Autore testo: Eva Bacchetta
Autore foto: Lorenzo Del Veneziano
NELLE CUCINE DELL’UMBRIA
UNA TRADIZIONALE CROCIERA CON PARTENZA DA PORT SUDAN E DESTINAZIONE SANGANEB E SHAAB-RUMI PUO’RISERVARE,PERO’,ANCHE MOMENTI INSOLITI SE, NELLA TAPPA AL FAMOSO RELITTO DELLA MOTONAVE ITALIANA, CI SI AVVENTURA NELL’INTERNO DELLO SCAFO, ALLA SCOPERTA DELLA SALA MOTORI, DELLE CABINE E DEL LOCALE CUCINE, DOVE I MILLE COLORI DEL MARE SI SPENGONO IN UN BUIO PROFONDO E FUORI DAL TEMPO
Quante volte dal mare della costa egiziana, ormai forzatamente aperta al turismo subacqueo,abbiamo guardato verso coste di altri paesi che anch’essi si affacciano sul Mar Rosso dai mille colori, con una nota di curiosità mista a timore.
Il nostro pensiero non è andato molto lontano e a volte un sogno tenuto nel cassetto si realizza all’improvviso proprio quando si smette di pensarci.
Così ci ritroviamo su quell’aereo che dal Cairo ci porterà su quell’arida striscia di terra che si affaccia sul mare del Sudan. Niente ci è riservato di vedere del territorio immenso che si estende a sud dell’Egitto e arriva fino all’Uganda, vantando di essere il paese più grande dell’Africa. Direttamente ci imbarchiamo a Port Sudan dove ad attenderci c’è un chaico di 24 metri, Almiran 2, che ci ospiterà per sette giorni accompagnandoci nell’esplorazione di quei fondali che Jacques Cousteau, il maggiore ricercatore marino del nostro secolo, negli anni 60 aveva definito come i più belli del mondo.
Dopo circa 15 minuti di navigazione arriviamo al Wingate Reef, dove nel 1940 il Piroscafo Umbria si è autoaffondato per non cadere in mano nemica.
La barca si ormeggia a ridosso mentre noi equipaggiati di tutto punto saliamo sul gommone che ci porterà sullo specchio d’acqua sovrastante il transatlantico italiano.Ci ormeggiamo sulle gruette delle scialuppe di salvataggio che affiorano sulla superficie del mare quasi a volere mantenere ancora un legame con il mondo terrestre. L’impatto con il mare è fantastico, caldo , cristallino e popolato di vita in ogni direzione in cui si rivolga lo sguardo. In un primo momento non riesco a riconoscere lo scafo della nave , da tanto è tappezzato da organismi che lo rendono coloratissimo, rivestito da ogni specie di gorgonia , rami di corallo e enormi alcionari.
L’Umbria grande ed imponente nave dominatrice incontrastata della superficie di quel mare amico ora è inginocchiata con servile riverenza sotto la sua superficie a monito della potenza che esso può scatenare.
Nonostante la limpidezza dell’acqua non riesco a distinguere la fine dello scafo, lungo circa 150 metri e il mio sguardo si perde nel blu; il grande monumento del mare è appoggiato su un fianco su un fondale di sabbia bianca che vedo distintamente sotto di me , il sole avvolge interamente lo scheletro della nave che può essere visitato nella sua totalità dai subacquei immune dal buio delle profondità abbissali.Lungo i numerosi ponti la luce entra con prepotenza dai grandi spazi aperti per poi trovare un altro punto d’uscita creando dei giochi di luce che esaltano maggiormente le numerose concrezioni di corallo sparse lungo la lamiera.Continuiamo la perlustrazione , notiamo le numerose cabine con i servizi chiaramente riconoscibili, i rubinetti intonsi. Lungo i ponti si vedono numerosi argani, maniche a vento e due pale dell’elica di rispetto che mi sovrastano completamente nella loro altezza.Ovunque c’è vita, una vita microscopica che si perde negli immensi spazi di questo gigante del mare.
Catturata da questo spettacolo della natura , seguo quasi intontita Lorenzo, che ha scattato per ora poche fotografie e la nostra guida Fabrizio, che ci sta conducendo a passo svelto verso la sala macchine e le cucine, luoghi ancora non esplorati da molti.
Cominciamo la penetrazione e immediatamente abbandoniamo la luce e i forti contrasti di colore per addentrarci nel buio.
Ritorno prepotentemente alla realtà, non sono più avvolta dai raggi del sole, dai pesci tropicali che mi girano attorno, ma dalla totale assenza di luce. Solo un timido raggio riesce a penetrare all’interno da un piccolo sguarcio sulla paratia laterale. Accendo la torcia e mi trovo circondata da numerose scale e cunicoli che si perdono nel nero.
Con un po’ di apprensione mi addentro insieme a Lorenzo, che ora sta scattando molte foto, nel ventre dello scafo; tutto ciò che mi circonda è ora nettamente distinguibile, qui la vita tropicale non ha attecchito, tranne che i rari punti nascosti; il giardino fiorito di vita bentonica che si trova all’esterno delle lamiere non trova spazio nel buio e nell’immobilità.
L’orologio del tempo sembra essersi fermato al momento dell’affondamento; arriviamo ai motori enormi che aspettano soltanto di assaporare il gusto del carbone e il movimento dei pistoni per ripartire!!
Solo la totale assenza di peso che mi permette di muovermi senza fatica mi fa ricordare di essere immersa in un liquido, l’acqua è talmente cristallina che sembra sparire.
Percorriamo lentamente vari corridoi, finchè Fabrizio ci fa segno di passare avanti: siamo arrivati nelle cucine. L’ambiente è molto grande , l’inclinazione dello scafo mi offre una strana prospettiva, inedita e impossibile da osservare in una nave in assetto di navigazione.
Rivolgo lo sguardo verso il pavimento ancora chiaramente distinguibile con le piastrelle di terracotta, di fronte a me ci sono numerosi forni e cucine a gas, alcuni con le teglie inserite all’interno.Alla mia sinistra possiamo osservare una grossa macchina impastatrice che domina l’intera scena illuminata dai potenti fari della fotocamera.
La riserva d’aria e la modesta profondità ci offrono ancora qualche minuto per godere di uno spettacolo che solo in una pellicola cinematografica possiamo ritrovare, passiamo altre stanze e corridoi che ci portano ad osservare tutto in un silenzio scuro rotto solo dal sibilo dell’erogatore e dalla timida luce della mia torcia.
Improvvisamente veniamo investiti dalla luce e con un forte impatto torniamo al movimento e alla vita presente, dopo aver vissuto un momento d’eternità.
L’Umbria ci ha offerto due visioni del mondo sommerso opposte fra loro, colori , mutamento, frenesia e nel lato nascosto tenebre, conservazione, staticità….emozioni ugualmente indelebili di innumerevoli istanti di quel mondo così vicino, ma pur così diverso dal nostro.
Salutiamo con una leggera malinconia quest’immenso solcatore di tempi non ancora dimenticati, così famoso , ma in grado di trasmettere sensazioni nuove ed emozionanti per chi è amante di relitti sommersi per dirigerci verso la superficie dove c’è il gommone ad attenderci.
Seconda fermata è Sanganeb, primo vero atollo madreporico che si incontra navigando in direzione nord est da Port Sudan, posto in mare aperto a 18 miglia dalla costa , separato da un fondale che in alcuni punti supera gli 800 metri di profondità.
Esso rappresenta inoltre un punto fondamentale per la navigazione; uno spettacolare faro che poggia su un basamento di cemento, svetta nel centro dell’atollo, collegato al mare da due lunghe passerelle poste a nord e a sud sul reef semisommerso, rappresentando un riferimento importante sia per le navi in entrata a Port Sudan ,che per la navigazione d’alto mare che conduce agli stretti di Suez a nord e Bab el Mandeb a sud.
Considerata una delle immersioni più spettacolari del mondo, la punta sud del reef racchiude tutto quanto si possa osservare sott’acqua.
In ogni immersione branchi di squali grigi e martello ci hanno accompagnato nella nostra visita alle meraviglie di questo pezzo di terra sommerso , da ogni parte barracuda, carangidi e qualche pesce napoleone , per non parlare degli immancabili piccoli pesci coloratissimi che occupano i mari tropicali.
Tutto questo è ben conosciuto da chi ha avuto la fortuna di immergersi a Sanganeb o da chi ha potuto leggere articoli su riviste del settore subacqueo.
In una delle tre immersioni svolte su questo sito abbiamo scoperto una meraviglia del mondo sommerso rara a profondità piuttosto accessibili. Sul pianoro , io e Lorenzo notiamo una strana rientranza della roccia , ci avviciniamo e constatiamo essere una grotta , molto ampia e profonda, ci avviciniamo e vediamo che le sue pareti sono letteralmente tappezzate da ciuffi di corallo nero di notevoli dimensioni.
Ci troviamo ad una profondità di 55 metri, nonostante l’elevata pressione parziale dell’azoto la visibilità eccezionale , la temperatura dell’acqua di 27 gradi e la totale assenza di corrente ci fanno godere di uno spettacolo della natura a me totalmente sconosciuto. Il corallo nero segue timidamente il movimento lieve dell’acqua e accompagnato dalla luce, che non trova nessun ostacolo a raggiungere quella quota ,crea un paesaggio quasi irreale nella sua unicità.
Dopo aver scattato alcune fotografie risaliamo verso il gruppo, che preso ad osservare la moltitudine di specie marine che li circondano , non si sono neanche accorti della nostra breve assenza.
La nostra prossima destinazione è la laguna di Shaab-rumi, dove nel giugno del 63’ Cousteau iniziò l’operazione “ Precontinente II “ , per dimostrare che si poteva istallare una stazione marina lontano dalle zone industrializzate e per dimostrare che si poteva vivere sott’acqua.
Lo spazio d’acqua dove si ormeggia la barca è formato da diverse piscine naturali di un azzurro intenso;appena arriviamo un gruppo di delfini ci accompagna al punto di ancoraggio e non appena fermi non resistiamo a tuffarci per poter nuotare insieme al mammifero più vicino all’uomo. I simpatici animali , però, non sono dello stesso parere e si dileguano con la rapidità e la discrezione con cui sono arrivati.
La natura è stata molto generosa con i paesaggi sottomarini del Sudan, infatti il territorio arido della terraferma , trova il suo contrasto con la ricchezza di vita e di colori che popolano i mari e Shaab-rumi, li riassume in una visione d’insieme veramente emozionante.
Purtroppo anche qui l’uomo ha lasciato i segni della sua inciviltà, si possono vedere infatti resti di cavi elettrici e detriti che non givano sicuramente all’ambiente circostante.
I resti degli alloggi degli acquanauti di Cousteau, sono diventati meta di ogni microsocopica forma di vita, ogni piccolo punto della loro superficie è coperto da spugne, gorgonie, alcionari coralli di ogni forma e tipo, di accessi colori, dove nuotano indisturbati, in un mondo senza tempo ogni specie di pesce corallino.
Capiamo ora perché il Sudan è meta così ambita da tutti i subacquei del globo , un luogo dove il tempo sembra non trascorrere mai, dove sotto la superficie di un mare non sempre ospitale si apre un mondo che lascia all’immaginazione di ogni singola persona il concetto di sublime.
LA STORIA
La motonave Umbria , fu varata il 30/12/ 1911 ad Amburgo con il nome di BAHIA BLANCA, nel 1935 fu acquistata da governo italiano e gli fu dato il nome con cui tutti la conosciamo: UMBRIA.
Aveva una lunghezza fuori tutto di 155mt., 18 mt. di larghezza ed una stazza lorda di 1000 T. , era mossa da cinque caldaie per un totale di 4300 cavalli e poteva raggiungere una velocità massima di 12 nodi.
Il 6 maggio del 1940 l’Umbria partì da Genova, carica di ogni tipo di materiale bellico da consegnare alle truppe italiane delle colonie italo-africane. Doveva raggiungere Calcutta, passando per i porti di Massau e Aden.
Una volta giunta al canale di Suez, gli inglesi avvistarono la nave e consapevoli del suo prezioso carico , decisero di prendere la nave; iniziò così un’estenuante inseguimento da parte della Grisby, della Royal Navy.
Il 9 giugno alle 7.30 la Grisby fermò la motonave Umbria per un controllo documenti, presso il Wingate reef a Port Sudan.
Il 10 giugno le trasmissioni da Adis Abeba furono interrotte e fu dichiarata l’entrata in guerra dell’Italia per la mezzanotte.
A questo punto il comandante Muiesan dovette prendere una decisione molto difficile :affondare la nave….
Diede ordine al primo ufficiale di coperta Zarli di sabotare l’Umbria.
Non restava che una sola cosa da fare: abbandonare la nave…………
Articolo pubblicato su Sub n. 232 gennaio 2005
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