Il bello di avere tanti amici sub, è che ogni tanto qualcuno di loro ti coinvolge in progetti ed avventure in luoghi di inedita ma straordinaria bellezza.
È quello che mi è successo qualche settimana fa, quando Stefano Vinciguerra della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, caro amico e subacqueo di lungo corso, mi ha coinvolta in una “operazione di salvataggio” molto speciale, che sta prendendo corpo con il contributo delle istituzioni e dei privati, tutti accomunati dall’obiettivo di operare in sinergia per la riqualificazione e la valorizzazione di un luogo unico, “Lo Scoglio del Corallo” a Terrasini, vicino Palermo. Questo sito, infatti, presenta delle peculiarità che lo rendono forse unico nel Mediterraneo, e per questo meritevole di adeguata tutela: la presenza di corallo rosso tra i 30 ed i 60 metri.
Lo Scoglio – così come mi spiega mentre ci prepariamo al tuffo Pasquale Giannantonio, operatore turistico della zona che insieme a Stefano ed a Marcello Consiglio è un po’ il custode del sito ed ideatore della campagna – è caratterizzato da una biodiversità straordinaria: io stessa ho potuto ammirare una ricca popolazione di gorgonie rosse, aragoste, coloratissime madrepore che, a dire il vero, proprio non mi aspettavo. Ma soprattutto, mi ha sorpresa la ricchezza di corallo: è molto difficile poter ammirare a così “basse” profondità queste splendide colonie, poiché normalmente privilegiano acque fredde ed ambienti poco illuminati. Senza contare che l’attività dei “corallari” – di mestiere o improvvisati – non conosce tregua: resta un miracolo che questa meraviglia sia ancora intatta.
Lo Scoglio di Terrasini è vicinissimo alla costa, attiguo ad un contesto naturalistico già tutelato: la Riserva Naturale Orientata di Capo Rama, che ricade integralmente all’interno del SIC (sito di importanza comunitaria) “Cala Rossa e Capo Rama”: la direttrice della Riserva, Laura Genco, ha fortunatamente mostrato disponibilità per l’inserimento dello Scoglio nell’area di rispetto della zona protetta. Come mai un luogo di tale valore non sia stato fino ad ora adeguatamente pubblicizzato, è il solito, annoso, interrogativo che aleggia sopra le nostre teste di italiani abituati a vedere intorno a noi fin troppa indifferenza alla bellezza.
Il corallo è tornato a respirare grazie all’opera di Stefano, Pasquale, ed altri volontari che lo stanno liberando dalle reti fantasma, cime, ed ostruzioni varie che purtroppo da parecchi anni soffocano lo Scoglio. Grazie all’attivismo dei volontari, e con il coinvolgimento delle istituzioni, questo sito oggi può salvarsi: la Capitaneria di Porto, la sezione locale del WWF, il Comune di Terrasini, il Museo D’Aumal e la Soprintendenza del Mare, si stanno muovendo per sottrarlo alle grinfie dei pescatori di frodo e promuoverlo adeguatamente: ricordiamoci che il corallo ha una crescita molto lenta, e “prelevarlo” (scusate, ma per me è un furto), significa apportare un danno all’ecosistema davvero incalcolabile.
Alessandra De Caro, dirigente della Soprintendenza che segue le operazioni, mi ha spiegato che “la mission della campagna Il respiro del Corallo ben si sposa con le attività finalizzate alla conoscenza della grande ricchezza del patrimonio culturale sommerso, e all’importanza del ‘rispetto’ e del mantenimento dei ‘beni culturali’ che caratterizzano i mari siciliani, scrigni preziosi di tesori inestimabili”.
Fino a oggi – continua – “si è provveduto a realizzare una ricca documentazione fotografica e video, al rilievo grafico, ed a portare via le reti che stavano ‘soffocando’ il corallo”. Prezioso il lavoro, ancora una volta a titolo volontario, di Gaetano Lino, Franco Balistreri e Salvatore Ferrara della Soprintendenza, che si sono occupati del geo-posizionamento del sito.
“Nelle fasi successive si provvederà, in collaborazione con altre istituzioni, a mettere in atto tutte le procedure necessarie a tutelare la zona, rendendola comunque accessibile, ritenendo che tutto ciò che ancora ‘resiste’ in fondo al mare deve diventare parte integrante di un vasto ed articolato museo diffuso che accorpi valenze naturalistiche, paesaggistiche e storico-archeologiche, utili alla comprensione della storia del rapporto tra uomo e mare, e ad un sano sviluppo turistico-culturale”, ha aggiunto la De Caro.
Obiettivo di tutti è quindi ‘salvare’ questa zona per restituirla alla comunità, creando un piccolo polo di attrazione che possa riattivare un circuito virtuoso di turismo anche subacqueo, ecosostenibile, e fungere da laboratorio didattico per le scolaresche, da formare ai principi della responsabilità e del rispetto dei beni culturali.
Torno dall’immersione allo Scoglio con gli occhi pieni di meraviglia, e penso a tutti quegli angoli ancora nascosti della mia Sicilia che celano tesori inestimabili come questo: avventure da vivere a portata di pinna, in un mare che non si risparmia mai, anche se troppo spesso mortificato dalla nostra noncuranza.
(Si ringrazia: Sebastiano Tusa, Alessandra De Caro, Marcello Consiglio, Stefano Vinciguerra – Soprintendenza del Mare; Pasquale Giannantonio; Capitaneria di Porto di Terrasini – Comandante Stefano Lamanna; Franco Balistreri e Sandro Urbano per le foto e l’assistenza logistica; Gaetano Lino e Salvatore Ferrara per i rilievi; Comune di Terrasini – Sindaco Giosuè Maniaci; Polo Museale Riso-D’Aumale – direttrice Patrizia Li Vigni)