portare a nuove affascinanti scoperte.
Sam ci ha raccontato che là sotto la superficie del lago ha inizio un vero e proprio mondo “alla rovescia”, affascinante, misterioso e allo stesso tempo insidioso, da esplorare con prudenza e soprattutto grande rispetto. Tuttavia, per confermare l’ipotesi di Sam sulla formazione delle cavità durante la “Crisi di Salinità del Messiniano”, sarebbero necessari ulteriori approfondimenti scientifici e datazioni, queste ultime piuttosto costose.
Prima parte: Nelle Fauci del Drago – Parte 1
Letture correlate: Grotta Cartoe, gola profonda