Mentre l’opinione pubblica si divide a proposito del Referendum no-triv del 17 Aprile, in merito all’abrogazione o meno di una parte della norma che attualmente permette a chi ha ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme offshore, entro 12 miglia dalla costa, di estendere tali concessioni fino all’esaurimento del giacimento, alcune questioni, a prescindere dall’esito delle urne, restano comunque sul piatto.
Queste piattaforme offshore sono realmente strutture sicure?
E’ davvero possibile chiudere un giacimento in mezzo al mare?
Se un pozzo viene abbandonato, una volta chiuso l’impianto, cosa succede?
Esiste o no un rischio di inquinamento ambientale?
A queste ed altre domande si propone di trovare risposte, mettendo al servizio della comunità competenze e professionalità per indagini e monitoraggio, un Consorzio tecnico-intellettuale composto da enti pubblici, associazioni e liberi professionisti ancora tutto siciliano, che si è dato il nome di “Pool Mari Puliti“.
Al fine di controllare le piattaforme in mezzo al mare che, per lontananza dalle nostre coste, restano spesse realtà misconosciute ed isolate, e per garantire l’integrità dell’ecosistema marino, il Consorzio intende dar vita ad una sorta di organismo di controllo e monitoraggio sistematico delle trivelle che si trovano al largo delle coste siciliane, con possibilità di effettuare analisi periodiche e documentazione di quello che succede realmente sott’acqua: un occhio a disposizione di tutti, con l’intento di prevenire per non provocare danni peggiori, sia che le piattaforme offshore chiudano, sia che restino operanti.
La nascita del Consorzio è promossa e sostenuta da: Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana; UniKore, Università di Messina – Dipartimento di scienze chimiche, biologiche, farmaceutiche ed ambientali; Lega Navale di Agrigento; SiciliAntica; ad esso aderiscono diversi ricercatori, professionisti ed operatori del settore.
Questo organismo si propone di attivare funzioni di salvaguardia e tutela del mare, promuovere tavoli tecnici per affrontare la questione del monitoraggio delle trivelle e delle modalità di loro dismissione, delle soluzioni idonee ed eco-sostenibili per accompagnare le stesse verso una loro rimozione innocua per l’ambiente marino.
In Italia sono 130 le piattaforme offshore che si trovano entro le 12 miglia, utilizzate in processi di estrazione o produzione di gas e petrolio: quattro quinti di tutto il gas prodotto il Italia – circa il 10% del fabbisogno nazionale – viene estratto dal mare, così come un quarto di tutto il petrolio italiano.
Se, quindi, da una parte, la dipendenza energetica da questi fonti per l’Italia sembra attualmente indispensabile, dall’altra non poco inducono a riflessione i rischi ed i pericoli per l’ambiente e la salute derivanti dalla presenza e dall’attività di queste piattaforme.
Primi rilievi, in tal senso, sono stati condotti all’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca: il Consorzio Mari Puliti, dunque, andrebbe a cooperare ed affiancare, seguendo una logica che è quella della cittadinanza attiva e consapevole, le istituzioni e gli enti pubblici, nel monitoraggio e nelle procedure di smantellamento delle piattaforme, in maniera gratuita e volontaria.
A tal fine il Consorzio Mari Puliti invita tutti coloro che volessero prestare la loro attività a fini di collaborazione e ricerca, a farsi avanti ed unirsi al gruppo: indispensabile, infatti, il contributo intellettuale e professionale di tutti per mettere a punto strategie idonee ed integrate per la protezione dei nostri mari, verificare la corretta applicazione delle normative sulla tutela e la valorizzazione patrimonio naturale, storico, e culturale rappresentato dal mare, nella sua interezza, ed agire nel segno della conoscenza e della divulgazione.