Autore: Franco Bevione
MACRO: che diavolo è?
Mi ha sempre affascinato la parola. Qui in Spagna, dove vivo io, c’è anche una catena di supermercati che si chiama così, ma questo non centra nulla!
Cercando di rispondere alla domanda posta nel titolo dovrò tirare in ballo altre definizioni che, strada facendo, cercherò di chiarire.
In termini strettamente fotografici la parola Macro rappresenta la capacità di un apparecchio di riprodurre un soggetto, su di un sensore o una pellicola, con rapporto di ingrandimento 1:1.
Cercherò di fare un esempio. Prendiamo in considerazione un’immagine impressa su pellicola. La pellicola delle macchine 35mm, che ha dimensioni 24×36 (vedi figura 1), ha una diagonale di circa 43,3 mm.
Figura 1
Se cerchiamo, ad esempio, di fotografare un insetto di 21,6mm (dimensioni reali) , disponendolo diagonalmente nell’inquadratura e cercando di riempire l’intero fotogramma della macchina 35mm (diagonale 43,3mm), otteremo un rapporto di riproduzione 2:1, o, detto usando altri termini, un ingrandimento 2X.
Normalmente si definiscono 3 grandi fasce di fotografia in funzione del rapporto di riproduzione:
o Fotografia ravvicinata da 10:1 a 2:1 (da 1/10X a 1/2X)
o Macro fotografia 1:1 (1X)
o Micro fotografia da 1:1 a 50:1 (da 1X a 50X)
Risulta deduttivo comprendere che le macchine digitali, che hanno un sensore più piccolo del 35mm, hanno migliore capacità di lavorare in zona macro.
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