Autore: Ornella Ditel
Nel 1986, mentre in Europa debuttava il Nintendo e i Queen si esibivano nel loro ultimo concerto a Wembley, l’attuale movimentata Naama Bay era (scarsamente) popolata da alcuni giovani egiziani e pochi stranieri che si godevano il deserto e la coloratissima barriera corallina del Mar Rosso, allora sconosciuti ai più.
“La prima volta che vidi Sharm mi innamorai immediatamente e -nonostante le poche risorse economiche a disposizione- decisi di comprare un pezzo di terra su cui costruire un semplice accampamento, una base per le nostre “zingarate” dal Cairo. Allora non ero ancora un subacqueo e a Naama Bay c’erano solo un paio di capanne molto spartane con un compressore accanto, che consentivano ai primi fortunati pionieri di immergersi direttamente da riva.”
Mister Hesham Gabr è seduto nel balcone del suo ufficio che guarda la piscina per i corsi sub del Camel Hotel e ci racconta -mal celando una certa emozione – l’inizio della sua esperienza a Sharm dove quasi 30 anni fa nacque l’idea del Camel Dive Club.
Negli anni Ottanta Sharm El Sheikh non era neppure definibile una meta turistica e le difficoltà incontrate dal fondatore del Camel agli inizi furono molte e varie. Tutti i materiali necessari alla costruzione del centro sub di Naama dovevano essere portati dal Cairo e gli ostacoli burocratici e logistici sembravano non finire mai; basti pensare che le prime prenotazioni arrivavano chiuse in buste da lettera: non si poteva certo contare sul fax o l’email!
Il Camel Dive Club negli anni ’80
Il Camel Dive Club oggi
L’albergo con la piscina del Camel Dive Club di oggi
Pomodoro, secondo noi il miglior ristorante di Sharm, all’interno del Camel
Dive Club
Il roof sopra al diving center per cene, relax e chiacchiere post-immersione
Il boom del turismo, subacqueo e non solo, iniziò tra la fine degli anni ‘80 e i primi anni ‘90. Furono soprattutto gli appassionati del mondo sommerso a spargere la voce sulle bellezze straordinarie di quest’area del Mar Rosso. Con le più di 1000 specie di pesci tropicali e oltre 200 specie di coralli, la visibilità eccezionale, le temperature ideali di acqua e aria e la vicinanza all’Europa non si dovette aspettare troppo per vedere i primi europei che decisero di trasferirsi qui, tra cui molti italiani.
Mister Hesham Gabr, proprietario e fondatore del Camel Dive Club
Cos’è rimasto di quegli anni?
Sembrerà strano, ma nonostante i cambiamenti evidenti è rimasto praticamente tutto l’essenziale, ovvero l’amore incondizionato per Sharm, un posto magico sia sopra che sotto l’acqua. Noi pionieri di questa zona del Sinai siamo ancora legati da una profonda amicizia: non si può cancellare l’emozione delle prime volte, che non si esaurisce, ma si trasforma con gli anni.
Il Camel parla Italiano?
Il mio rapporto con l’Italia è sempre stato molto stretto e mi sono sempre avvalso di collaboratori provenienti dal Belpaese, con cui condivido l’amore per il viver bene, la qualità del cibo e del servizio offerto. Oltre alla presenza italiana nel nostro team di istruttori e guide sub, da ben 17 anni il responsabile diretto dei diving centre del Camel è Simone Pelucchi, milanese DOC, che ha contribuito in maniera fondamentale a far diventare il Camel un esempio da imitare non solo in Mar Rosso. Anche il nostro centro satellite all’interno del Grand Rotana Resort & Spa è gestito da un italiano, Giorgio De Marco, che vanta una decennale esperienza nel
campo della subacquea nella sua Sicilia e in varie parti del mondo, dalle Maldive a Santo Domingo. Abbiamo inoltre una marcata presenza italiana anche nel nostro reparto vendite e nel management del Bar. In generale, sono molto orgoglioso di poter contare su un team internazionale altamente qualificato che lavora in armonia, arricchendosi reciprocamente e riuscendo ad integrare le proprie specificità in una piccola babele fatta di inglesi, tedeschi, tedeschi, svizzeri, olandesi, russi, ucraini, turchi e naturalmente egiziani.
Qual è l’impatto degli avvenimenti politici degli ultimi anni sul turismo sub a Sharm?
Come tutti sanno, gli eventi dal 2011 in poi hanno portato un forte calo nelle presenze, soprattutto per i sub provenienti dai paesi che ancora impongono lo sconsiglio sull’area in cui operiamo. Ci attestiamo intorno al 50% di arrivi in meno rispetto al pre-2010, ma per quanto riguarda la situazione al Camel posso dirmi ottimista.
Molti dei nostri ospiti sono subacquei affezionati che sanno di poter star tranquilli qui. Una prova su tutte è il fatto che non abbiamo saltato neppure un giorno di immersioni in 27 anni. Anche nei momenti più critici almeno due delle nostre barche sono sempre uscite per full day a Tiran, Ras Mohamed, al Thistlegorm, Dunraven o sui giardini di corallo lungo la costa. D’altra parte a Sharm è stato sempre tutto tranquillo e i viaggiatori indipendenti che prenotano senza appoggiarsi ai tour operator arrivano normalmente. Dal punto di vista strettamente subacqueo, il calo ha riguardato soprattutto i principianti che non conoscono Sharm e che hanno quindi preferito altre mete per la loro formazione. E’ interessante notare come questa situazione abbia d’altra parte “migliorato” la qualità dei sub presenti sottacqua che -grazie al minore affollamento dei siti d’immersione- hanno anche la fortuna di fare incontri speciali più frequenti.
Qual è il futuro del turismo subacqueo in Egitto?
Non appena la situazione politica si sarà stabilizzata, con le elezioni presidenziali previste per la fine di Maggio, sono sicuro che il turismo subacqueo qui ne uscirà rafforzato e sarà più semplice trovare interlocutori pronti ad accogliere i suggerimenti di chi ha esperienza diretta sul campo, come noi. Abbiamo la fortuna di accogliere sub di tutto il mondo in una zona baciata dalla grandezza di Madre Natura. Questo comporta un’enorme responsabilità: rispettarla e proteggerla affinché sia noi che le generazioni future abbiano la possibilità di goderne appieno.
Mister Gabr non avrebbe mai pensato, agli inizi della sua esperienza, che quel muro in pietra che ancora oggi sorregge il centro principale di Naama Bay sarebbe stato solo il fulcro iniziale di una struttura che oggi conta un hotel 4* per sub, due ristoranti, tre bar e un’ottima gelateria artigianale.
Ci racconta:
“Amo il buon cibo e quando viaggio mi piace essere coccolato. Quando comprai la terra a Naama Bay gli appezzamenti disponibili erano parecchio grandi…troppo
grandi per un centro sub solamente. Dopo poco più di dieci anni, nel 1997, pensai che era il caso di offrire ai nostri ospiti una sistemazione alberghiera confortevole, accanto al centro e a pochi metri dal punto di imbarco. Sono anche io un sub e il mio sogno era quello di fornire ai nostri ospiti tutto ciò di cui si ha bisogno quando si fa una vacanza all’insegna delle immersioni: tuffi fantastici e post-immersioni eccellenti. E’ così che sono nati i Camel Bar (punto di ritrovo storico per residenti e turisti), i ristoranti Tandoori e Pomodoro -tra le migliori scelte culinarie in Mar Rosso- e la gelateria artigianale Vanilla.
Un altro aspetto per me fondamentale è sempre stato quello di offrire alla maggior parte delle persone la possibilità di provare l’emozione di immergersi. Ecco perché tutte le nostre strutture sono completamente accessibili ai disabili con difficoltà motorie.
Cosa serve per il futuro del Mar Rosso?
Uno degli aspetti essenziali perché questo angolo di mondo possa continuare a regalare emozioni ai sub e non solo è la protezione dell’ambiente. C’è bisogno di regole ferree e di organismi capaci di esercitare un controllo capillare sul territorio, sia a terra che in mare, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile che protegga l’ambiente e le sue risorse.
Ho visto l’Egitto cambiare negli ultimi anni, intraprendere un cammino doloroso ma necessario per appropriarsi di una cultura democratica per molti sconosciuta.
Il percorso è ancora lungo, ma sono ottimista per il futuro e voglio naturalmente impegnarmi in prima persona a modellarlo per il bene delle nuove generazioni.
L’ottimismo di Mister Gabr è così contagioso da far dimenticare lo sconsiglio inspiegabile che ancora pesa su questi lidi, e che fortunatamente sempre più viaggiatori indipendenti hanno imparato ad aggirare, acquistando i voli e prenotando online le sistemazioni alberghiere e le immersioni.
L’Egitto ha bisogno dei turisti, ma anche di operatori locali che con la loro offerta sappiano ripagare adeguatamente chi vuole supportare il paese scegliendolo come meta per le proprie vacanze. Il cambiamento è sempre positivo e i momenti di crisi nascondono opportunità. E’ questo il messaggio fondamentale che sintetizza la chiacchierata con il fondatore del Camel.
“Ora -conclude Mister Gabr sorridendo- devo proprio andare. Amo fare snorkeling al tramonto, due sere fa eravamo solo in due in acqua a Ras Katy: io e una giocosa aquila di mare che mi ha fatto compagnia per venti minuti, sullo sfondo di migliaia di anthias rossi e coralli duri coloratissimi. Ancora mi emoziono come se fosse la prima volta, non sarei mai capace di spostarmi da qua. Ecco perché rimango e farò tutto ciò che è nelle mie possibilità affinché chi non ha la fortuna di vivere qui possa venirci almeno in vacanza, a godere di queste meraviglie che distano solo 4 ore di volo.”
Buona fortuna Egitto!
Foto storiche del Camel Dive Club
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