Sull’idea del turismo come ‘male’ per l’ambiente è ora di cambiare pagina.
Con il mio ultimo libro sono in tour praticamente da un anno, e tra i vari commenti che ho ascoltato in giro ce n’è uno che ricorre spesso: “I fondali di Sharm? Li ho visitati negli anni ’70, oggi è tutto distrutto.” Non è affatto così. Avranno sofferto un po’, ma vorrei vedere quali fondali sottocosta, turismo o meno, sono rimasti identici a quarant’anni fa. Se qualcosa in mare è migliorato, come a Portofino (per citare un esempio noto a tutti) è stato grazie agli sforzi per incentivare il turismo. A Cesenatico, sulla terrazza dello storico Bagno Milano, durante il dibattito partito dalla presentazione di ‘Io Sono il Mare’ ho colto segnali autorevoli in questo senso. Oggi è dalle zone a forte vocazione turistica che ci possiamo aspettare i migliori risultati in quanto a sostenibilità e creazione di aree faunistiche protette.
La riviera romagnola mostra la volontà e le capacità per intraprendere questa rotta. C’è da ascoltare con attenzione chi dell’accoglienza turistica ha fatto un’industria solida, duratura, stimata nel mondo. Lungo le coste sono tornati i cavallucci marini. Cesenatico, come altre destinazioni limitrofe, è riuscita a sfuggire agli scossoni delle mode grazie ad un orientamento diverso dal ‘full inclusive’ che notoriamente sfrutta il territorio in cambio di indotti striminziti. Questa sembrerà un’altra storia, che ha a che fare con i benefici del turismo a livello sociale, ma l’ambiente e la società viaggiano sulla stessa larghezza di banda. È una questione di rispetto.
Alla presentazione del libro, a sorpresa, c’erano anche Valentina Montalti (a destra nella foto) assessore ai Lavori Pubblici e all’Ambiente, e Gaia Morara, assessore al Turismo per il Comune di Cesenatico. Non era un caso. Pochi giorni prima era stata effettuata l’ennesima pulizia dei fondali, ma a maggio dell’anno scorso i subacquei e Cesenatico sono finiti sul Guinness dei Primati. In occasione di un’altra pulizia dei fondali i subacquei hanno creato una catena umana da record: 308 subacquei in fila per mano. Tutti in immersione. Lo scopo? attirare l’attenzione sulla salvaguardia del mare.
Su quella terrazza al sole e con una lieve brezza pomeridiana, è partito un dibattito spontaneo proprio sui temi che affronto più spesso: ambiente marino, subacquea, l’impatto dello sviluppo turistico sulle le realtà sociali e ambientali. In Valentina Montalti ho intravisto lo spirito di un Thomas Canyon (molto più assennata, per carità!) ma ugualmente combattiva. Non me ne vorrà la Montalti, visto l’onere del doppio incarico, ma trovo geniale che i Lavori pubblici e l’Ambiente facciano capo alla stessa persona. Poteva succedere solo in Emilia Romagna, dove a fare ombra sui parcheggi ci sono spesso i pannelli solari. Montalti ci ha confermato che Cesenatico, nel suo piccolo, sta facendo del suo meglio per un mare minacciato dalla CO₂: il 30% dell’energia del comune è già sostenibile, e la percentuale aumenterà ancora. Con la creazione di aree faunistiche sono tornate le volpi e le lepri, e gli uccelli migratori hanno un luogo dove fermarsi indisturbati. L’obiettivo, così ho letto tra le righe, in termine di soldoni si quantificherebbe con l’affezione del turista nordeuropeo, fedelissimo alla sua destinazione, ma sempre più attento alla sostenibilità del suo viaggio, al rispetto dell’ambiente terrestre e marino. Tutti gli altri non possono che trarne vantaggio.
Il turista subacqueo è un tipo di quella pasta. Il Paguro, la piattaforma ENI ormai relitto, è forse l’immersione più nota dei paraggi. I subacquei che la descrivono parlano delle forme di vita che lentamente si sono riprese quel corpo estraneo. A nessuno interessa il relitto in sé, interessa cosa si è insediato sulle sue vestigia. Ma per i nostri programmi TV, quanto per i maggiori attori nell’economia del tempo libero, siamo considerati un ‘fenomeno’ di nicchia e quindi sottovalutati. Quando invece la nostra è un’attività chiave nella Blue-Economy.
Credo che come subacquei dovremmo far sentire di più la nostra voce, come testimoni di una volontà di cambiamento. Fino a ieri ci hanno accusato di danneggiare i coralli (che può valere al massimo per il 3% del deterioramento totale, e solo in aree molto frequentate) di far fuggire i pesci (che vale più per la pesca in apnea) o di inquinare con gli oli delle barche e dei gommoni (che vale per un’altra miserrima percentuale). La verità è che senza il turismo non c’è interesse economico nel mantenere spiagge e fondali puliti, nel proteggere gli ecosistemi. La verità è che nei ‘paradisi incontaminati dal turismo’ si pesca con la dinamite. E sulle spiagge delle isole remote e disabitate la plastica è più abbondante della sabbia.
Dovremmo essere di più. E questo è il compito degli istruttori e delle didattiche. Dovremmo farci sentire ed essere più presenti, e questo è compito di tutti. Nei miei vari incontri in questo ultimo anno, tra scuole, radio, librerie e webinar, ho cercato di trasmettere la passione per la subacquea sottolineando l’importanza della nostra attività, della nostra presenza per il recupero delle aree marine. A Cesenatico ho capito che come subacquei siamo più importanti di ciò che pensiamo.
Per saperne di più
http://mycovenant.eumayors.eu/docs/seap/16918_1434701315.pdf
https://alertdiver.eu/it_IT/articoli/il-turismo-subacqueo-e-sottovalutato
http://iosonoilmare.blogspot.com/
https://register.gotowebinar.com/register/8148617401452256001
Il segreto delle aree marine protette? Consenso, turismo e controllo