Punteggiato di vulcani, ricoperto da una fitta foresta tropicale e da verdissime piantagioni di riso, abbracciato da barriere coralline brulicanti di vita, l’arcipelago indonesiano è uno dei luoghi più belli del mondo.
Nessuno realmente conosce quante isole ci sono in Indonesia: i dati più comuni riportano l’incredibile numero di 13.677, ma una recente ricerca ne ha annoverate 18.585, senza rilevare in quale stagione dell’anno e con quale livello di marea sia stata effettuata. Una cosa è certa: l’Indonesia è la più vasta nazione/arcipelago al mondo, con oltre 80.000km di coste e 3,1 milioni di kmq di superficie marina.
La nostra meta principale in questo immenso arcipelago sono le piccole isole di Nusa Lembongan, Nusa Cenningan e Nusa Penida, che si trovano a sud-est dell’isola di Bali, conosciuta anche come l’Isola degli Dei, per le numerose divinità della religione induista. Bali ha un fascino davvero unico, gelosa delle sue antiche tradizioni, enclave induista nella più grande nazione musulmana del mondo. Tutto è pervaso da un intimo senso spirituale, dal profumo dei fiori tropicali e dall’aroma dell’incenso. Non c’è villaggio privo del suo tempio, non c’è campo o risaia che non abbia il suo angolo per le offerte, non esiste arte – che sia pittura, scultura, musica, danza – che non ne tragga ispirazione, non c’è balinese che prima di compiere un qualunque atto, quotidiano o straordinario che sia, non si rivolga ad una suprema entità celeste per chiederne aiuto e protezione. Questo non significa che Bali sia in una sorta di Paradiso in terra, perché comunque non siamo riusciti ad evitare i classici piccoli inconvenienti da turista occidentale -come il dover mercanteggiare sui prezzi- ma alla fine tutto fa parte del viaggio ed anche un atteggiamento generalmente fastidioso, quando è interpretato dai balinesi finisce per suscitare un sorriso invece che infastidirci.
Lo strano soggetto del nostro desiderio fotografico che ci ha condotto a Bali, la creatura che ci ha procurato parecchie notti insonni, dedicate a febbrili ricerche in ogni sito internet correlato all’ambiente marino, è uno dei più affascinanti e bizzarri pesci dell’oceano: il pesce luna, detto Ocean Sunfish nelle lingue anglosassoni (pesce sole) ed universalmente conosciuto con il nome latino Mola mola. E’ il più grande ed il più pesante pesce osseo ed ha prevalentemente un’esistenza pelagica. Ma per alcuni fattori ancora incerti, nei mesi da agosto ad ottobre i Mola si riuniscono in numerosi esemplari nel canale fra l’isola di Lembongan e quella di Penida.
Essi risalgono a profondità accessibili ai sub perché in alcuni particolari siti ci sono efficienti beauty farms, le cosiddette stazioni di pulizia. La pelle dei Mola, che può raggiungere lo spessore di 15 cm, può anche ospitare fino a quaranta diverse specie di parassiti e microorganismi. Cercare di rimuoverli deve essere un lavoro estenuante per le centinaia di pesci pulitori che si prendono cura dei Mola, considerate anche le ragguardevoli dimensioni degli individui adulti : negli esemplari più grandi, il corpo (escluse le due grandi pinne anale e dorsale) può raggiungere i 3 mt sia di altezza sia di larghezza e può pesare sino a 2 tonnellate.
Immergersi al Blue Corner con i Mola mola
L’incontro è fortemente condizionato da condizioni marine estremamente variabili ed è necessario affidarsi all’esperienza di un centro immersioni qualificato, con guide attente, che conoscano i fondali, i cambi di marea e soprattutto le violente correnti che investono l’isola. Nulla deve lasciato al caso: dalla sicurezza al confort in barca, da un briefing professionale ad una discreta ma simpatica compagnia durante e dopo la giornata dedicata alle immersioni.
Immergersi a Blue Corner significa affrontare acque fredde (consigliata una semistagna) dovute a fenomeni di upwellings, e forti correnti variabili, discendenti ed ascendenti. Il controllo della respirazione, l’assoluta conoscenza ed affidabilità dell’attrezzatura, la buona forma fisica sono condizioni imprescindibili. Sconsigliamo quest’esperienza a subacquei neofiti, con poco allenamento, con esperienze limitate o in condizioni fisiche non adeguate.
Soltanto guardando la superficie dell’acqua dalla barca, presagiamo cosa ci aspetterà sott’acqua: vorticosi mulinelli si spostano a velocità significativa verso il termine della secca. L’equipaggio scruta imperturbabile la direzione delle correnti, controlla nuovamente le tavole di marea e ci chiede di prepararci velocemente: non appena saremo pronti, il capitano ci porterà sul punto di immersione ed al suo via ci getteremo immediatamente in mare, senza nessuna esitazione. Ci tuffiamo dalla barca con un’entrata negativa e subito siamo investiti dalla corrente che ci trascina orizzontalmente: sembra di esserci tuffati in un fiume in piena, pronto a rompere gli argini. E’ fondamentale non perdere il contatto visivo con il compagno e con la guida; diversamente, nel migliore dei casi, potremo solamente lasciarci trascinare, indicare la nostra direzione con il pallone di segnalazione e farci raccogliere dall’equipaggio della barca a parecchie miglia di distanza. Con energici colpi di pinna e cercando di controllare la respirazione affannosa per non esaurire anzitempo l’aria nella bombola, raggiungiamo la sommità della secca sotto di noi, a 15 metri di profondità, dove rallentiamo la nostra corsa aggrappandoci al corallo duro e troviamo riparo temporaneo negli anfratti della roccia. Il fondale è abbastanza desolato e monocromatico; solamente rocce massive riescono a sopportare la forza della corrente: non è l’habitat per spugne, alcionari o gorgonie colorate. Sotto di noi c’è il blu imperscrutabile, territorio dei grandi pelagici e delle bellissime razze maculate (Taeniura meyeni) che cerchiamo invano di raggiungere. Scendendo, la corrente finalmente diminuisce. Fino a 40 metri la parete è abbastanza ripida, poi degrada più dolcemente e termina a circa 60 metri, in un fondale sabbioso. Quest’ultimo tratto di parete è il territorio dei Mola, che raramente risalgono a profondità inferiori ai 35/30 metri. La permanenza sul fondo è fortemente condizionata, oltre che dalla profondità, soprattutto dal consumo dell’aria: il profilo dell’immersione dev’essere conservativo, poiché a Blue Corner anche la fase di risalita non si può certo definire rilassante.
… ed a Crystal Bay.
Crystal Bay è un’incantevole baia situata sull’isola di Penida ed è così definita per la trasparenza delle sue acque. Se pur non propriamente cristalline, la visibilità è comunque buona se confrontata a molti siti di immersione di Bali. La baia è relativamente protetta, con bassa profondità, ed offre condizioni di immersione per tutti i sub, anche i principianti, mentre la spiaggia sabbiosa può essere utile agli amici non sub. Il punto per noi più interessante è però all’esterno della baia. Lo si raggiunge nuotando sopra un bel giardino di acropore, animato da tanti colorati pesci di barriera fino ad incontrare un pendio roccioso che degrada deciso verso un fondale di sabbia ben oltre i 50 mt. La parete ospita spugne e coralli a frusta. Trovandoci nel canale fra l’isola Penida e l’isola Cenningan, l’acqua è abbastanza fredda e possono esserci forti correnti.
Poiché le condizioni di immersione sono meno proibitive che a Blue Corner, purtroppo qui la quantità di subacquei attratti dal desiderio di un incontro con i mitici Mola è molto alta. E’ pertanto opportuno arrivare di buon ora oppure cercare di immergersi durante gli intervalli di superficie dei vari gruppi di sub. La batimetria dei 25 / 30 metri si rivela essere quella maggiormente frequentata dai sub, che creano una vistosa e rumorosa “parete” di bolle espirate dagli erogatori. Non ci stupiamo quindi che i Mola si mantengano a profondità più elevate, oltre i 40mt ed il limite delle immersioni ricreative.
Il Mola ritratto nelle nostre fotografie se ne stava rilassato, attorniato da un gruppetto di pesci farfalla Heniochus acuminatus, intenti a nutrirsi ed a ripulirlo. Mentre ci siamo avvicinati discretamente per posizionarci di fronte a lui, ci ha sempre osservato con i suoi grandi occhi senza dare alcun segno di timore, piuttosto di curiosità. Quando abbiamo nuotato lentamente al suo fianco, si è lievemente inclinato di pochi gradi, per non perderci di vista e ci ha guardato diritto negli occhi, senza dare alcun segno di nervosismo: è stata un’emozione irripetibile. Abbiamo svuotato i polmoni per scendere sotto di lui e risalirgli a fianco, ad una distanza che non lo innervosisse, per scattare le fotografie. Il nostro respiro lieve per non infastidirlo, lui si gira ancora e ruota lentamente per scrutarci; non ci stacca gli occhi da dosso ma accetta la nostra presenza con infinita pazienza.
Chi sono i pesci luna (Mola mola)?
Sono i pesci ossei più grandi presenti in tutti i mari del mondo, possono superare i 3 metri di lunghezza e raggiungere i 2.300 kg di peso; le femmine di questa specie producono più di 300 milioni di uova, e detengono il record mondiale di fecondità. Sono presenti in tutti gli oceani del mondo ed è una specie diffusa anche nel Mediterraneo. Frequentano le acque profonde e talvolta si avvicinano alla costa, ma hanno un carattere timido e quindi capita raramente un incontro ravvicinato con i subacquei. Di questi ”mangia-meduse” si sa poco: non si hanno ancora informazioni sui comportamenti e le abitudini migratorie della specie. Qualche dato arriva da studi condotti in Usa, dove è emerso quanto questi pesci siano attivi nuotatori, capaci di percorrere grandi distanze in pochi giorni, e si immergano fino a grandi profondità.
Curiosità: In passato il pesce luna era pescato e mangiato; oggi ne è vietato il commercio, dato che contiene una tossina potenzialmente nociva per l’uomo : la tetraodontossina (TTX) , che è presente anche nel pesce palla. Nonostante ciò, in Asia viene consumato comunque ed il fugu – filetti di pesce – è una pietanza prelibata. I cuochi asiatici si vantano di saper pulire il pesce in modo tale che non sia più pericoloso.
Uno studio dell’Icram in Mediterraneo.
Alcuni anni fa, per la prima volta in Mediterraneo, due pesci luna (Mola mola), uno di 25 kg e l’altro di 30 kg, sono stati marcati con dei trasmettitori satellitari da due ricercatori dell’Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (Icram), Simone Canese e Andrea Cardinale. L’operazione si e’ svolta nella tonnara di Carloforte, situata sull’isola di San Pietro, nella parte sudoccidentale della Sardegna ed ha consentito, tramite i dati raccolti sui microchip, di seguire dal satellite gli spostamenti dei due animali fino alla fine di agosto. Un importante passo in avanti della ricerca, fa notare l’Icram, perchè fare luce sulle rotte di questi pesci permetterà di raccogliere informazioni sulla presenza e i movimenti delle loro prede principali: zooplancton e meduse. ”Si tratta di un altro tassello strategico nella conoscenza delle reti trofiche del Mediterraneo” spiega Silvio Greco, coordinatore scientifico dell’Icram – “in particolare alla luce delle alterazioni dei bassi e medi livelli della catena alimentare marina che porta all’abnorme presenza di meduse nei mari italiani”. L’operazione di marcatura è stata possibile grazie alla collaborazione dei colleghi dell’Università di Cagliari, il professore Angelo Cau della direzione, del personale e dei subacquei della tonnara.
INFO viaggio.
Per ogni informazione : info@banfi.ch
Come arrivare: in aeroplano, dai principali aeroporti italiani fino a Singapore (oltre 13 ore di volo); poi un ulteriore volo aereo fino a Denpasar
Dove alloggiare:
a Denpasar c’è una significativa scelta di alloggi
Ristoranti: Sanur offre molte possibilità di ristoranti, pizzerie, pub. Non è davvero difficile accontentare tutti i palati.
Documenti: passaporto valido sei mesi oltre la data di arrivo con almeno una pagina in bianco. Per turisti con un biglietto aereo di andata/ritorno non è richiesto un visto preventivo. Durante il volo internazionale, le hostess consegneranno un formulario da compilare e consegnare al banco immigrazione dell’aeroporto. I funzionali rilasceranno un visto turistico valido per un mese, al costo di circa 25 $USD a persona
Fuso orario: otto ore in più rispetto la meridiano di Greenwich
Clima: il clima è tropicale, caldo ed umido. La stagione delle piogge è da novembre a marzo: forti scrosci di pioggia si alternano a molte ore di caldo e sole intenso; il tasso di umidità è alto ed insopportabile. La stagione secca è da maggio ad ottobre. In marzo ed aprile il tempo è instabile.
Salute. Non è richiesta nessuna vaccinazione. Consiglio di non dimenticare creme solari ad alta protezione, occhiali da sole ed un ottimo repellente per insetti in crema/lozione da utilizzare durante le escursioni a terra.
La più vicina camera iperbarica è a Denpasar.
Consolato italiano: Lotus Enterprise Building, Jl. Bypass Ngurah Rai – Jimbaran – Tel/Fax: 701005 – E-mail: italconsbali@italconsbali.com.
Info subacquee:
Temperatura dell’acqua. L’acqua è sorprendentemente fredda: a Blue Corner abbiamo toccato i 14°C. consigliata una semistagna
Visibilità. Circa 15/20 metri lungo le pareti, ma può peggiorare sensibilmente quando le correnti marine muovono il fondale sabbioso.
Grado di esperienza. Nusa Penida non è il luogo ideale per un principiante assoluto. I siti di immersione sono caratterizzati da intense correnti e variazioni di marea significative.