Autore: Giuseppe Vitali
Lo scenario che ci circonda è la stupenda costa nord orientale della Sardegna. Un mare limpidissimo dal colore caraibico. La costa presenta scogli granitici dalle forme più varie, lisce e tondeggianti, plasmate dalla natura, oppure frantumate e scavate a creare immagini cui la fantasia popolare ha dato nomi di animali.
Mi trovo a Santa Teresa di Gallura da qualche giorno ed ho avuto già modo di fare alcune bellissime immersioni. Ma tutto il gruppo che è con me attende un miglioramento delle condizioni climatiche. Il maestrale soffia forte da nord e, incanalato nelle Bocche di Bonifacio, sembra accelerare la sua corsa. Già altre volte mi sono trovato in questi posti ed ho dovuto rinunciare ad alcune immersioni a causa delle condizioni del mare. Anche questa volta sembra proprio una di quelle. Ma quando ormai le speranze erano poche sembra che il bollettino meteo voglia darci buone notizie. Riusciamo così ad organizzare per l’indomani mattina un tuffo a Lavezzi, l’isola delle Cernie.
L’aria è ancora fresca quando arriviamo al porto. Il gommone è ormeggiato alla banchina ed è pronto. Ci affrettiamo a caricare tutta la nostra attrezzatura ed a sistemarla a bordo. Occorre molto ordine visto che siamo 14 persone tra italiani, francesi e americani. Il numero dimostra che in tanti attendevano questa immersione da un po’ di giorni.
Molliamo gli ormeggi e puntiamo la prua verso le bianche rocce della costa a sud della Corsica. Il mare è ancora molto mosso e gli spruzzi ci tengono sempre al fresco fin dalla partenza. Il “comandante” porta al mento la cerniera della sua Slam e cerca di coprire il viso con occhiali da sole e cappuccio. Dà ancora un po’ di gas per giungere sul sito in tempo utile.
Attraversiamo le Bocche di Bonifacio lasciando a dritta il pilone del grosso faro nero-rosso e poco dopo si riconoscono le rocce frastagliate dell’isola di Lavezzi che ormai è vicinissima. Presenta il versante a est riparato dal maestrale garantendo quindi tranquilla almeno la nostra breve sosta sul sito d’immersione, la secca delle Cernie. Ancora qualche minuto per terminare la vestizione ed il briefing e siamo pronti per scendere in acqua.
La discesa avviene sulla catena del gavitello a cui è ormeggiato anche il gommone. L’acqua limpida permette di vedere tranquillamente il fondo a 25 metri. Una serie di panettoni di granito fessurati percorsi da profonde spaccature. La roccia è coperta da un basso feltro di alghe mentre chiazze di sabbia trovano spazio tra un masso e l’altro. Nelle pareti in ombra crescono le colonie delle paramuricee.
Non ho con me la mia attrezzatura fotografica ma sono però riuscito a farmi prestare una Canon A720is con un flash Sea&Sea YS-110.
Nei primi metri della discesa si viene circondati da Saraghi, Tanute e Occhiate ma il vero benvenuto ci viene dato dal branco di Cernie che ci attende sul fondo a circa 25 metri. Sono ormai più di dieci anni che queste Cernie convivono con i subacquei. Ovviamente vivono con la speranza che qualcuno dia loro da mangiare come accadeva fino a qualche anno fa. Ma purtroppo alcuni individui hanno pagato le conseguenze di una cattiva alimentazione ed il parco Francese ha quindi imposto il divieto di dare da mangiare alle cernie. Contrariamente a ciò che accade in Italia, le aree marine protette francesi sono tutelate da poche regole ma vengono fatte rispettare.
Il branco di Cernie brune è molto unito ed omogeneo e comprende circa venti individui di dimensioni ragguardevoli. Si lasciano ormai avvicinare senza ritegno fino a farsi accarezzare. Ti circondano. Ti toccano anche involontariamente. Si rincorrono tra loro. Quasi sembra vogliano giocare con le nostre bolle. L’immersione prosegue tra Geradia Savaglia, Gorgonie, Murene e Parazoanthus ma il carosello delle Cernie continua. Ci seguono in ogni spostamento e per tutta la durata dell’immersione. Dopo 62 minuti, per indiscutibili necessità, siamo costretti a lasciare l’allegro branco ed iniziare la nostra risalita. Qualcuna ci accompagna per qualche metro quasi volesse darci l’ultimo saluto.
La secca delle Cernie, Merouville, come la chiamano i corsi, è ormai un classico dell’immersione subacquea ed è conosciuta in tutto il mondo. A chiunque ami il mare e la natura mi sento di consigliare questa magnifica esperienza.
Ringraziamo Giuseppe per questo bel racconto e vi invitiamo a visitare:
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