Riceviamo la lettera che segue da Fabio, istruttore a Sharm, che ci invita a pubblicarla per stimolare altre riflessioni sulla sicurezza. Questa lettera è già stata ricevuta dai diretti interessati che asterischiamo perchè vogliamo trasmettervi il concetto generale dietro a questa importante testimonianza, senza voler entrare nel merito di questo specifico caso.
Autore: Fabio Russo
Alla Direzione del **
Allo *** diving
Oggetto:*** DIVING
Con la presente intendo esprimere alcune opinioni sullo svolgimento di alcune immersioni, organizzate dallo *** Diving del **, alle quali ho partecipato direttamente tra l’8/1/07 e il 10/01/07, nonchè ad una immersione del 11/01/07 alla quale ha partecipato una mia amica e allieva da me brevettata OWD, Maria Di Giacomo.
08/01/07: Immersione a Tiran, guide Silvia, Natalia, Roberto (operatore video). Tutto bene, a parte che in barca fumano tutti (tranne noi), in continuo, dentro e fuori la barca, prima e dopo l’immersione. Un’ora di stop tra una immersione e l’altra, forse è poco tenendo conto che in una settimana se ne fanno tante e sicuramente c’è accumulo di azoto.
09/01/07: Ras Mohammed, guide: Silvia, un russo (Georie?!). Immersione tranquilla, però: durante l’immersione Silvia (dopo 10 min) da aria ad un russo, dopo 20 min vado a vedere quanta aria ha Silvia (70 atm), mi offro di darle il cambio per lasciarle la possibilità di gestire il gruppo, così facciamo, fine immersione dopo 37 min. Il russo aveva la bombola da 15 litri in acciaio, si sapeva che consumava molto, mi chiedo se è giusto pregiudicare l’immersione di tanti per uno solo, visto che si sapeva.
Fatto grave: Usciti da 10 min l’equipaggio grida allarme a poppa, Silvia corre subito seguita da me, c’è un sub privo di sensi che galleggia a faccia in giù, Silvia si butta e lo porta vicino alla scaletta, mi butto anch’io e sgancio zavorra e spallacci del gav, Silvia e io spingiamo, l’equipaggio lo tira sulla barca. Valutiamo subito le condizioni vitali, ci sembra in arresto cardiocircolatorio, procediamo subito con massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca (non c’è una pocket mask), i soccorsi vengono allertati subito, a bordo c’è una bombola di ossigeno (piccola) con doppia maschera (ad erogazione continua e a richiesta), continuiamo a cercare di rianimarlo ma non da segni di vita, è cianotico, ha bava alla bocca, nonostante ciò, pulisco e continuo le insufflazioni (a bordo, oltre Silvia, sembra non ci sia nessun altro che sappia attuare le manovre di primo soccorso).
Dopo circa 15 min arriva a bordo l’altro gruppo, guidato dal russo (Georgie ?!), l’infortunato era con loro e dice che fino alla tappa di -5 era Ok. Lascio a loro la rianimazione, arriva il gommone dei soccorsi, provano a rianimarlo per almeno 45 min, niente da fare, morto.
Mi chiedo se è giusto che uno del gruppo esca e “sparisca” prima degli altri e la guida esca 15 min dopo, si dice che il sub deceduto abbia avuto un infarto, non sappiamo se sia stato fulminante o se il sub abbia gonfiato il gav come ultima azione, per arrivare in superficie e non sia stato soccorso perchè nessuno del suo gruppo, e la guida, si è accorto.
10/01/07: Immersione di fronte ristorante Al Fanaar (gorgonie), guide un ragazzo di Venezia e una ragazza (operatrice video). Tutto perfetto, la guida molto attenta e professionale.
11/01/07: Immersione di Maria Di Giacomo a Tiran, guide: Silvia e un russo (Sergey Boldirev). Maria viene affidata al russo che in immersione avrà solo lei da vedere e controllare. C’è corrente, il russo la porta giù fino a -26, Maria ha il brevetto OWD. Si rende conto e, da sola, decide di risalire a quote inferiori, il russo non la precede ma la segue. Dopo nenache 10 min, ovviamente a gesti, le dice di continuare lungo il reef, a favore di corrente, perchè lui deve andare a vedere una cosa e poi torna. La lascia sola! Maria si tiene vicino al reef, risale ad una quota di sicurezza di 6-5 m e continua. Dopo un po’, vedendosi sola, ritiene di uscire. C’è vento e mare, non vede la barca e nessuno in acqua, della guida nessuna traccia. In qualche modo riesce a raggiungere il reef e a salirci sopra, vede passare una barca, si sbraccia, sono loro. Il russo, salito in barca, alla domanda di Silvia: tutto ok?, aveva risposto: no, l’italiana si è persa.
La stavano cercando. Raggiungono il reef, il russo si butta e si fa dare il gruppo, le lascia la zavorra (se la farà dare a pochi m dalla barca), Maria è a bordo. Per capire quanto tempo è passato da che Maria era sul reef, basti pensare che il gruppo a bordo era già pronto per la seconda immersione, quindi almeno un’ora.
Maria era alla undicesima immersione della sua vita, la 5^ a Sharm, probabilmente se fosse stato il suo primo giorno a Sharm sarebbe potuto essere l’ultimo della sua vita, si sarebbe detto semplicemente: si è persa, non ha seguito le istruzioni della sua guida, se l’avessero ritrovata avrebbero letto sul computer -26 m e avrebbero commentato che solo un cretino va a -26 m con il brevetto OWD e 5 immersioni al suo attivo.
Come istruttore ritengo questo ultimo fatto ancora più grave dell’incidente mortale del 9/01/07 che forse può annoverarsi tra le fatalità e per il quale, comunque, sono state attivate tutte le procedure di emergenza nel minor tempo possibile.
Prego la Direzione e il Diving di attivarsi, con decisione e senza tentennamenti, per indagare a fondo sui fatti descritti e assicurarsi che le proprie guide, nello specifico il russo dell’immersione dell’11/01/07 a Tiran, abbiano i titoli e la professionalità per svolgere il proprio lavoro assicurando gli standards di sicurezza che la subacquea prescrive.
Autorizzo l’****, che legge per conoscenza, ad utilizzare la presente, come meglio crede per aumentare il grado di sicurezza delle immersioni.
In fede (firmato) Fabio Russo.
Confermo integralmente quanto sopra esposto (firmato) Maria Di Giacomo.
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Foto di copertina: Francesco Ungaro on Unsplash
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