Un telefonino per la fotosub? I cartoni animati che quarant’anni fa ci raccontavano il 2000 puntavano piuttosto su macchine volanti e robot maggiordomi, nessuno ipotizzava che l’immagine sarebbe diventata tanto importante nella nostra vita sociale (social). Siamo immersi nell’epoca dell’immagine e della condivisione, telefonini sempre più smart, costantemente connessi a internet, sempre più orientati verso la fotografia. Ormai lo smartphone sta soppiantando la macchina fotografica compatta, rispetto alla quale ha due innegabili vantaggi: unisce le funzioni di fotocamera a quelle del telefono (tutti hanno un telefono), e, essendo sempre on line, ci permette di condividere con tutti gli amici lontani le immagini che ci colpiscono in pochi secondi.
In questo quadro, che fa la fotografia subacquea?
Alle grosse custodie per le reflex dei professionisti e degli amatori, per chi privilegia le dimensioni contenute e la facilità di trasporto, Easydive (primo al mondo) affianca un suo brevetto internazionale, la Leo3 Smart, custodia universale garantita a vita e fino a 150 m di profondità, in grado di accogliere e di utilizzare come macchina fotografica la maggior parte dei moderni smartphone. Sul sito di easydive trovate un elenco di modelli i-phone, Samsung, Huawei e Sony, ma è una lista che si allunga ogni giorno. Morale, se possedete un modello diverso provate a mandare una e-mail, per ricevere info sulla reale compatibilità.
Come funziona la Leo3 Smart?
La proviamo sul campo. La prima impressione è di una custodia semplice e pulita, essenziale, facile da usare, affidabile e robusta, scavata com’è in un unico blocco di alluminio. Si brandeggia bene con la mano destra, e i comandi sono tutti facilmente raggiungibili.
Abbiamo preventivamente scaricato e installato la app che permette l’accoppiamento tra custodia e smartphone, e abbiamo attivato il sistema bluetooth per il collegamento senza cavi (o wireless).
Il telefonino si posiziona comodamente in una cover disegnata su misura per ogni modello, e per la verità si connette (con un solo cavetto) a un pacco batteria da 10 Ah, che garantisce che l’apparecchio, nonostante l’uso intenso, non si scarichi e supporta l’elettronica della custodia. Al contrario lo smartphone si ricarica, e a fine immersione possiamo ricominciare a usarlo come telefono. L’autonomia dichiarata è di 10 ore se partiamo con la batteria completamente carica.
Il primo inserimento è un poco più laborioso, per i codici che bisogna inserire, ma dal secondo la custodia e lo smartphone si riconoscono e siamo subito pronti.
Il sistema di apertura e chiusura è il solito affidabilissimo, sistema Easydive, con una doppia cerniera, e un doppio O ring radiale. È praticamente impossibile che l’O-R si posizioni male. Va controllato per la presenza di peli o di gocce d’acqua, ma a parte questo la sicurezza è assoluta.
Una modalità risparmio energetico permette di spegnere lo smartphone se non lo utilizziamo, e ne previene il surriscaldamento, caratteristico di questi smartphone moderni specialmente se si insiste molto con il display acceso. La custodia di alluminio raramente ha problemi di formazione di condensa, comunque prevenire il riscaldamento è sempre meglio.
Otto pulsanti elettronici a contatto bagnato, facili da manovrare con le dita della mano destra, permettono la trasmissione di tutti i comandi di cui ho bisogno per fotografare. Da notare che con la app Easydive il telefonino guadagna delle funzioni che normalmente non ha: con la semplice pressione dei pulsanti possiamo cambiare manualmente tempi, diaframmi, sensibilità ISO, messa a fuoco e bilanciamento del bianco e liberare la nostra creatività… come fanno i professionisti con le grosse reflex! Inoltre i pulsanti bagnati funzionano anche in profondità, fino a 150 m, a differenza dei comandi passanti che di solito si bloccano molto prima per la pressione dell’acqua.
Di serie sono forniti due aggiuntivi ottici, uno trasforma l’obiettivo del vostro smartphone in fish eye, l’altro in obiettivo grandangolare con funzioni macro. Anche questa è una scelta oculata per la fotosub e per il videosub, discipline nelle quali è fondamentale andare il più possibile vicino al soggetto, sia per illuminarlo bene che per mettere tra noi e lui la minor quantità possibile di acqua, col suo carico di sospensione. Gli aggiuntivi ottici si chiudono dentro la custodia, quindi devo scegliere prima di immergermi se voglio fare foto all’ambiente o se preferisco concentrarmi sui dettagli macro. D’altronde non è quello che fanno i professionisti?
La custodia viene fornita con due attacchi a sfera su cui posso innestare due braccini per due illuminatori. Giocando con le aperture del diaframma, con la sensibilità e con i tempi potrò esporre correttamente in tutte le situazioni scegliendo se privilegiare la luce artificiale e scurire lo sfondo o miscelarla con la luce ambiente per un effetto più naturale.
Aggiungo che la Leo3 Smart è predisposta per un vacuum system, sistema di sicurezza per ridurre il rischio di allagare la custodia, o per un idrofono esterno che registra i suoni ambientali, utile per chi fa soprattutto video.
E alla fine, usciti dall’acqua, asciugata la custodia, siamo pronti per togliere lo smartphone, riguardare quello che abbiamo prodotto, scegliere gli scatti o i filmati migliori, fare un editing o un montaggio video direttamente nello smartphone e mandarli agli amici che sono rimasti in ufficio… The future is now!
E… per fortuna sott’acqua non c’è campo, e nessuno ci può telefonare…
Le fotosub e i filmati sono di Luca Coltri
Ripresa video effettuata con IPhone 6s e Leo 3 Smart by luca coltri
Pubblicato da Luca Coltri su Mercoledì 5 ottobre 2016
Ripresa video effettuata con IPhone 6s e Leo 3 Smart by luca coltri
Pubblicato da Luca Coltri su Mercoledì 5 ottobre 2016
L’articolo è uno scherzo, vero? La custodia costa 1000 euro! Alla fine, chissenefrega della “semplicità” di utilizzo. Uno fa prima a comprarsi una entry-level o una tipo Olympus Tg-3. Spende meno e ha una fotocamera migliore. Del resto, avete mai scattato foto con la gopro? Vengono una schifezza. Uno spende 1000 euro per poi scoprire che fa foto brutte?